Chiude la 69° edizione di Sanremo incoronando Mahmood. Medaglia d’argento per Ultimo e terza posizione a Il Volo. La kermesse, quest’anno, è stata una fotografia fedele della musica di oggi.
Lo Show voto: 7 e ½
Molto meglio rispetto alle serate passate. Si inizia con Baglioni che canta E adesso la pubblicità di bianco vestito. Un viaggio che Baglioni reputa molto interessante. Cita il “Nessuno è perfetto” di A qualcuno piace caldo. Il dirottatore artistico è convinto che abbia vinto la musica e le speranze degli artisti in gara. È vero: è stata un’edizione davvero up-to-date. Arrivano i tele-comandanti Virginia Raffaele e Claudio Bisio. La Raffaele ha un vestito dalla linea fantastica. Poi arriva lo sketch (con anagramma) del regolamento da parte del dirottatore artistico. Carino il pezzo-musical sull’avanspettacolo, ma soprattutto il dialogo tra Baglioni e la Raffaele sulle differenze tra i milanesi e i romani nel modo di parlare. Poteva essere una chiave divertente per la conduzione. Come quando, all’epoca di Vianello, c’erano la Pivetti e la Herzigová che facevano la bruttina e la bonazza.
Claudio Baglioni voto: 7 e ½
Il dirottatore artistico ha rischiato, imbastendo un festival che ha regalato una panoramica su tutte le realtà della musica italiana. Missione compiuta. Tranne qualche canzone, la media generale è stata buona. Personalmente, di Baglioni, ho molto apprezzato il non essere così presente. E la sua ironia delicata e da vero signore.
Claudio Bisio e Virginia Raffaele voto: 7 e ½
Virginia Raffaele scioltissima, mattatrice assoluta della serata. Quando sono arrivate le imitazioni (che ha tenuto come sorpresa finale) è scattata, in automatico, la standing ovation. Bisio ha portato a casa il risultato e si è calato, con credibilità, nella parte del bravo conduttore. Finalmente si è trovata la quadra tra i presentatori, ma Bisio avrebbe avuto bisogno di un personaggio cui fare da spalla. Sarebbe andato – forte della sua sagacia – molto meglio. Come ha dimostrato con il Mago Forest.
Lo Stato Sociale feat. Renato Pozzetto voto: N.C.
Il senso di questa esibizione sulle note di E la vita, la vita, onestamente, non l’ho capito. Un riempitivo per permettere a Bisio di asciugarsi, dopo essersi inzuppato di acqua durante l’esibizione-musical?
Eros Ramazzotti voto: 7
Sarebbe stato bello se Ramazzotti – tra l’altro simpaticissimo – avesse proposto i suoi grandi successi, a partire da Terra promessa. Lo dimostra il fatto che il pubblico è letteralmente impazzito quando ha cantato Adesso tu con Baglioni. Capisco le logiche promozionali, ma sarebbe stato meglio un Luis Fonsi in meno e Una storia importante in più. Se non altro per omaggiare quel palco che l’ha lanciato.
Elisa voto: 8
La “generazione Mtv” di cui faccio parte non può che fare un plauso alla crescita artistica di Elisa. Può piacere, può non piacere, ma è innegabile il talento di questa ragazza. Vedrai vedrai di Tenco in coppia con Baglioni è una chicca. Con Elisa che finisce il brano con un canto ammaliatore da sirena e fa commuovere l’Ariston. Ma perché la signora Toffoli non ha mai fatto un disco di cover?
Mahmood voto: 9
Raga qui abbiamo la nuova popstar italiana. Poche storie, è così. Non possono esserci dubbi: Mahmood si è giocato la carta del festival stra-bene ed è stata la vera rivelazione insieme ad Achille Lauro. Il pezzo, tra l’altro, oltre a essere tra i migliori del festival è anche tra i più amati dalle radio. Mi auguro davvero che questa vittoria sia il primo passo verso la sua consacrazione.
Ultimo voto: 7 e ½
Accolto con una vera e propria ovazione dal pubblico. Questo ragazzo è davvero in gamba. Nonostante la sua giovane età, ha una sorta di spleen nella voce. Ultimo ha tutte le carte per diventare uno dei grandi cantautori italiane di domani. Bravo. Vince il Premio Tim Music per il brano più ascoltato in streaming.
