“E adesso tutti quelli che hanno le scaglie”, dice l’annunciatore al microfono, mentre decine di alligatori, serpenti, lucertole e altri rettili assortiti si affrettano a mettersi in posa per una foto di gruppo. Alcuni fanno un ultimo sorso dalle loro bottiglie d’acqua, mentre un amico o il loro partner gli tiene aperta la mascella; altri si liberano velocemente da abbracci con gatti o conigli o uccelli. Ho visto Planet Earth abbastanza volte per sapere che nel regno animale queste creature si considerebbero a vicenda cacciatore e preda, ma qui nella sala da ballo del Hyatt Regency O’Hare Hotel non c’è legge della natura né voce narrante di David Attenborough che tenga.
“Se vi identificate con una specie che non è stata ancora chiamata, non vi preoccupate”, aggiunge l’annunciatore prima di chiamare le marmotte e le linci. Sul pavimento ci sono circa trenta volpi sdraiate una sull’altra in una “pila di pellicce”, con arti e pance bianche e arancioni intrecciate l’uno con l’altro.
Tutte queste manifestazioni pubbliche di affetto interspecie sono cosa comune al MidWest FurFest, una convention che si svolge ogni anno a Rosemont, Illinois, pochi minuti fuori Chicago. Il MidWest FurFest, o MFF per farla breve, va avanti da 20 anni e comprende un sacco di eventi, tra cui panel, sessioni fotografiche, performance, talent show e una gara di breakdance. È una delle convention più grandi del mondo nel suo specifico settore, e il suo specifico settore è quello spesso stigmatizzato e raramente compreso dei furry – la sottocultura di persone che hanno un debole per gli animali antropomorfi.
Storicamente, i media hanno quasi sempre dipinto i furry come dei matti con problemi a socializzare, ossessionati dal sesso e che passano il tempo a strofinarsi l’uno con l’altro vestiti in giganteschi costumi da coniglio. Ecco, questa rappresentazione è sostanzialmente falsa. Come molte sottoculture, anche quella dei furry è un fenomeno che esiste principalmente su internet e che offre un’etichetta precisa a una vango sentimento che è sempre stato lì, più o meno dormiente e senza nome, in molte persone. Certo, ci sono furry che traggono piacere sessuale dalla cosa, mala sottocultura è molto più ampia di così.
Metti caso che quando andavi a scuola ti piaceva disegnare animali e appendere quei disegni nella tua stanza. Metti caso che hai sempre sentito un senso di affinità per Tony la tigre. Metti caso che ti è capitato di pensare a quanto sarebbe figo partecipare a una gara di breakdance vestito in un costume da ippopotamo da 10mila dollari. Ecco: se ti rispecchi in una di queste tre categorie i furry sono la sottocultura che fa perte e il FurFest è il posto dove liberare il coniglio/squalo/lupo antropomorfo che vive dentro di te. Per citare la voce narrante di uno spot del FurFest: “Sai di essere più di un essere umano… oggi sei l’animale che vive dentro la tua mente”.
Il MFF è la convention furry più grande del mondo e negli ultimi anni il numero dei suoi partecipanti è aumentato in modo esponenziale: se nel 2005 c’erano solo circa 1000 persone, nel 2018 ce n’erano quasi 11mila e per quest’anno Matt Berger, che cura i rapporti con i media del festival, ha stimato 12mila partecipanti. In parte è dovuto al numero sempre maggiore di bambini e ragazzini che gravitano intorno alla cultura furry – nel periodo che ho passato al MidWest FurFest ho visto bambini anche di sette anni partecipare a gare di ballo accompagnati dai loro genitori, dopo che erano entrati in contatto con il mondo furry tramite YouTube o TikTok.
Nel tentativo di incoraggiare questa nuova immagine family friendly, la sottocultura furry sta cercando sempre di più di promuoversi come un bastione di inclusività – e il MFF non fa eccezione. Come mi ha spiegato Tiller, una volpe, mentre mi registravo all’ingresso: “qui chiunque è il benvenuto, tranne i nazisti.”
E infatti non c’erano nazisti al FurFest. In compenso c’erano un sacco di abbracci, balli, sudore e potenziali cause per violazione del copyright. Le persone con cui ho parlato erano molto diverse per quanto riguarda l’età, il livello di istruzione e l’estrazione sociale: c’erano operatori di banca come commessi, studenti universitari come ingegneri, addetti al marketing, veterinari e piloti di aerei. Erano tutte persone ben lontane dalla classica immagine del furry come un pervertito pazzo portata avanti dai media e avevano solo due o tre cose in comune: erano per la maggior parte bianchi, LGBTQ e quasi tutti amichevoli e sinceri fino allo sfinimento.
