Non troverete nessuno disposto ad ammetterlo, ma per qualche anno tra le redazioni che si occupano di videogiochi in Italia ci si è chiesti quando PES avrebbe mollato il colpo una volta per tutte, lasciando campo libero al rivale. D’altra parte, i segnali di una produzione al ribasso, prossima alla chiusura, andavano accumulandosi anno dopo anno. Riciclo di asset, perdita di licenze, roster sempre meno precisi e aggiornamenti tardivi non sono in genere segnali di buona salute. In barba alle previsioni funeste, tuttavia, lo storico titolo calcistico di Konami ha tenuto duro, stringendo i denti e continuando a lottare nonostante lo svantaggio, in attesa di una giocata improvvisa capace di stravolgere i favori del pronostico. E alla fine l’eurogol è arrivato.
Mister, cambio!
Dopo una serie di stagioni caratterizzate da risultati deludenti, Konami si è finalmente decisa a iniziare quella rifondazione che PES necessitava da tanto, troppo tempo. A partire dal nome, che guadagna un prefisso e diventa eFootball PES 2020, strizzata d’occhio al fiorente settore degli esport, nonché nuovo cambio di pelle per un gioco che gli appassionati di vecchia data chiamano ancora isspro, tutto attaccato. Nuova è anche la confezione, intesa come l’insieme di schermate grafiche e menù che accompagnano l’esperienza di gioco. Domina il viola, in un rimando allo stile pop ed esagerato imposto dalla Premiere League ai suoi overlay televisivi negli ultimi anni. Ma è la Serie A tuttavia a guidare la rimonta. Il nostro campionato gode di tutte le licenze ufficiali, fatta eccezione per il povero Brescia, e si può notare una particolare cura nella riproduzione di maglie e giocatori dei team nostrani. L’assenza della Champions League strappata dalla concorrenza pesa ancora, ma l’esclusiva su Euro 2020 che verrà sfruttata tramite un DLC gratuito è l’ideale per garantire una seconda vita al titolo nella prossima primavera, quando di solito la fine dei campionati abbassa la libido nei confronti del calcino digitale. La migliore notizia se si parla di licenze è comunque la gestione delle squadre inglesi che pur senza diritti vengono presentate con i loro nomi autentici, storpiati da una lettera aggiuntiva finale. I file option, benché supportati come sempre, appaiono dunque un po’ meno urgenti, anche se alcune nazionali zeppe di giocatori fittizi urlano vendetta. Qualche vizietto, si sa, è più duro a morire degli altri. Nel novero ci finisce anche il data Pack che aggiorna le rose alla stagione attuale giunto solo oggi, motivo per cui state leggendo la recensione a gioco già sugli scaffali, ma il risultato finale merita un caffè Borghetti delle grandi occasioni.
Mettici il fisico
Se c’è una lezione che PES deve aver imparato da FIFA è che il contorno, oggi, è indispensabile in un gioco di calcio. Ma le partite, alla fine dei 90 minuti, si vincono sul campo. E battere PES sul quel rettangolo d’erba, per altro mai graficamente spaccamascella come quest’anno, è sempre stata dura. Ma da oggi in poi sarà durissima. Il modello di gioco ha subito un’evoluzione decisa, smarcandosi dai precedenti capitoli. Lo stacco principale, che si avverte fin dai primissimi istanti col pad tra le mani, è la rinnovata influenza della fisica, declinata non solo attraverso fisicità degli atleti. Per recuperare il pallone, infatti, le sportellate sono un’opzione, ma un’altra è rappresentata dall’occupazione dello spazio – fisico, per l’appunto – tra le gambe dell’avversario e la sfera. Posizione del corpo, direzione della corsa, velocità e bilanciamento diventano dunque elementi di un’equazione da tenere costantemente a mente, sovrascrivendo la vecchia abitudine per cui certi giocatori “vedevano” la porta da ogni angolazione. Ma prima di tutto vengono i fondamentali: primo controllo e lettura delle linee di transito del pallone, il segreto del successo è quasi tutto qui. Altro punto fermo finito in discussione è il dribbling, non più legato solamente alla combinazione di stick sinistro e grilletto destro, ma anche ai micro spostamenti della sfera concessi dalla levetta destra, intuizione di un’autorità in materia come Andrès Iniesta, coinvolto in qualità di consulente. Per quanto riguarda il resto dell’impianto di gioco, immaginate un presidente che ascolta tutte le richieste dei tifosi: più falli dalla CPU? Ok, fatto. IA più frizzante e imprevedibile? Dentro anche questa. Sovrapposizioni, tagli, difensori più attenti? Check, check, check. Master League rivisitata? Compro Maradona e Gullit e gli faccio fare gli allenatori. Una telecronaca decente?! Vabbè, quella l’anno prossimo, dai.
Marà? Maradò? Maronna santissima dell’incoroneta!
Da anni ci si aspettava un segnale di ripresa da PES. Bene, eFootball PES 2020 è una dichiarazione d’intenti: quest’anno ce la si gioca, ma la squadra è costruita in prospettiva, per iniziare un nuovo ciclo sullo slancio della next gen in arrivo col prossimo inverno. Il canto del cigno (di Utrecht?) del Fox Engine, all’ultima stagione prima del pensionamento, merita un giro di campo con standing ovation dagli spalti. Quest’anno chi ama il calcio e non compra PES è semplicemente matto.
Produttore: Konami
Distributore: Konami
Lo puoi giocare su: Xbox One, PS4, PC