Il Volo voto: 5
Inizio dicendo che il tenorino centrale (Ignazio Boschetto) che, come sapete, è il mio preferito, oggi si è vestito come Dracula. Il pezzo sta alla modernità come Malgioglio alla sobrietà. Dicono ci sia una decisa virata al pop, ma si vede poco. Pochissimo. Insomma non si vede. Però arrivano terzi. Mah.
Loredana Bertè voto: 7 e ½
È stato il festival della rivincita per la Bertè. Loredana ha fatto quasi tutta l’esibizione a occhi chiusi, come straziata, come la sua voce. Una voce che porta il peso di tutta una vita. La standing ovation è stata commovente, così come l’incazzatura dell’Ariston quando si è scoperto che non era sul podio. A livello interpretativo è stata top, una forza della natura, ma Sanremo non si è fatto perdonare, e ha dato un altro calcio in faccia alla cantante. La Bertè fuori dal podio è stato un gravissimo e imperdonabile errore.
Simone Cristicchi voto: 7
Cristicchi, stasera, era davvero in stato di grazia sul fronte empatia. Ha dato al pezzo qualcosa in più rispetto alle sere precedenti. Si è sentito nel suo brano di impostazione teatrale, che affonda le radici nelle esperienze avute sul palcoscenico, con i vari spettacoli di cui è stato protagonista. Vince il Premio “Sergio Endrigo” come migliore interpretazione e il Premio “Giancarlo Bigazzi” per la migliore composizione musicale.
Daniele Silvestri voto: 9
Immenso Silvestri. È uno di quelli che ha mantenuto in tutte le esibizioni uno standard qualitativo alto, s’intende. La canzone resta incisiva e, se possibile, il pathos cresce ascolto dopo ascolto. Silvestri rimane uno dei cantautori più completi e al passo coi tempi che ci sono sulla piazza. Un artista che usa contemporaneamente il cuore e la testa. E si vede – ma soprattutto – si sente, un bel po’. Niente podio per lui, ma il Premio della Critica “Mia Martini”, il Premio “Lucio Dalla” della Sala Stampa e il Premio “Bardotti” per il miglior testo.
Irama voto: 5
Diciamo che il tema della violenza sulle donne merita un plauso. Irama ci ha messo – credo – tutto l’impegno possibile (vista la papabile emozione che ha negli occhi). Il risultato è, però, debole (o per lo meno lascia parecchie perplessità) e tende a cadere nella retorica. Anche il “momento Sister Act”, che sulla carta dovrebbe creare una certa atmosfera, non fa ingranare il pezzo.
Arisa voto: 7
Questa canzone è difficilissima. Giusto una come Arisa poteva farcela, perché vocalmente è dura da affrontare. Stavolta è stata ancora più brava perché aveva evidentemente un problema di salute. Nonostante questo, con difficoltà, ha portato avanti l’esibizione.Tra tutte le canzoni, questa sarebbe perfetta per l’Eurovision Song Contest.
Achille Lauro voto: 8 e ½
Ora non mi venite a parlare di intonazione, non ce ne fotte un cazzo quando si parla di Achille Lauro. Perché se il parametro deve essere l’intonazione o la voce cristallina, non ci sarebbe stata gente come i Sex Pistols. Lauro è stato una rivelazione: se ne è parlato tanto, è stato il più chiacchierato e al centro delle polemiche. Ha conquistato l’Ariston da vincente. Daje Achi’!
Enrico Nigiotti voto: 5
Nigiotti in questo pezzo ci ha messo tutto se stesso, e ci tiene a rimarcarlo. L’interpretazione, però, non gli regala una sufficienza: il brano ha un retrogusto di antichità che proprio non se ne va. Da notare la polemichetta sul fatto che si è dovuto esibire sempre a tarda ora. Al termine dell’esibizione ha detto che, a mezzanotte, sono sempre svegli.
BoomDaBash voto: 6
Alla fine i ragazzi salentini ci hanno fatto divertire con il loro ritmo e i look pittoreschi. Tipo che oggi Biggi Bash sembrava avesse rubato la giacca animalier a Lady Gaga: sopra ci stava un fritto misto di roba. La canzone si fa ascoltare e abbiamo una sicurezza: in radio spaccherà.
Ghemon voto: 7
Forse con Ghemon mi sono tenuto troppo basso nelle scorse giornate. Credo, tirando le somme, sia uno dei brani migliori di questo festival. Il pezzo, dal respiro internazionale, ha una certa eleganza nel miscelare soul, R’n’B e sonorità smaccatamente urban.
