Nei 41 anni dal suo debutto, Greetings from Asbury Park, N.J., Bruce Springsteen ha costruito un catalogo di canzoni praticamente inarrivabile nella storia del rock, partendo dal dramma urbano dei suoi primi lavori, passando per le hit da stadio di Born in the U.S.A. fino all’impegno sociale e politico dell’ultimo album in studio, High Hopes.
Un artista di questa grandezza rende molto soggettiva la scelta tra i momenti più alti della sua carriera, tuttavia abbiamo cercato di fare del nostro meglio. Insieme a una giuria d’eccezione – composta da attori, scrittori, giornalisti e cantautori – abbiamo scelto le 100 più grandi canzoni di Bruce Springsteen
La giuria: Win Butler (Arcade Fire), Andy Greene (Associate editor, Rolling Stone), Dr. Lauren Onkey (The Rock and Roll Hall of Fame and Museum), Jackson Browne (cantautore, membro della Rock and Roll Hall of Fame), Mikal Gilmore (Contributing editor, Rolling Stone), Christopher Phillips (Editor e publisher, Backstreets magazine), Peter Ames Carlin (giornalista, biografo di Springsteen), Brian Hiatt, (Senior writer, Rolling Stone), Rob Sheffield (Contributing editor, Rolling Stone), Bethany Cosentino (Founding member, Best Coast), Alan Light (giornalista e autore, The Holy or the Broken), Steven Van Zandt (attore, chitarrista, membro della E Street Band), Bill Flanagan (Executive vice president, MTV Networks), Edward Norton (attore, regista, due volte nominato all’Oscar), Warren Zanes (membro fondatore, the Del Fuegos), David Fricke (Senior writer, Rolling Stone), Tom Morello (artista solista, chitarrista dei Rage Against the Machine)
49Johnny 99
Nel settembre ’84, dopo che Donald Reagan si era appropriato di Born in the USA per la sua campagna elettorale, Springsteen si prese la sua rivincita dal palco. “Il presidente ha fatto il mio nome l’altro giorno, e mi stavo chiedendo quale possa essere il suo album preferito tra i miei. Non credo sia Nebraska”. Quindi partì con Johnny 99, il tetro racconto di un uomo che ha perso il lavoro, uccide qualcuno sotto l’effetto della disperazione e dell’alcol e quindi implora un giudice di comprenderlo. Il pezzo dovrebbe ispirare empatia, non orrore: “Tutti dovrebbero capire quella sensazione, in qualche modo”, ha detto Springsteen.
48Growin’ Up
Poche canzoni nella storia del rock hanno catturato la spacconeria e la meraviglia come quest’ode di Springsteen all’adolescenza – l’epoca in cui era, secondo le sue stesse parole, “un ragazzino cosmico in costume”. Fa parte della manciata di canzoni che il Boss suonò ai capoccia della Columbia Records durante la sua audizione del 1972, e spesso sul palco la faceva precedere da queste parole: “C’era Clive Davis, il capo dell’etichetta, vestito con un abito bianco e una ghirlanda in testa. Io mi sono buttato in ginocchio e ho suonato la chitarra”.
47Lost in the Flood
Con le sue immagini di veterani che tornano a casa, corse in macchina e un’America post-Vietnam sul punto di disgregarsi, questa parabola apocalittica anticipa alcuni temi che ricorreranno in tutta la carriera di Springsteen. (Significativamente, è stata suonata durante il concerto Vote for Change del 2004). Segna anche la prima apparizione di Van Zandt in un album del Boss: anche se non suonò la chitarra, fornì alcuni effetti sonori che aprono il pezzo.
46This Hard Land
“Per Born in the U.S.A. abbiamo registrato circa 80 brani. Molti di questi sono grandiosi”, dice Max Weinberg, “E This Hard Land è fantastica. Tra quelle canzoni è probabilmente la mia preferita”. Il suo mix tra folk delle praterie e rock da sala da ballo di Jersey Shore è l’incontro perfetto tra Born e Nebraska. Non è apparsa su nessuno dei due album, ma è diventata un caposaldo dei live. Ri-registrata per il Greatest Hits, è apparsa nella sua superiore versione originale in Tracks. “Non so spiegarmi come abbia potuto lasciarla inedita così a lungo”, ha detto Springsteen.
45Candy’s Room
Darkness è pieno di personaggi cupi e allo sbando, ma Candy è probabilmente la più triste. Nelle interviste, Springsteen si è sempre rifiutato di ammettere che è una prostituta, ma è abbastanza chiaro perché indossi vestiti costosi e gli uomini siano sempre pronti ad accontentarla, come dice il testo. (In Candy’s Boy, una tormentata ballata registrata come demo durante le sessioni del disco, il Boss rovescia la prospettiva e dà voce al fidanzatino rifiutato di Candy).
