Dark Phoenix non si limita solo a fare schifo. È il peggior film della saga degli X-Men. e cioè di 12 lungometraggi a partire dal primo del 2000. Anche i punti più bassi della serie – ovvero X-Men Apocalypse –, trovavano un modo di risarcire il pubblico. Dark Phoenix giace lì come un pesce morente, che boccheggia sul terreno mentre aspetta l’inevitabile fine della luce. Il grado di bassa qualità è sorprendente perché l’uomo che precipita nell’abisso con Phoenix è il regista esordiente Simon Kinberg, che ha lavorato a lungo e bene come produttore di serie tv e sceneggiatore. Non dovrebbe conoscere meglio questi personaggi? Sì.
Dark Phoenix, ambientato nel 1992, fa parte della serie X-Men (L’inizio, Giorni di un Futuro Passato, Apocalypse), ma in questo capitolo sono tutti più giovani e sexy. Vale per James McAvoy nei panni del Professor X di Patrick Stewart e Michael Fassbender in quelli del Magneto di Ian McKellen. E c’è la stella nascente Sophie Turner – l’immortale Sansa Stark di Game of Thrones – che mostra un potenziale enorme come Jean Gray, trasformata nella mutante più potente dai suoi incredibili doni. In una scena iniziale, Jean da sola impedisce a uno space shuttle della NASA di esplodere a mezz’aria.
Queste capacità impressionano tutti: dal suo insegnante Beast (Nicholas Hoult) agli studenti Nightcrawler (Kodi Smit-McPhee), Storm (Alexandra Shipp), Quicksilver (Evan Peters), compreso il fidanzato di Jean, Cyclops (Tye Sheridan). A guidare questo fan club di Jean c’è la sua mentore, la mutante blu Raven / Mystique, interpretata dal premio Oscar Jennifer Lawrence con un forte piglio da Times Up: “Qui le donne salvano sempre gli uomini”, dice, suggerendo un cambio di nome in X-Women. Fa tanto Raven. Ma con questo materiale il film non combina niente.
Invece Kinberg ci bombarda con una serie di sequenze che mostrano Jean in guerra con se stessa. Non può controllare le sue capacità mentali. Da bambina ha causato un incidente in cui sono morti i suoi genitori perché non sopportava che la madre sentisse Glen Campbell all’autoradio. È un po’ estremo, ma abbiamo capito il punto. Avvicinarsi a Jean può essere pericoloso e scena (monotona e ripetitiva) dopo scena, Kingberg rende l’idea. Torturata dal senso di colpa, Jean passa al lato oscuro come Dark Phoenix, provocando un sacco di angoscia e una serie di effetti speciali digitali clamorosamente pessimi.
Per aggiungere un po’ di pepe, Kinberg introduce un’altra donna pericolosa, un aliena di nome Yuk, interpretata da Jessica Chastain con uno sguardo confuso che riflette esattamente quello che pensa il pubblico. Presumibilmente Yuk vuole assorbire i doni di Jean. La femminilizzazione del potere? Questo sarebbe un tema che varrebbe la pena sviluppare. Ma il film si trasforma in una serie di deviazioni opprimenti e opache in cui le due levitano e si fissano con gli occhi a raggio laser. Davvero è tutto quello che ha concluso questo pasticcio? Turner si è divertita molto di più a farla a pagare a Ditocorto. E pure noi.
Ancora peggio, Dark Phoenix non riesce a costruire nemmeno un minimo di interesse verso gli X-Men come persone. Ci sono tante belle parole sui protagonisti come outsider, emarginati, ma è tutto. E nessuno sembra più che leggermente seccato se viene minacciato da mondo esterno appena abbozzato. Quando un personaggio principale muore (non vi dirò mai chi!), ognuno tornerà a farsi gli affari propri come se fosse schiavi del lavoro in banca invece di combattere l’annientamento globale. Dark Phoenix è presumibilmente l’Endgame della Fox per la saga. Ma è davvero così? Disney e Marvel sono pronti per prendere il comando. Il film stesso rimane aperto, puntando all’uscita del prossimo aprile di The New Mutants. Incasinata da ritardi e riprese, la produzione vede la sorella di Turner in Game of Thrones, Maisie Williams, nei panni di una mutante scozzese con l’inquietante abilità di trasformarsi in un lupo. Forse un pizzico di orrore alla Stephen King aiuterà. Ma Dark Phoenix suggerisce che la serie degli X-Men ormai è senza speranza. Continuare la sceneggiata non è la stessa cosa che fornire una ragione eccitante per andare al cinema per un’altra dose. A questo punto l’eutanasia non sarebbe una cattiva idea.