Ci risiamo, abbiamo impattato di nuovo contro muro dell’hype a 150 all’ora. Tempo di prendere velocità e da oggi al 2015, anno in cui è uscito l’ultimo lavorone dei Tame Impala le aspettative si sono fatte ingestibili. E alla fine siamo usciti di strada.
La creatura di Kevin Parker di cui il plurale è soltanto per convenzione, fra tour, produzioni per altri e una pausa ascetica alla fin fine ha fatto passare quattro anni fra un disco universalmente osannato (Currents, vorrei ben vedere) e un singolo di ritorno che oggi ha lasciato l’amaro in bocca a molti. Almeno, a me sicuro.
Ma neanche amaro, proprio un retrogusto insipido. Come se mia nonna mi avesse abituato a una crostata di lamponi devastante e poi un bel giorno mi richiama dicendo “Ho fatto la crostata”, mi presento da lei con LA CROSTATA in mente e invece mi ritrovo a mangiare una crostata. Hype spiegato facile. Non è niente di grave, anche perché Kevin Parker è pur sempre mia nonna, e io voglio bene a mia nonna. In più la crostata l’ha pur sempre fatta una mano esperta, non potrà di certo sapere di callo dei piedi, ma ecco non è colpa mia se le aspettative erano alte.
È lei brava a fare le crostate, mica io a mangiarle. Stessa cosa coi Tame Impala. E non c’è dubbio che la balleremo tutti al concerto che non è ancora stato annunciato in Italia ma che spero bene ci sarà. Ma come primo singolo è semplicemente debole.
“Has it really been that long?” esordisce nonna Parker dopo un intro tutto pianofortoni pestati quasi come nella house 90’s e delle conga che ritornano anche nella copertina del singolo. Una specie di pezzo dance/italo disco che ricorda molto gli Arcade Fire dell’ultimo Everything Now, quindi anche lì un mezzo buco nell’acqua. Sì, nonna, è decisamente passato “tutto quel tempo” dal 2015. E se poi la crostata dopo tutta ‘st’attesa me la chiami anche Patience, allora qui mi stai proprio giocando coi sentimenti dei tuoi nipotini.