44Downbound Train
Come Born in the U.S.A., questo pezzo proviene dalle sessioni di Nebraska. Ma a parte il mood amaro, è stato inizialmente scritto con un tiro rockabilly, che poi Springsteen ha smorzato con una sorta di lamento costante. La versione finale più lenta quindi sottolinea la desolazione dei testi che parlano di un tizio che passa di lavoro in lavoro mentre osserva la sua vita andare a pezzi. “Ha una poesia semplice che omaggia la migliore tradizione country”, ha osservato la cantautrice Melissa Etheridge.
43Wrecking Ball
Bruce ha scritto questa canzone per i nostri concerti finali al Giants Stadium nel 2009, prima che lo demolissero. È una di quelle canzoni di strada scritte per la band. Pezzi che tendono ad avere un arrangiamento facile perché sono sono scritte per e con la tour band. Non è che Bruce va a casa fra un concerto e l’altro, lo scrive, registra la demo e poi la fa sentire alla band. Ci suona il pezzo nel backstage con la sua chitarra acustica, come ai vecchi tempi. Canzoni come questa suonano con una certa immediatezza perché vengono letteralmente plasmate durante il soundcheck.
Ma col tempo è diventata molto più che una canzone su una palla da demolizione (wrecking ball). Abbiamo discusso a lungo per capire se dovesse o meno essere il titolo del nostro ultimo album. Ho pensato che, una volta diventata la title track, potessero aggiungersi ulteriori significati metaforici oltre la mera immagine di una palla demolitrice che distrugge una struttura o il passato di qualcuno, la sua storia, i suoi sogni. E in questo caso è successo. La canzone inizia con un testo che dice “Noi ora siamo la palla demolitrice. Siamo qua fuori a distruggere la tua passività. Stiamo distruggendo la tua accettazione della mediocrità. Siamo qua fuori a viverlo con te sotto la pioggia scrosciante, non abbiamo paura di nulla. Portati dietro la palla demolitrice.” Per rinascere, bisogna morire. Ecco cosa è diventata questa canzone.
Penso sia un ottimo esempio di come il buon artigianato diventi arte. Sono convinto che è proprio così che la maggior parte dell’arte si crea. È raro che qualcuno si metta lì con l’intento di fare arte di grande livello e poi ci riesca. La maggior parte delle volte non è questo il pensiero iniziale. Di certo non quello di Bruce. (Steven Van Zandt, chitarrista della E Street Band)
42Meeting Across The River
Springsteen ha buttato giù Meeting Across The River in “un’oretta”. Ma non lo faceva impazzire. Il suo manager di allora, Mike Appel, sostiene di essersi dovuto impuntare per fare inserire il pezzo in Born To Run. «È un’ottima canzone» aveva detto a Springsteen. «Mi ricorda Naked City.» Il pianoforte malinconico in stile night club di Roy Brittan e la tromba dark di Randy Brecker fanno da sottofondo a un breve racconto a finale aperto su dei delinquenti da quattro soldi che vanno lungo il fiume Hudson per fare affari. “Quei due mila dollari praticamente stanno già nelle mie tasche” canta Bruce, anche se hai come la sensazione che la serata non finirà proprio così. Il pezzo tra l’altro nel 2005 ha persino dato vita a una raccolta di brevi racconti in cui vari autori hanno preso ispirazione da quello oscuro di Springsteen.
41If I Should Fall Behind
In qualità di inno sommesso e solenne, la ballad tratta da Lucky Town era una tenera lettera di devozione alla moglie Scialfa proprio mentre i due entravano in una nuova fase di vita (hanno avuto il primo figlio nel 1990 e si sono sposati nel 1991). «Questa è la mia migliore canzone su come affrontare anche il più piccolo dei rapporti» ha detto nel 1992 Bruce al pubblico in California. Per raggiungere quella sensazione intima, Bruce ha suonato ogni strumento nella canzone, fatta eccezione per la batteria che ha suonato Gary Mallaber, un ex membro della Steve Miller Band.
40Youngstown
La risposta di Springsteen alla devastazione economica degli anni di Reagan arrivò sotto forma di un inquieto ritratto di un metalmeccanico disoccupato che vede morire lentamente le stesse opportunità che aveva suo padre. Il testo si ispira al libro Journey To Nowhere: The Saga of the new Underclass, mentre l’arrangiamento, che include la pedal steel guitar di Marty Rifkin e il violino ammaliante di Soozie Tyrell, è tanto pensieroso quanto le parole di Springsteen.
