La prima regola per criticare un film è sempre la stessa: vederlo. Nessuno ha visto Chiara Ferragni Unposted perché verrà presentato al Festival del Cinema di Venezia, ma la reazione al bar (Facebook e altri social) è stata unanime: sdegno. Anzi, oltraggio! La Ferragni è una sorta di prezzemolo dell’informazione, infestante e monopolizzante. La trovi dappertutto e quando la trovi, noti solo lei. Così è stata in grado di monopolizzare l’attenzione della stampa anche nell’anno di Tarantino-Di Caprio-Pitt, Polański, Soderbergh, Meryl Streep, Johnny Depp, Joaquin Phoenix, Marinelli. Insomma, dei grandi.
Non le basta l’impero di Instagram? A quanto pare no. Non si sa cosa ci possa essere di davvero “unposted” nella vita di una web celebrity come la Ferragni, che online si è giocata tutto, dal figlio al matrimonio, ma a quanto pare c’è il desiderio era raccontare qualcosa che non si vede nelle Instagram Stories da quindici secondi. Ecco perché è nata l’opera di Elisa Amoruso.
La Ferragni sul tappeto rosso del tempio del cinema quindi fa incazzare tantissimo. Perché? Perché tutt’oggi il suo successo non è compreso. Cosa fa la Ferragni? Che talenti ha? Risposte sconosciute a chi non si occupa di marketing, di comunicazione, di digital, di insights. Solo su Instagram conta 17 milioni di fan e di lei si parla in tutto il mondo come di una delle influencer più potenti. Queste parole saranno pure sconosciute ai cinefili, ma di sicuro non esiste al momento una donna italiana più famosa di lei. Già questo basterebbe a rendere interessante un film o un documentario sulla sua vita.
Nata a Cremona, un posto in cui non c’è niente, ha frequentato anche giurisprudenza alla Bocconi senza portarla a termine (a dimostrazione che quando hai una strada segnata tutto il resto è superfluo), poi è partita. Oggi si divide tra Los Angeles e l’Italia, tra i suoi negozi e i voli in tutto il mondo. A guardarla bene sembra lei l’uomo di casa visto che la differenza tra il suo successo e quello del marito è abissale. Eppure non si è mai sentita una femminista tesserne le lodi. Il motivo potrebbe essere paradossalmente il suo potere, il suo conto corrente, il suo impero. Che poi in fatto di emancipazione possiamo dire che è tra le poche donne a tenere testa agli uomini, ma anche questo non basta. Insomma c’è qualcosa che sfugge attorno al suo fenomeno. Poi, chiaro, che vedi sua sorella fare uno spot in tv e sai che lo fa solo perché è sua sorella, ma andiamo, c’è di peggio.
Il Festival di Venezia è una rassegna unica al mondo, te ne rendi conto solo se ci sei stato. Durante le giornate, le strade del Lido sono affollate di gente in cerca di autografi e foto con i vip. Ti giri e c’è Borghi in smoking, cammini a fianco a quello che sembra un turista col cappellino e ti accorgi che è Spike Lee. Al tempo stesso trovi il sosia friulano di Pavarotti che fa interviste con la tv russa. Insomma una bolgia. Le giornate sono riempite da proiezioni di ogni sorta, dal film d’essai che in sala da noi non arriveranno mai (questa sì che è una vera tragedia) a documentari, opere prime, corti. Il cinema indaga il mondo inespresso e quello espresso, è arte pura, ricerca, astrazione. Ci vorrebbe Ghezzi per parlarne… E se pensate a Ghezzi come l’autore di Blob, non c’è niente di più naturale che la Ferragni sul red carpet.