Abbiamo provato il Capcom Home Arcade: una figata | Rolling Stone Italia
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Abbiamo provato il Capcom Home Arcade: una figata

La più recente delle mini console non è né mini né console: Capcom Home Arcade porta l’epoca d’oro delle sale giochi tra le quattro mura domestiche

Abbiamo provato il Capcom Home Arcade: una figata

I giochi sono selezionabili attraverso il menu personalizzato. Una volta selezionato il titolo si viene catapultati alla schermata di avvio.

La cosa bella della retronostalgia è che ammanta di una patina di candore e bellezza anche situazioni che, se vissute in diretta all’epoca dei fatti, sarebbero apparse quantomeno raccapriccianti. Prendiamo le sale giochi negli anni ‘90. Oggi tendiamo a ricordarle come antri mitologici, luoghi disseminati per le città in cui si riuniva una gioventù illuminata, bella come solo il fiore degli anni sa rendere l’uomo e la donna, e così avanguardista da cogliere prima di chiunque altro la portata rivoluzionaria di quella tecnologia che un giorno avrebbe dominato l’industria dell’intrattenimento. Palle. Le sale giochi erano luoghi loschi, spesso bui, mal frequentati ed estranei al concetto stesso di igiene. Frequentate, per lo più, da perdigiorno, trafficoni e rompicoglioni che non trovavano di meglio da fare che riversare la loro presunta e non richiesta conoscenza su qualche ragazzino in cerca di riparo durante una bigiata. Il tutto col beneplacito del gestore, in genere un tizio della stessa risma dei frequentatori, impegnato a trovare il modo per spillare quanti più soldi possibili alla clientela muovendo al contempo il minor numero di muscoli possibile.

Stick e tasti danno una buona sensazione di solidità. Il pomello dello stick ruota e fa click quando raggiunge una delle otto direzioni.

Solido come un cabinato

Ah, se solo ci fosse un modo di rivivere il bello di quell’epoca, ovvero lo zenit tecnologico, artistico e concettuale raggiunto dai coin-op, senza dover metter piede in uno di uno di quei luoghi! L’altra cosa bella della retronostalgia è che ha generato un filone commerciale il cui scopo è, ancora una volta, spillare soldi agli stessi di allora, offrendo però al contempo la possibilità di rivivere quanto di buono prodotto in quell’epoca, senza tuttavia la necessità di adottare pettinature ridicole come esigeva la moda del periodo. L’ultima aggiunta al novero di mini-console fioccate negli ultimi anni è Capcom Home Arcade, anche se di mini non ha davvero nulla (e nemmeno della console, a dirla tutta). Si tratta infatti di un doppio stick a sei tasti munito di un emulatore integrato da collegare al televisore per godersi comodamente da casa 16 perle dell’epoca d’oro della sala giochi firmate da Capcom. Replicare tra le quattro mura domestiche le sensazioni di un solido cabinato piantato al suolo non è facile, ma il lavoro svolto da Koch Media dal punto di vista del hardware appare inappuntabile. A partire dalle dimensioni: lo stick è abbastanza grosso da consentire a due persone di giocare una affianco all’altra senza starsi addosso, ma non così grosso da annullare l’effetto vicinanza, indispensabile per poter ottenere vantaggi attraverso l’uso scientifico di fastidi fisici assortiti e della sacra tecnica della parola, arma segreta capace di scardinare anche la concentrazione dei monaci tibetani. A questo proposito, nella confezione è incluso un cavo HDMI di 2,5 metri, una lunghezza accettabile per evitare di perdere diottrie poggiando il naso sullo schermo. Sul lato inferiore, poi, sono presenti sei ampi gommini che ancorano lo stick alla superficie su cui poggia, scongiurando spostamenti per contraccolpo. La vera garanzia dal punto di vista hardware, però, è la presenza dei materiali Sanwa sotto la scocca. Stick e tasti sono di qualità elevata, il che si traduce in una precisione estrema nei movimenti, accompagnati da un nostalgico click ogni volta che si sposta lo stick in una delle otto direzioni, e da una risposta alla pressione dei tasti praticamente immediata e priva di lag.

La strattura è rialzata di circa 5 centimetri, ma non abbastanza larga da consentire di appoggiare sopra la mano. Alla lunga può dare fastidio.

Bello, bello e impossibile

Dentro la solida plastica di Capcom Home Arcade, però, non c’è solo hardware di qualità, ma anche un emulatore (dal nome non meglio specificato, in seguito a una polemica con la retro community nei mesi scorsi) che consente di far girare 16 giochi dell’epoca d’oro del 2D senza differenze dalla versione da sala giochi. Il catalogo (che trovate completo in coda all’articolo) è dominato da picchiaduro e SHUMP, ma non mancano puzzle, sportivi e action/adventure, tra cui il quasi impossibile Ghouls’n’Ghosts. L’emulazione è così fedele che gli SHUMP rallentano ancora quando intorno alla nostra navicella si affollano centinaia di spari nemici, e per fortuna visto che questo limite tecnico era tenuto in considerazione dagli sviluppatori dell’epoca per consentire al giocatore di districarsi nell’inferno di proiettili intorno a lui. La sola innovazione di cui si sentiva il bisogno è quella della risoluzione, upscalata a 1920*1080 di modo da essere visualizzata, in maniera tuttora meravigliosa mi sento di aggiungere, dalle tv moderne. Per i puristi invece è possibile optare per una riproduzione in 4:3 che non altera l’aspect ratio originale, a patto però di tollerare le bande laterali. La replica dell’esperienza offerta da Capcom Home Arcade è insomma fedele quasi oltre quanto fosse lecito sperare, e non potrebbe essere altrimenti visto il prezzo non certo da svendita di 229€ a cui il prodotto viene offerto sul mercato. L’unica inevitabile differenza è l’assenza di tutto il contesto descritto nel primo paragrafo, quel contorno di umanità che conferiva un indubbio valore aggiunto alle sale, contribuendo a renderle quei luoghi mitologici testimoni di gesta tramandate a noi fino ad oggi. Ma se siete sopravvissuti a quegli anni sono sicuro che un po’ di gentaglia da invitare ancora ce l’avrete. Rallegratevi, a me in assenza di perdigiorno e compagnia varia è toccato farmi bastare la zanzara rinchiusa in mia compagnia nello stanzino di prova. Ma ne è valsa davvero la pena.

Sul retro sono posti i collegamenti dei cavi e i tast di accensione. Il davanti invece è liscio e non presenta tasti frontali i cabinati da sala.

Lista giochi inclusi

  • 1944: The Loop Master
  • Alien vs Predator
  • Armored Warriors
  • Capcom Sports Club
  • Captain Commando
  • Cyberbots
  • Darkstalkers
  • Eco Fighters
  • Final Fight
  • Ghouls ‘n’ Ghosts
  • Giga Wing
  • Mega Man The Power Battle
  • Progear
  • Street Fighter 2: Hyper Fighting
  • Strider
  • Super Puzzle Fighter II Turbo

I pulsanti Start e Insert Coin se premuti insieme rimandano al menu di pausa che consente di riavviare il gioco o tornare al menu iniziale.

La scritta Capcom sulla plancia fa decisamente la sua scena, ma non aiuta a riconoscere i tasti. Gli adesivi inclusi nella confezione aiutano in questo senso.