39My City of Ruins
Springsteen ha suonato per la prima volta My City of Ruins nel dicembre 2000, in un paio di concerti nella sua città adottiva, Asbury Park. Un luogo che è caduto un po’ in disgrazia rispetto ai tempi gloriosi in cui era una città balneare. Ma la canzone ha trovato un nuovo significato quando Bruce la suonò in una versione un po’ gospel a una maratona televisiva in favore delle vittime dell’undici settembre.
38For You
Un primo esempio del dono di Springsteen per le cantastorie con un personaggio protagonista: nel retro di un’ambulanza, il narratore parla con la sua fidanzata, che avrebbe tentato il suicidio. Alcuni pensano che la storia si rifaccia a quella della ex di Bruce, Diane Lozito. Springsteen, che chiama la canzone “una delle mie autobiografie contorte”, sostiene di aver cambiato i nomi per “proteggere i colpevoli”. Sul palco, ha presentato il pezzo così: «Nel 1971 stavo rompendo con la mia ragazza e mentre ero via per un weekend lei ha dipinto tutti i muri della mia stanza di nero. Anzi no, non è vero, li ha dipinti di blu.»
37No Surrender
Bruce ha registrato questo inno ribelle alla fine delle sessioni di Born in the USA, ma allora era un po’ scettico se inserirlo nell’album. Sentiva come se il testo fosse fuorviantemente romantico. “Nella vita reale non te ne stai lì a trionfare e resistere tutto il tempo» ha detto. «Semmai, scendi a compromessi, soffri delle sconfitte.» Ma poi Van Zandt lo ha convinto del contrario.
36Shut Out The Light
Per chi si stesse chiedendo se Born in the USA stesse appoggiando oppure condannando il sogno americano, tutto ciò che deve fare è girare il singolo e ascoltare il suo appassionatissimo lato B. Shut Out The Light si è ispirato a Born On The Fourth of July, un libro scritto dal veterano del Vietnam Ron Kovic. Sopra uno sfondo acustico e al violino di Soozie Tyrell, Springsteen canta dei tragici postumi psicologici della guerra in Vietnam (ha rimosso due versi che parlavano dei problemi di droga del protagonista.) Suonando il pezzo durante il Born in the USA tour, Bruce ha detto “Questa canzone parla di lasciare casa e non riuscire più a tornarci”.
35Tougher than the rest
Notte dopo notte, nel Tunnel Of Love tour, questa sottile ballad si è spinta verso a un duetto intimo fra Bruce e la sua futura moglie, Patti Scialfa. «Non avrei mai potuto scrivere nessuna di quelle canzoni in nessun punto della mia vita» ha detto all’epoca Springsteen. «Non avrei mai avuto la conoscenza o la capacità o l’esperienza per farlo.» Sobria e inquieta, Tougher than the rest parla di una coppia emozionalmente ferita che si dà appuntamento in un bar. Ognuna delle due parti spera che stavolta sia diverso. «Questa canzone è inusuale perché sfoggia un modo di parlare macho su un argomento sensibilissimo» dice Win Butler degli Arcade Fire. «Ancora meglio è sentire Patti cantarla dal vivo con Bruce.»
34Adam Raised a Cain
«Non le invento» ha detto Bruce riguardo alle canzoni scritte sui conflitti col padre Douglas, un operaio riservato che condivideva col figlio i problemi di depressione. Adam Raised a Cain è un martello pneumatico, con dentro un groove pesante e alcuni dei più ustionanti passaggi di chitarra di Bruce.
33Spirit In The Night
Quando il presidente della Columbia Records Clive Davis chiese a Springsteen di scrivere canzoni più radiofoniche per il suo debutto, lui tornò a mani piene con due pezzi: Blinded by the Light e la sua fiaba adolescenziale sui ragazzini che fuggono da Greasy Lake. Di tutte le canzoni in Greetings From Asbury Park , Spirit è quella che suggerisce meglio la futura direzione degli allora innominati E Street Band, questo grazie all’uso continuo del sassofono di Clemons. A suonare il basso, è lo stesso Bruce.
32Because The Night
Nel 1977, Springsteen stava lavorando a una prima versione di questa titanica suonata quando Patti Smith, che registrava nello stesso studio, sentì parlarne dal produttore Jimmy Iovine. Iovine, che stava lavorando con entrambi, portò alla Smith una demo del pezzo e la Smith ci aggiunse il testo. Lo inserì nel suo album Easter e fu la più grande hit della Smith.
31New York City Serenade
«Le mie idee romantiche e le fantasie su New York City» è stato come Bruce ha descritto questa canzone e Incident on 57th Street. I dieci epici minuti – è la traccia più lunga di tutta la discografia — combinano frammenti di tue precedenti canzoni. New York City Songs e Vibes Man.
