Probabilmente sottolineare che la nuova buddy-comedy di Netflix, Tuca & Bertie, è stata creata dalla produttrice di BoJack Horseman, Lisa Hanawalt, non è farle un favore. Entrambi gli show sono ambientati in universi popolati da animali antropomorfi (*) – le nostre eroine qui sono un tucano forte e spericolato (Tiffany Haddish) e un tordo ansioso e sensibile (Ali Wong) – ma Tuca & Bertie non aspira né alle risate anarchiche né alle profondità malinconiche di BoJack.
(*) Due differenze cruciali: 1) In questa nuova serie ci sono anche molti ibridi vegetali-umani, inclusa una vicina che frequenta spesso il loro appartamento in topless; 2) Anche se nel mondo di Tuca e Bertie esistono esseri umani comuni, compaiono molto raramente.
I primi episodi hanno una trama iper semplice. Di recente Tuca si è trasferita in un nuovo appartamento per permettere che Bertie andasse a convivere con l’affidabile fidanzato Speckle (Steven Yeun, in una deliziosa e sincera interpretazione vocale), mentre Bertie contempla l’apprendistato con un bel panettiere locale che, come dice lei, “ha il corpo di un professore ordinario ma le braccia di uno associato”. Il disegno e lo stile d’animazione però sono quanto di più fluido e allucinato che Hanawalt e i suoi collaboratori potessero immaginare. Anche quando accetti il concetto di ibrido animale e la fisica di base di come molti personaggi riescono a funzionare, è uno show strano. C’è qualcosa di avvincente nel vedere i disegni, e poi nel guardare i molti modi in cui Hanawalt e soci deviano da quel riferimento inquietante. (I flashback, le sequenze oniriche e le storie in cui i personaggi si raccontano sono tutti radicalmente diversi l’uno dall’altro e da scene regolari ambientate nel presente. E anche quelle possono essere davvero bizzarre, come il viaggio di Tuca dal suo nuovo appartamento a quello di Bertie, girato come fosse un videogioco in 8 bit).
Ma è facile dimenticare che prima che BoJack si rivelasse uno delle migliori serie tv di questo decennio, era una bizzarria un po’ priva di direzione. All’inizio BoJack sembrava più un rifiuto di Adult Swim o Seth MacFarlane, anche se con qualche gag intelligente, e ci volle circa una mezza stagione perché si rivelasse un ritratto magistrale di depressione clinica unita a una spassosa satira dello show-biz.
Tuca & Bertie non raggiunge lo stesso livello entro la fine della prima stagione, ma non cerca nemmeno di farlo. È uno show più caldo e gentile che racconta non solo l’amicizia femminile, ma tutti i compromessi e i cambi di codice necessari per essere donna in questo momento storico. Tuca è di nuovo sobria, e c’è una storia incasinata di Bertie che deve salvarla dagli errori del passato. E Bertie si unisce cautamente a un gruppo di supporto chiamato Women Taking Up Space, per trovare la sicurezza di combattere per i propri diritti al lavoro e difendersi dagli uomini invadenti in generale. Andando avanti la stagione diventa più astutamente divertente mentre scava nelle vite interiori dei suoi personaggi principali e di Speckle. Il meraviglioso penultimo episodio, in cui Bertie affronta una difficile verità del suo passato mentre la sua istruttrice di nuoto di quando era bambina (Jane Lynch nei panni di un turaco con le braccia muscolose) combatte un calamaro gigante, arriva più vicino a colpire i toni estremi del prendi-due-paghi-uno di BoJack. Ma è deliberatamente minore sulla scala drammatica e comica di quello che potremmo aspettarci.
Quando BoJack ha debuttato, l’ho mollato dopo i primi episodi e sono tornato a vederlo solo quando tutti mi hanno detto che era diventato qualcosa di molto più ambizioso ed emotivamente ricco. L’inizio di Tuca & Bertie mi ha un po’ confuso, anche se mi piaceva guardare la serie. Ma ho continuato a farlo, e poi ero felice di passare del tempo in compagnia di questi amici disfunzionali ma affettuosi, desideroso di sapere di più.
Quindi, a ben vedere, forse sottolineare la connessione con BoJack significa fare un favore a Tuca & Bertie. Ci vuole pazienza, ma ne vale la pena.