Un festival sulla carta grandioso, una celebrazione che poteva e doveva trasformarsi in un’occasione per riportare ai giorni nostri un evento che ha fatto la storia musicale, politica e sociale del secolo scorso. Insomma, le ragioni per mettere in piedi Woodstock 50 c’erano tutte, anche solo per ribadire, attraverso la musica, le tematiche che guidarono l’evento originario, soprattutto in questi anni bui in cui l’inclusione viene evitata come la peste dai pesi massimi della politica mondiale.
Tuttavia così non è stato, e Woodstock 50 si è trasformato in una barzelletta. Prima i dubbi sui nomi in cartellone, poi i problemi organizzativi e la sfiorata cancellazione, poi il cambio di location. Un vortice caotico che ha portato gli organizzatori a giocarsi l’ultima carta, non far pagare il biglietto al pubblico. Peccato che, a poche ore dall’annuncio, i nomi più rilevanti in line-up abbiano iniziato a dare forfait.
L’attesissimo Jay Z e il baluardo John Fogerty (che a Woodstock ci aveva suonato nel 1969 con i Creedence Clearwater Revival) hanno dato il la a un’epidemia che ha subito contagiato Miley Cyrus, Santana, i Raconteurs e i Lumineers. Insomma, di questo passo, il festival che avrebbe dovuto essere l’evento musicale più importante del 2019 rischia di trasformarsi in un palcoscenico vuoto, con buona pace per chi approfitterà dei biglietti gratis per assistere alle performance di una line-up monca in cui, attualmente, gli unici confermati sono gli Zombies.