30Wreck on the Highway
Questa canzone prende il titolo e alcuni versi dalla parabola dell’incidente automobilistico del cantante Roy Acuff, avvenuto negli anni 40. Dipinge le conseguenze dell’incidente dal punto di vista di un testimone che medita sulla perdita vissuta da una fidanzata o una giovane moglie mentre osserva la vittima e viene shockato dalle lamiere.
29Brilliant Disguise
Ho comprato Tunnel Of Love quando avevo 16 anni. So bene che per molte persone, specie i critici alla moda, l’album possa sembrare deludente, soltanto perché immediatamente successivo alla massiccia esposizione di Born In The USA. Ma ho sempre pensato che questa definizione fosse una fregatura. È il suo album di divorzio, e io adoro i dischi di fine relazione, come Here, My Dear di Marvin Gaye o +Justments Bill Withers. In Brilliant Disguise, Bruce lo dice così, apertamente, come nessun altro riesce a fare pubblicamente. Ma lui è tipo “Ci abbiamo creduto e non ha funzionato”. Non si trova tanta onestà e vulnerabilità di solito nella musica. (Questlove)
28The Rising
Tra tutte le immagini spaventose dell’11 settembre, quella che colpì di più Springsteen ritraeva i pompieri mentre scalavano l’edificio. “Si può salire una scala immersa nel fumo”, ha detto nel 2002, “come se fosse l’aldilà. Andando sempre avanti”. Questo brano, un inno – scritto dalla prospettiva di uno dei soccorritori e registrato negli studi di Atlanta di Brendan O’Brien – è stato il primo singolo dell’album registrato con la E Street Band dopo 18 anni d’assenza. “Puoi proiettarci sopra le tue immagini di quello che è successo”, dice Melissa Estheridge. “Credo che The Rising sia la storia di un uomo faccia a faccia con la sua spiritualità”.
27Highway Patrolman
“Parla di quant’è sottile la linea tra la stabilità e il momento in cui il tempo si ferma e tutto diventa nero”, ha detto Springsteen dei brani più oscuri di Nebraska. Highway Patrolman mostra quanto questa linea possa essere ricca di sfumature. “My name is Joe Roberts, I work for the state”, canta all’inizio della storia di un poliziotto all’inseguimento del fratello, un criminale che farà fuggire attraverso il confine canadese. La canzone è un dramma da Oscar condensato in qualche verso acustico, con allusioni al Vietnam e alla dura vita nelle campagne americane. “Ci sono delle dinamiche familiari fantastiche”, ha detto Win Butler degli Arcade Fire. “Ascoltarla è come guardare le foto di un vecchio matrimonio”.
26Tunnel of Love
“C’è un mondo d’amore, e anche un mondo di paura… spesso quest’ultima sembra più reale e urgente dell’amore”, ha detto il Boss di ciò che l’ha ispirato a scrivere Tunnel of Love. Scritta con un versione ridotta della E Street Band nell’home studio di Rumson, New Jersey, la title track racconta proprio di quest’ansia romantica. Per mantenere intatte le tonalità intime del brano, i suoni del parco divertimenti che possiamo ascoltare nel finale sono veri: è la registrazione di una famiglia (gli Schiffers) a bordo delle montagne russe di Point Pleasant, in New Jersey.
25Stolen Car
Questa canzone oscura e trascinata dal pianoforte è stata registrata molte volte durante le session per River. Nella versione definitiva, il narratore, costretto a confrontarsi con la fine di un matrimonio, sale a bordo dell’auto e guida nella notte. “La canzone parla delle relazioni: quando non sei connesso alla tua famiglia e al mondo ti senti trasparente, come se stessi scomparendo”, ha detto il Boss. “Mi sono sentito così per molto, molto tempo. Crescendo, mi sentivo invisibile”.
24Streets of Philadelphia
Nel 1993, Jonathan Demme chiese a Springsteen di scrivere un brano per la colonna sonora del suo nuovo film sulla crisi dell’AIDS. Deciso a trasferire le sonorità intime dei suoi ultimi album in un pezzo più arrangiato, il Boss si è chiuso nel suo studio casalingo da solo, senza musicisti, aiutato da una drum machine. Il risultato è una ballad essenziale, che arrivò in cima a tutte le classifiche e vinse uN Grammy, un Golden Globe e persino l’Oscar. “Scrivere dalla prospettiva di chi è consumato dalla malattia, dall’AIDS, è stato come rinnegare tutta la forza che ha caratterizzato la carriera di Springsteen”, dice Jackson Browne. “È piuttosto impressionante”.
23Land of Hope and Dreams
Quando Springsteen si riunì con la E Street Band, nel 1999, era determinato a trasformare i suoi concerti in qualcosa di più del solito esercizio nostalgico. La prima uscita pubblica si chiuse con una canzone nuova, la storia di un treno, dipinta di gospel, e dei suoi passeggeri. Dopo averla suonata per 14 anni, Springsteen l’ha finalmente registrata in Wrecking Ball. “Quella canzone era un modo splendido per reintrodurre quella che era una E Street Band molto diversa dal passato”, dice Van Zandt. “L’abbiamo messa in apertura, di recente, e tutto lo stadio è andato fuori di testa”.
