La concomitanza tra le due notizie sarebbe imbarazzante, ci fosse ancora il coraggio di vergognarsi. Nelle scorse ore sono stati diffusi i dati aggiornati e più completi mai elaborati sulle modalità con cui i migranti arrivano in Italia, grazie al lavoro del ricercatore Ispi Matteo Villa e alle cifre raccolte dalla Guardia Costiera. Nel 2019 le persone sbarcate in Italia sono state 3.073, tra loro soltanto 248 sono arrivati a bordo delle navi delle quattro ong rimaste a sorvegliare il Mediterraneo, l’8 per cento. Il restante 92% – 2.825 tra uomini, donne e minori – sono arrivati in altri modi, con sbarchi “minori” tramite gommoni o piccole navi oppure trainati in porto dalle navi delle autorità italiane dopo essere stati individuati ai confini delle acque navali del nostro Paese.
Nel frattempo, però, la politica italiana va da un’altra parte. Il capogruppo leghista della commissione Affari Costituzioni Igor Iezzi ha infatti presentato una proposta di modifica al Decreto Sicurezza bis per usare la leva economica come deterrente e sanzionare le navi delle organizzazioni non governative, con multe da 150mila euro fino a un milione in caso non rispettino il divieto di ingresso nelle acque italiane, cifre più di dieci volte superiori a quelle attuali. Se ne sta parlando in questi minuti nel corso di una riunione di maggioranza, ma non si hanno al momento notizie di levate di scudi da parte del Movimento 5 Stelle.
Insomma, i dati dicono una cosa e i gialloverdi vanno in tutt’altra direzione. Mentre le varie Diciotti, Mare Jonio o Sea Watch passavano drammatiche giornate – per non dire settimane – a farsi cullare dalle onde fuori da Lampedusa in attesa di un ok all’ingresso in porto, imbarcazioni piccole e meno piccole accedevano alle nostre coste siciliane, pugliesi e anche sarde. A bordo, spesso, persino più persone che sulle navi delle ong. Solo che nessuno o quasi ne parlava o scriveva, mentre si sprecavano servizi di apertura e copertine per Casarini, la capitana Rackete e i presunti speronamenti.
Ancora una volta realtà e percepito viaggiano su binari divergenti. L’importante è fomentare le ansie a furia di pacchetti sicurezza réclame, indicare un nemico facile facile e meglio se con un paio di dreadlocks in testa, dividere il popolo per imperare nonostante la propria inadeguatezza. La questione migranti non è più un’emergenza da un pezzo nel nostro Paese – non lo è mai stata, o meglio proprio l’approccio emergenziale è stato il vulnus politico di fondo -, altri dati stanno lì a testimoniarlo: dall’inizio del 2019 a oggi gli sbarchi in Italia sono stati 2.779, contro i 18.300 della Grecia e i 13.260 spagnoli.
E anche a voler essere così stronzi da continuare a parlare di invasione di fronte a questi numeri, le ong ne sarebbero responsabili per meno del 10 per cento. La maggior parte della gente entra in Italia accompagnata dai nostri uomini in divisa. Altro che “bacioni” e i “nostri porti rimangono chiusi”.
È accaduto mille volte, vedi la legittima difesa pensata per una manciata di casi all’anno di giustizieri fai da te. Mille altre volte accadrà, perché questo governo sa che ormai è sul percepito che bisogna battere e che il reale è solo rumore di fondo. E oggi il percepito nel nostro Paese lo governano loro, e questo gli permette persino di silenziare il disastro economico, sociale e demografico verso cui veleggiamo. Ma solo mettendo al timone qualcuno con un briciolo di visione del futuro e non dei propagandisti di professione possiamo sperare di trovare un porto aperto.