Anderson .Paak, un alieno in concerto a Milano. Recensione e scaletta | Rolling Stone Italia
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Anderson .Paak, un alieno in concerto a Milano

Sul palco del Fabrique si è presentato un artista disumano, capace di cantare come James Brown mentre suona drum n bass, conquistando anche chi nella musica aveva perso fiducia

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Foto di Simona Luchini / Nightguide

Qualche piccola precisazione. Primo, una delle star più acclamate nella scena r&b internazionale arriva in città per il tour mondiale, e così su due piedi decide di andare con il suo trombettista in un piccolo jazz club, entrare durante la jam session e mettersi a suonare la batteria insieme ai musicisti locali, divinamente tra l’altro. Secondo, la suddetta star è un alieno, un’entità oltre umana in grado di raggiungere timbriche come fosse James Brown seduto dietro le pelli, capace di rappare dritto come un treno mentre fa stage diving selvaggio, quasi avesse i polmoni sospesi in una dimensione altra, inaccessibile al 90% dei performer, figurarsi ai comuni mortali.

Questo è quanto accaduto negli ultimi giorni con l’arrivo di Anderson .Paak a Milano per il concerto andato in scena al Fabrique ieri sera. Un’ora e mezza in cui il palco è stato dominato da un artista per cui l’abusata espressione “con la A maiuscola” diventa quanto mai riduttiva tanto la performance è riuscita a oltrepassare anche le aspettative più rosee.

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Foto di Simona Luchini / Nightguide

Si parte fortissimo, con la band nascosta dietro un sipario e le sagome di .Paak e dei Free Nationals che attaccano con The Chase. Da lì in poi, non ci saranno pause, per un concerto caleidoscopico che toccherà tutti i colori della black music, dal soul al funky passando, ovviamente, per il rap con il pubblico indeciso se rimanere a mascella spalancata per tutto il tempo in cui il fenomeno domina il palco o lasciarsi rapire da un sorriso sfacciato tanto il talento disumano, nella mani di .Paak, diventa la cosa più accessibile al mondo.

Il concerto di Anderson .Paak, infatti, è probabilmente uno degli show più trascinanti in circolazione. Perché, superato l’impasse iniziale di trovarsi davanti al Cristiano Ronaldo della musica, si può solo ballare e cercare di star dietro al suono, contagioso anche per chi di Oxnard o Yes Lawd! non aveva mai ascoltato una nota. Milk n’ honey, in cui suona ritmiche drum and bass mentre mitraglia la platea di rime, Heart Don’t Stand o Put Me Thru, dove sembra di tornare davanti ai Temptations, le hit Come Down, Tints, l’ultimo singolo King James; Anderson .Paak non fa prigionieri.

Foto di Francesco Prandoni

Uno show che riporta fiducia nella musica e nella sua capacità di stupire anche le orecchie più nichiliste, tanto la capacità compositiva del musicista è armonizzata con quella del performer, anche se qui – non lo ripeteremo mai abbastanza – ci si trova davanti a un prototipo. Anderson .Paak diventa, in sintesi, l’ennesima riprova che un po’ di coraggio in più non farebbe male ai palchi italiani, che scommettere su artisti diversi dalle solite leggende del rock con il sold out facile può far solo bene agli organizzatori, al pubblico, agli sponsor, a tutti quanti, costretti invece ad accontentarsi dell’unica data, sovraffollatissima. Perché, la prossima volta, ci piacerebbe ballare senza dover tenere gli occhi sgranati tutto il tempo, dato che vedere un alieno mentre rappa e suona la batteria alle nostre latitudini, purtroppo, è ancora un’occasione più unica che rara.

La scaletta completa

The Chase

Who R U?

Bubblin’

Milk n’ Honey

6 Summers

Saviers Road

Smile/Petty

Heart Don’t Stand a Chance

Beauty & Essex

Anywhere

Might Be

The Waters

Trippy

Put Me Thru

Suede (NxWorries)

Come Down

Tints

King James

Am I Wrong

Lite Weight

Dang! (Mac Miller)

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