22Dancing in the Dark
Quando Jon Landau ascoltò per la prima volta Born in the U.S.A. pensò che all’album mancasse qualcosa. “Diceva che non avevamo un singolo”, ha detto Springsteen tempo dopo, “quindi ho scritto Dancing in the Dark. Ho esplorato il pop fino al limite, e forse un po’ oltre”. Questo singolo glitterato e pieno di synth racconta una storia davvero disperata, ma riuscì comunque a conquistare un pubblico tutto nuovo per il Boss, ed è tutt’ora il suo singolo più famoso. “All’inizio la produzione era molto, molto più invadente”, dice Van Zandt. “Quando l’ho ascoltata la prima volta non mi piaceva granché. Poi, con il tempo, ho imparato ad apprezzarla”.
21I’m on Fire
“I’m on Fire è una delle canzoni più intime di Springsteen. Non sto esagerando. Parla di desideri profondi, ma nel brano non c’è traccia del suo modo di suonare muscolare. È una performance che ha un potere tutto suo, qualcosa che esiste solo dentro Bruce. È lì. Ed è sconvolgente scoprire che un musicista che si affidava così tanto alla forza fisica era capace di suonare e cantare in un modo così sommesso. È grandioso. È il contrario di Thunder Road e Born to Run. È una crescita, doveva succedere. I’m on Fire è un quadro meraviglioso dipinto con l’essenziale. Solo lui sa dire così tanto con così poche parole”. (Jackson Browne)
20Tenth Avenue Freeze-Out
Nemmeno Springsteen in persona sa spiegare cosa sia un “Tenth Avenue Freeze-Out”. “Non ne ho idea”, ha detto ridendo nel 2005. “Ma è importante”. Titolo a parte, la canzone parla della nascita della E Street Band. All’epoca gruppo esisteva solo da un anno, ma Springsteen stava già scrivendo la storia di Scooter e Big Man. La canzone, poi, portò un nuovo membro nel gruppo: Van Zandt apparve in studio durante le registrazioni, e contribuì all’arrangiamento dei fiati. Springsteen apprezzò molto il suo lavoro, e da quel giorno la E Street Band aveva un nuovo chitarrista.
19The Promise
Springsteen ha impiegato due anni per scrivere e registrare Darkness on the Edge of Town. Dopo aver scartato molti brani, il Boss si è reso conto che tornava spesso a suonare The Promise. Ispirata alla causa con il vecchio manager Mike Appel, il brano è diventato presto uno dei classici più amati dai fan. “Succedono molte cose in quel testo”, dice Van Zandt. “Non sappiamo chi è che abbia rotto la promessa. Il brano parla della possibilità di tradire una promessa fatta a noi stessi, dei compromessi che forse non bisognerebbe fare”.
18State Trooper
Registrata in una singola take nello studio casalingo di Springsteen, la super lo-fi State Trooper racconta di un criminale del New Jersey, e di un’irruzione in una notte piovosa. Ispirato da Frankie Teardrop dei Suicide, Springsteen suona gli stessi accordi all’infinito, e lascia che il suo personaggio perda lentamente la testa, fino a lanciare un urlo nel finale. “Non so neanche se si possa definire una canzone”, ha scritto in una lettera per Jon Landau. “È un po’ strana”.
17Incident on 57th Street
“Incident affronta un tema su cui sono tornato spesso nella mia carriera: la redenzione”, ha detto Springsteen. “Ho lavorato a questo tema per 20 anni, esattamente come farebbe un bravo ragazzo cattolico”. È una ballata vaporosa, una sorta di test-drive per lo storytelling urbano di Jungleland.
16Prove It All Night
Il rock eroico di Prove it all night – una prova gloriosa delle capacità della E Street Band, e il primo singolo di Darkness – subì una lunga serie di cambiamenti. All’inizio, ha detto Springsteen, il brano aveva “un ritornello ma poco testo”. Per quanto riguarda l’ispirazione, il Boss dice che tutto è iniziato parlando con un tassista newyorkese. “Mi parlava di come la vita non sia altro che un lungo tentativo per provare qualcosa a qualcuno”, ha detto durante un concerto del 1978. “Mi ha detto: devo tornare a casa, devo provare qualcosa a mia moglie. Poi vado a lavoro, e devo fare lo stesso con il mio capo”.