Ex-Otago voto: 6
Degli Ex-Otago ricorderemo quel bonazzo del frontman, al secolo Maurizio Carucci. Un destino nel nome, visto che è taaaaaaanto caruccio. Dalla formazione genovese ci aspettavamo tanto ed è arrivato un brano gradevole ma deboluccio, non incisivo.
Motta voto: 8+
Il brano è forte, fortissimo. I cantautori come Motta sono una vera benedizione: hanno una visione nitida e, con estrema semplicità, riescono a costruire tre minuti di verità, di sentimento. Bravo.
Francesco Renga voto: 2
Al Dopofestival Renga ha detto che «La voce maschile, all’orecchio umano, ha una gradevolezza diversa da quella femminile» (anche se poi si è scusato). Sarebbe facile fare battute. Non le farò. Mi limiterò a dire che il brano è davvero mediocre. E la bella voce, anche se maschile, mi sa che non basta più.
Paola Turci voto: 7
Ammazza che bona la Turci. Sul palco con tacchi a spillo e tuta-smoking fa girare la testa da quanto è sexy. Il pezzo è uno di quelli che si ascolteranno anche a kermesse conclusa. Davvero un buon brano e un’interpretazione all’altezza.
The Zen Circus voto: 8
Loro sono i veri rocker del festival. Intelligenti, energici, colti. Un testo meraviglioso e una canzone cazzutissima. Una presenza necessaria, quella di Appino e soci. Una partecipazione a una manifestazione popolar-nazionale che non li ha snaturati: sono rimasti loro stessi, hanno portato loro stessi.
Federica Carta & Shade voto: 5
Prendi due idoli dei giovanissimi, un ritornello iper-orecchiabile, qualche frase a effetto sull’amore e shakera bene. Il risultato è una canzone catchy formato airplay. Ma questo non vuol dire che sia il massimo della creatività e dell’originalità eh. Perché da quel fronte scarseggiamo assai. Il pezzo andrà fortissimo in radio. Di questo ne sono (quasi) certo.
Nek voto: 6 e ½
Nek è già uno dei più suonati in radio. Quindi il festival (in qualche modo) lo ha già vinto, anche se non è salito sul podio. La canzone nonostante sia una delle più orecchiabili e pensate, dopo un po’, alla lunga, rischia di stancare. Ma è il “difetto” dei tormentoni come questo.
Negrita voto: 5
I cari, vecchi Negrita. Allora, non si può dire che questa canzone sia brutta, ma è tanto anni ’90. Insomma, sembra che Pau & company siano rimasti a quelle sonorità lì. Non ho visto una crescita, ecco. Poi loro sono dei signori musicisti e hanno un frontman degno di questo nome. Mi sarei però aspettato un guizzo, una novità.
Patty Pravo & Briga voto: 6
Ma perché diavolo non hanno cantato così dalla prima serata Patty e Briga? Un vero peccato, oggi la canzone ha spiccato il volo. Vorrei spezzare una lancia in favore di Briga, fagocitato dalla presenza di una leonessa come la Pravo. Mi sembra sia rimasto (ingiustamente) nell’ombra, come se sia stato costretto a pagar dazio per andare all’Ariston.
Anna Tatangelo voto: 6/7
Emozionata e bellissima. La Tatangelo, ‘sto giro, ci ha messo il cuore più che nelle altre serate. E si sente. Non ha perso la concentrazione anche quando Bisio è entrato (involontariamente) in scena, pensando fosse terminata l’esibizione. L’intonazione, ovviamente, non si tocca. Il pezzo, lo devo ammettere, più lo si sente e più acquista forza. Mi sento di dare un consiglio ad Anna: divertiti di più. Lo so che hai due anime, ma tira fuori un pezzo da ballare in una disco gay e hai svoltato.
Einar voto: 3
Einar avrebbe tutte le carte per funzionare, ma non funziona. Il brano vince l’Oscar della prevedibilità. Se le cose non cambiano, se non c’è un progetto vero dietro a questo ragazzo, il prossimo passo è Ora o mai più. E ho detto tutto.
Nino D’Angelo & Livio Cori voto: 6
Poteva andare meglio a D’Angelo e Cori. Le serate passate sono state costellate da imprecisioni. Inesattezze che hanno finito per compromettere il successo e la bontà della canzone.