Provate a nominare una cosa che Paola Cortellesi non sa fare. Attrice (ha vinto il David di Donatello nel 2011), sceneggiatrice (con sei copioni all’attivo), comica (Mai Dire Gol vi dice niente?), cantante (Mina l’ha definita una delle più belle voci italiane), praticamente un talento esagerato. Dopo le incursioni precedenti a Rolling con Antonio Albanese, Paola è tornata a trovarci in redazione insieme al marito, il regista Riccardo Milani, per presentare il nuovo film Ma cosa ci dice il cervello (al cinema dal 18 aprile).
Ovviamente abbiamo preso al volo l’occasione per sottoporla alla nostra rubrica sulle prime volte: dalle sue esilaranti imitazioni (la prima volta della mitica inviata Silvana a casa di Alessia Marcuzzi!) alla prima sceneggiatura scritta (quella di Scusate se esisto!), dal primo disco che ha comprato (il singolo Small Town Boy dei Bronski Beat) alla prima volta in cui ha cantato Cacao Meravigliao — sì la voce era la sua e aveva solo 13 anni. Ne è uscito un divertente amarcord (abbiamo fatto fatica a tagliare qualcosa), con la partecipazione straordinaria di Fabio De Luigi. E non vi diremo altro.
Il punto è che Paola fa sembrare tutto incredibilmente semplice e naturale: “Ha un grande senso della misura nell’accostarsi alle cose” spiega Riccardo Milani. “C’è tanto talento alle spalle, preparazione, impegno, meticolosità, ma Paola non complica mai le cose, tende un po’ a stemperarle. Prendiamo questo mestiere con distacco anche se è una grossa parte della nostra vita: amo l’artigianato che c’è in questo lavoro, la possibilità di parlare alle persone”.
La protagonista di Ma cosa ci dice il cervello, Giovanna, è costretta a condurre una doppia vita: è una noiosa dipendente del Ministero con figlia a carico e mamma esuberante (Carla Signoris), ma questa è solo la facciata con cui nasconde la sua vera professione, quella di agente segreto impegnato in missioni internazionali per difendere il Paese.
“È semplice: tutte le donne sono tutto, fanno tutto”, afferma Paola. “In tantissime non raccolgono complimenti e magari nemmeno un grazie, ma devono conciliare costantemente lavoro e famiglia. Abbiamo avuto alcune consulenze da professionisti della sicurezza nazionale, ovviamente hanno potuto parlarci solo dell’aspetto privato, perché hanno un’etica molto radicata e tutta la mia stima. Le donne che fanno questo lavoro non ricevono riconoscimenti, esattamente come ogni mamma che magari si sente sempre inferiore nella chat di classe”.
In occasione di una rimpatriata tra vecchi compagni di liceo, Giovanna realizza che tutti, proprio come lei, sono costretti a subire quotidianamente scorrettezze e prepotenze. E decide di fare qualcosa. Il film nasce dall’osservazione di quello che succede per strada, negli uffici, negli ambulatori: “Adoro l’Italia, mi fa stare male vedere le distorsioni etiche ma soprattutto che c’è un’ abitudine al livello basso raggiunto” spiega Milani. “Le persone sono quasi convinte di non fare errori quando hanno comportamenti scorretti, pensano di essere nel giusto. Una sensazione mescolata a episodi quotidiani di bullismo e di insofferenza nei confronti di chi dovrebbe insegnarti le cose — docenti, medici, persone che fanno un mestiere a contatto con il pubblico… In tutto questo c’è molto poco da ridere, ovviamente, ma cerchiamo di usare ancora una volta il nostro registro per parlare a tutti, anche a chi non la pensa come noi. È questo lo sforzo che va fatto, in ogni settore: dal cinema alla musica”.
“Non vogliamo cambiare il mondo”, aggiunge Paola, “ma è il nostro punto di vista e lo raccontiamo con ironia, naturalmente. Il compito della commedia all’italiana è sempre stato quello di parlare delle miserie degli italiani, pensate ai grandi maestri. Nella commedia c’è tutto, c’è il dramma ma è affrontato con umorismo”.
Il cast del film è super: a interpretare gli ex compagni di scuola della protagonista ci sono Stefano Fresi, Claudia Pandolfi, Vinicio Marchioni e Lucia Mascino. “Ci siamo trovati”, aggiunge Milani, “Quando chiamo gli attori a lavorare con me lo faccio sui personaggi sì, ma soprattutto su un progetto. E da parte di tutti loro c’è stata subito adesione morale a questo film”. “Con Claudia e Stefano c’è un’amicizia ventennale e decennale, Lucia e Vinicio non li conoscevo ma non li mollerò più” ride Paola.
Sui titoli di coda di Ma cosa ci dice il cervello c’è il brano Essere Umani di Marco Mengoni: “Ha un testo importante”, sottolinea Milani, “È il tipico caso in cui la musica leggera è leggera fino ad un certo punto. E se c’è emozione sul finale del film è anche grazie a questa canzone”.
All’anteprima milanese del film ha partecipato la Fondazione Hopen, che si occupa di malattie genetiche rare senza nome