154th of July, Asbury Park (Sandy)
Trascinata dall’accordion di Danny Federici e dalla splendida chitarra solista di Springsteen, questo brano è l’erede spirituale di Surfer Girl dei Beach Boys, e una delle composizioni più commoventi mai scritte da Springsteen. L’ha definita una “lettera d’amore, e una canzone d’addio” per Asbury Park, la sua casa musicale.
14Nebraska
“Nebraska parla dell’isolamento americano: è quello che succede quando le persone sono alienate dai loro amici, dalle loro comunità, dal governo e dal lavoro”, ha detto Springsteen del suo album acustico del 1982. Nella title track canta con un timbro piatto, quasi privo di emozioni, la storia del serial killer Charles Starkweather, che uccise insieme alla sua fidanzata 11 persone tra il Wyoming e il Nebraska. La canzone è ispirata a Badlands, il film di Terrence Malick. “Volevo scrivere in uno stile più intimo”, ha detto il Boss, e l’arrangiamento essenziale per chitarra acustica e armonica è perfetto per questa storia.
13Jungleland
Springsteen ha definito il gran finale di Born to Run come un “campo di battaglia spirituale”. Si riferiva alla storia dentro il brano, ma potrebbe dire la stessa cosa della sua creazione. Registrato a metà del ’74 insieme a Born to Run, fu abbandonato per alcune difficoltà in studio. Dopo aver tagliato un’intro spagnoleggiante, aver registrato decine di take, e passato 16 ore travolto in un ciclone ossessivo-compulsivo, Springsteen spiegò il solo di sax di Clarence Clemons nota per nota, fino ad arrivare alla perfezione. “L’unica cosa che volevo fare era fermarmi, fumare un sacco d’erba e calmarmi”, ha detto Clemons delle session. Il risultato è un capolavoro di nove minuti, una storia di amore fuorilegge finito male. Il picco è il magnifico assolo di Clemons, un “collage” di diverse take composto da Springsteen. Alla fine lo sforzo esagerato diede i suoi frutti persino per Clemons, che considerava quell’assolo-collage come il picco della sua partnership con Springsteen. “Per me”, ha scritto nella sua autobiografia, “quel solo ha il suono dell’amore”.
12The Ghost of Tom Joad
Dopo tre album molto personali di fila – Tunnel of Love, Human Touch e Lucky Town – la scrittura di Streets of Philadelphia ricorda a Springsteen che alcuni dei suoi più grandi capolavori andavano oltre la sua personale esperienza, affrontando temi sociali. “Fu come riscoprire un’esigenza che c’era in me”, ha detto il Boss, che ha sempre ammirato l’adattamento cinematografico di John Ford di The Grapes of Wrath. “E proprio così volevo che Tom Joad suonasse. Volevo riconnettermi a quella parte di me che aveva scritto le canzoni del passato”. Dietro al pezzo anche la sua lotta contro il tentativo da parte dei Repubblicani di minare il welfare americano. Inizialmente doveva essere un pezzo rock, poi l’arrangiamento lo rende sommesso, acustico. Due anni dopo i Rage Against the Machine lo trasformano in una hit rock incredibilmente moderna, benedetta da Springsteen che la suona live con Tom Morello.
11The Ghost of Tom Joad
Springsteen scrive il suo primo vero anthem per il motivo per cui è usato ancora oggi: scatenare il putiferio durante i concerti. La melodia della canzone richiama il soul-folk di Henry Boy di Van Morrison. Quando scrisse il brano, nel 1973, era un rocker in grande ascesa, inarrestabile. Canta: “Digli che è l’ultima chance / Per regalare una grande storia d’amore a sua figlia / Perché l’etichetta discografica, Rosie, mi ha dato un grande anticipo”. Successivamente spiegherà che “tutto ciò che scrivo è vero, mi è successo. Anche i nomi delle persone sono veri”. Il dilemma romantico del pezzo – il padre di Rosie ha “blindato” la sua ragazza in casa – è di un’urgenza feroce, tranne che per una rima, per Springsteen “una delle frasi più utili che io abbia mai scritto”: “un giorno ci guarderemo indietro e tutto questo ci sembrerà divertente”.
10The Promised Land
L’immaginario di questo pezzo è molto particolare, e poco ha a che fare con il New Jersey, tra tornado e serpenti a sonagli nel deserto dello Utah. A ispirarlo un viaggio che il Boss fece durante il lavoro su Darkness on the Edge of Town. Il sound è diretto, un perfetto esempio del processo di “denudamento” rispetto al muro di suono e alla magnificenza di Born tu Run. “Mi disse che dovevamo scendere di toni nella scala”, disse il producer Jon Landau, che spiegò così la transizione rispetto alla grandeur orchestrale del pezzo precedente. Il piano di Bittan e i beat di Weinberg guidano il pezzo attraverso immagini di isolamento e frustrazione, oltre che la fame di indipendenza di un larga comunità. Per il Boss la tradizione folk-rock della sua musica inizia qui. “Ritorna alla radici blues e alla struttura folk. Non volevo essere troppo melodico, essere spinto a forza all’interno del mondo pop. Cercavo un mix, un rock-folk che rimandasse a radici molteplici, da Woody Guthrie al country tradizionale, fino agli Animals”.
