Dopo la tragedia di venerdì notte, nella quale hanno perso la vita sei persone presenti alla discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo, in provincia di Ancona, si sono sprecate le parole di cordoglio, ma anche le accuse, le dita puntate e – ovviamente – gli insulti contro tutti. La rabbia per un fatto del genere è tanta, giustamente, ma come spesso accade va in tutte le direzioni. Anche contro chi, come sostiene anche il collega Frankie Hi-Nrg, non ha colpe. Ovvero Sfera Ebbasta, ospite atteso di quella serata.
Raccogliendo un po’ di commenti qui e là, ci è sembrato giusto fare ordine e smontare le critiche che vanno contro l’unico che non ha colpe evidenti.
Non era un concerto!
No, non era un concerto. Era uno showcase, ovvero una manciata di canzoni eseguite più o meno dal vivo dal rapper, con una base. Una versione micro di un concerto, diciamo così. Anche perché il tour di Sfera Ebbasta è finito da un pezzo e ripartirà soltanto nel 2019, come comunicato da lui su tutti i canali. La comunicazione “ingannevole” non è di sicuro colpa del rapper. Ma i locali, tutti, in questi casi, tendono a gonfiare il più possibile la proposta: dovrebbero forse comunicare che Sfera si presenterà per mezz’ora in cui accennerà delle rime al microfono? O meglio lasciare il dubbio sulla modalità della serata, per portare più gente possibile? La seconda. In più, se vogliamo vederla anche in termini di permessi e leggi, proporre questa via di mezzo libera gli organizzatori da una serie di obblighi, che invece ci sarebbero nel casi di un vero e proprio live. (Nota a margine: un noto locale italiano, non più di un paio di anni fa, proponeva una serata chiamata “A night with”, seguito dal nome di una superstar mondiale. A prima vista, un po’ ingenuamente, sembrava ci fosse proprio la stella del caso presente. Invece no, si trattava di una serata tributo, in cui un dj metteva delle canzoni dell’artista. Solo per far capire dove si può arrivare con il fumo negli occhi).
Sfera Ebbasta era da un’altra parte e non si sarebbe presentato.
Giusto, Sfera era da un’altra parte. Perché, forse per ingordigia (queste esibizioni sono ben pagate, il rapporto impegno/cachet è decisamente a vantaggio dell’artista), aveva calcolato male i tempi. Ma qualsiasi rapper o artista che si infila in questi meccanismi, sa che a volte tocca fare una “doppia”: due date a poca distanza. Lo fanno parecchi dj, anche. Sfera era in auto, in viaggio verso il locale e l’orario, come capita sempre in queste occasioni, è concordato con l’organizzatore.
Ha deciso di esibirsi troppo tardi.
Sì, forse. Ma non l’ha deciso lui. La data è stata concordata con il locale, che evidentemente ha dato l’ok alla sua presenza così tardi rispetto all’orario di inizio serata. Chiunque abbia frequentato un locale o un evento simile, sa che in una serata il momento clou è attorno all’una di notte. Va fatto un discorso a parte, forse. Perché Sfera attira persone molto giovani, ma non è una colpa che si può imputare a lui. Si poteva avere più intelligenza, più sensibilità, da cercare di anticipare di un po’ la sua comparsata.
Doveva controllare che tutto fosse a norma, o lui o il suo staff.
No. Non doveva controllarlo lui. Chi si esibisce in una produzione non sua non è responsabile della sicurezza. Non ha il controllo delle vendite, della location, di nulla. Probabilmente, alla Lanterna Azzurra, non ci aveva nemmeno mai messo piede. Quindi il suo staff non doveva rispondere di nulla, dopo la firma del contratto, l’artista non ha responsabilità per quello che succede.
Fa musica di merda.
Rockstar di Sfera è stato il disco più ascoltato su Spotify durante il 2018 in Italia. Se avete bisogno di una tragedia per sfogare frustrazioni da critici musicali, fareste meglio a tacere.