9Born in the U.S.A.
Sia questo pezzo che il B side, il quieto lamento di un veterano Shut Out the Light, hanno origine da un terzo brano, mai finito, dal titolo Vietnam. Springsteen prese il claim Born in the U.S.A. da uno screenplay di Paul Schrader che gli era stato inviato. Realizza una prima versione acustica del brano durante la stessa sessione in cui produce Nebraska, ma questa forma primigenia del pezzo non pare affatto spettacolare. “Era uno dei pezzi meno forti di quel tape”, dice Landau. Ma il Boss gli dà nuova vita nelle successive sessioni, quelle con la E Street Band, e qui diventa tutta un’altra cosa. “Fu una specie di improvvisazione”, ha raccontato. “Non ne avevo mai parlato alla band prima. Sono andato da Roy e gli ho detto solo di andare col riff. La abbiamo suonata per due volte, e il secondo take era sul disco. Avevamo tutti suonato al limite. Non c’era alcun tipo di arrangiamento. Dissi solo che quando io mi fermavo, la batteria doveva andare avanti. Così è stato, ed è ancora”.
8Darkness on the Edge of Town
Se Born tu Run è dominata da una romantica idea della fuga, il suo seguito parla della ricerca di un posto in cui fermarsi un po’. Il corridore che rappresenta la voce narrante di questa title-track ha perso sua moglie, i suoi soldi e le speranze di una vita migliore, ma rimane un ribelle sprezzante. “Questa notte sarò su quella collina, perché io non posso fermarmi”, ringhia il Boss su un imponente arrangiamento di quelli classici della E Street. Il protagonista della canzone, come racconta Springsteen, “ha raggiunto un punto in cui ti devi spogliare di tutto per rimettere assieme i pezzi”. Questo concetto riempie di senso tutto l’album. “Sembra questione di eroismo, in realtà è solo un’ossessione”, ha spiegato Steve Van Zandt.
7Atlantic City
Nebraska è stato il pezzo con cui sono arrivato a Bruce. Era il modo più facile, era così nudo e diretto, e la storia talmente interessante. Due note e sei subito nel suo mondo. Il nostro album Funeral del 2004, ad esempio, non era esattamente il tipo di disco che ascolteresti tutti il giorno, servono parecchia connessione e partecipazione per apprezzarlo. In qualche modo è come Born tu Run, che pretende delle cose da te. Nebraska, invece, può anche stare in sottofondo, e ti risucchia. Non serve che la tu attenzione sia completa, non ti picchia forte in faccia. Si avvicina di soppiatto e ti conquista.
Atlantic City è un’esca. L’aspetto pop sostiene lo storytelling, e ti ritrovi a canticchiare il pezzo tutto il giorno. Questo è il famoso punto di connessione. Ci sono dettagli che non trovi di solito in un pezzo pop: “Indossa i calzini, baby, che sta venendo freddo questa notte”. Il rock & roll pone dei limiti, pretende determinate sonorità. Ma le storie non hanno limiti, e sono infinite. Questo brano è su come si fa lo storytelling e come si possa usare la musica per dare forza a una storia”. (Win Butler, Arcade Fire)
6Backstreets
Nella recensione di RS a Born to Run, Greil Marcus scrisse che l’intro di piano di Roy Brittain in Backstreets era così potente che “poteva essere il preludio di una versione rock dell’Iliade”. La canzone si presta a diverse interpretazioni: dedicata alla ragazza che il Boss frequentava nei primi anni ’70, Diane Lozito, oppure una stretta relazione di amicizia con un maschio poi svanita, qualcuno avverte persino delle pulsioni omoerotiche. Immagini tragiche si mischiano con suoni trionfali che richiamano al Dylan di Blonde on Blonde. Il pezzo è certamente molto personale, non a caso il Boss lo ha suonato molto nel 2007, dopo la morte dell’assistente di una vita Terry Magovern, e ci ha aperto il live del 2008, che seguì la scomparsa dell’organista Danny Federici. “Metti su Backstreets e la gente alzerà il bicchiere di whiskey e canterà assieme”, dice Bethany Cosentino di Best Coast. “Mette davvero assieme tutti”.
5The River
La maggior parte dei personaggi tragici delle canzoni di Springsteen sono inventati. Ma la coppia di teenager di The River viene dalla sua esperienza personale. Sua sorella Ginny era rimasta incinta a 18 anni, per poi sposarsi subito dopo con Mickey Shave, che trovò un lavoro in un cantiere edile per sostentare la famiglia. “Hanno dovuto lottare molto duramente per andare avanti, come tanta gente fa ancora oggi ogni giorno”, disse Springsteen nel 2009, performando il disco dall’inizio alla fine.
Trasformò la loro storia in una preghiera working-class, una ballata lenta e dolente, con un’armonica afflitta che ricorda il suono di una marcia funebre nel finire del brano. Springsteen suona la canzone dal vivo per la prima volta al No Nukes nel settembre 1979, subito dopo averla registrata con la E Street al New York Power Station. Sua sorella era tra la folla, ma non sapeva che il pezzo era dedicato a lei. “Ogni parola mi rappresenta”, ha poi detto al biografo del fratello Peter Ames Carlin. “Eccomi qua, a nudo. All’inizio non l’amavo, ora è la mia canzone preferita”. Ancora oggi è sposata con Mickey.
4Racing in the Street
Il pezzo che chiude il Side One di Darkness on the Edge of Town è il più quieto e devastante dell’intera produzione dell’artista. Seppur sia stato registrato da una band di rocker al completo, la versione contenuta sul disco del pezzo è una disadorna ballata per piano, vista dalla prospettiva di un perdente che vive in una piccola città, con un’auto truccata e una ragazza dagli occhi stanchi. Suonandola per la prima volta live nel 1978, disse che era ispirata a una piccola strada sterrata fuori da Ausbury Park. Le liriche riecheggiano il classic Motown Dancing in the Street, roba da Chevy del ’69. Ma non c’è alcun lieto fine all’orizzonte. “Paiono aver più significato le parti senza parlato”, dice Tom Morello. “Avverti tutta l’impotenza dell’uomo, mentre si avventura in un futuro incerto”.
3Thunder Road
Springsteen era certo di voler aprire l’album con la title-track, finché non ha scritto Thunder Road. “Per via del suo intro era inevitabile metterla al primo posto”, ha spiegato. “Rappresenta il set della scena. Suggerisce l’inizio di un giorno nuovo, il mattino presto, qualcosa che si apre”.
L’ha scritta al piano in salotto, poi il tastierista Roy Bittan ha estrapolato le sue parti. “È stato lui a creare un suono unico per quel brano, quello per cui quando la gente ancora oggi la sente pensa alla E Street Band”. Come molti pezzi dei primi anni, la prospettiva musicale andava oltre quella dei suoi anni. “Sei spaventato, pensi che non sarai mai più così giovane. Il pezzo è stato scritto subito dopo la Guerra del Vietnam: una volta finita, molti si erano già dimenticati come ci eravamo sentiti in quel periodo”, ha detto Springsteen. “C’è ovunque un grande senso di incertezza sul futuro, su chi siamo e dovremo andremo come uomini e come Paese. Queste riflessioni hanno trovato spazio nel disco”.
2Badlands
“Venni fuori prima con il titolo, poi cercai delle parole che meritassero di stare con lui”, ha spiegato Springsteen circa il lavoro di Darkness. “Badlands è un gran titolo, ma sbagliare è un attimo. Però ho continuato a scrivere all’infinito, finché non ho avuto un pezzo che meritasse il titolo”. Ha preso in prestito un riff di Don’t Let Me Be Misunderstood degli Animals, ha contenuto la ferocia del punk che in quel periodo ascoltava a profusione e ha dato vita a un inno rock, che risponde all’idea di Pete Townshend della musica live come “preghiera contemporanea assieme”.
1Born to Run
Quando inizia a scriverla, 24enne, aveva in mano un titolo, un riff di chitarra surf di Duane Eddy – Because They’re Young – e Telstar dei Tornados. E poi c’erano le sue disperate speranze giovanili. “Avevo ambizioni enormi per il pezzo”, dice Springsteen, in quel momento era un giovane artista senza hit, che rischiava continuamente di perdere il lavoro.
Springsteen ha iniziato a lavorare sulla canzone all’inizio del 1974, seduto nel letto nel suo cottage non distante da Long Branche, nel New Jersey. La registrazione è poi avvenuta ai piccoli Hudson Valley Studio, dopo sei mesi di prove. “L’abbiamo suonato in tutti i modi possibili”, dice l’ex membro della E Street Band Ernest “Boom” Carter, che lasciò la band subito dopo la fine del pezzo. Il Boss raggiunse la sua missione e si dotò della sua prima sfrontata super hit. “La registrazione fu incredibilmente lunga e certi emozioni e sentimenti non si possono scordare. Se non li hai più, sei morto. Non a caso il brano non si cura della tua età, ma continua a parlare a quella parte di te che è al contempo impaurita e sereno per quanto riguarda il futuro.