Al suo livello più profondo, il concetto di animale antropomorfo ha radici che vanno ben indietro nella storia – ben più indietro di qualsiasi convention furry, anime o cartone animato Disney. Una delle opere d’arte più antiche che conosciamo, la scultura di Löwenmensch, del Paleolitico, raffigura un essere umano con la testa di un leone; gli antichi egizi veneravano divinità metà umane e metà animali; le favole di Esopo comprendono un vasto assortimento di anomali a cui vengono attribuite caratteristiche umane,
In questo senso i furry sono “contemporaneamente la sottocultura più antica e una delle più moderne del mondo”, mi spiega Alex Tang, un artista e designer che sta lavorando su un libro sulla storia dei fandom e delle convention sottoculturali. Ma la sottocultura furry per come la conosciamo viene dagli anni Ottanta, quando un gruppo di appassionati di fantascienza a cui piacevano molto gli animali antropomorfi hanno cominciato a organizzare i primi eventi su questo argomento.
La diffusione di internet – e in particolare dei forum e dei canali IRC a tema furry – ha contribuito a far incontrare gli appassionati. “Prima, la gente scopriva l’esistenza di questo mondo tramite i cartoni della Disney, un tipo di intrattenimento che potevi solo consumare e in cui non potevi partecipare”, mi spiega Hookaloof, 24, un orso. “Oggi se ti piace qualcosa, un disegno ad esempio, puoi parlare con chi l’ha fatto, conoscerlo. È molto più facile stringere legami personali a partire dai contenuti, mentre prima la fruizione era molto più passiva”.
Anche nel vasto universo dei fandom la sottocultura dei furry è abbastanza unica. Mentre i fan di cose come Star Trek e Star Wars si uniscono per una passione comune nei confronti di uno specifico prodotto culturale e di un personaggio di quel prodotto culturale, non è così per i furry che si costruiscono le loro identità – chiamate fursonas. “Essere furry non vuol dire essere un fan di una serie o di un personaggio”, mi dice Matt Berger, che gestisce le relazioni coi media del MFF. “Qui noi siamo fan l’uno dell’altro”.
I furry sono unici anche nel modo in cui si appiccicano al fandom. Mentre alcuni amano vestirsi dalla loro fursona, altri preferiscono creare e condividere disegni e arte sul tema, mentre altri ancora apprezzano il senso di comunità che si respira. L’unica caratteristica che unisce davvero i furry, mi spiega Laurie, 38 anni, una libraia che somiglia vagamente a Elizabeth Warren, è che “ti devono piacere davvero tanto gli animali. Tutto qui. Tipo puoi essere semplicemente qualcuno a cui piace coccolare i gatti e considerarti un furry”.
Laurie, che partecipa al MFF ogni anno da 10 anni, ha sempre sentito un legame innato con gli animali. All’interno del fandom è piuttosto unica: non ha una fursona, che generalmente è il primo, cruciale passo nella cultura furry. La fursona può essere un qualsiasi animale o un mix di diversi animali, non è strano trovarne che mischiano animali acquatici e mammiferi, o mammiferi alati, o ibridi orso-cane-gatto-drago. Ma i nuovi arrivati sono incoraggiati a essere qualcosa di diverso da un lupo, un cane o una volte – gli animali di gran lunga più popolari nel fandom – e a seguire una certa logica interna alla comunità che per loro ha senso.
La fursona che si scegliere dovrebbe anche avere una personalità, che non deve essere necessariamente la stessa del suo proprietario. “Scegli un personaggio che identifica i tratti caratteriali che vuoi”, mi dice Phantom, 32 anni, una volpe con strisce arcobaleno sulla pelliccia, che fuori dal MFF fa l’ingegnere software. “All’inizio in genere il tuo personaggio tende a essere meglio del te stesso reale ma col tempo diventa sempre più simile a te, o come un tuo amico”.
Sviluppare una fursona di solito comincia con il creare o il commissionare una rappresentazione artistica del tuo personaggio. Se non sai disegnare puoi chiedere a qualche artista amatoriale di Twitter di farlo per te per 10 o 20 dollari; artisti più famosi nella scena arrivano a farsi pagare anche centinaia o persino migliaia di dollari. Da lì, il passo successivo è ingaggiare un designer per creare il costume del tuo personaggio o comprare un costume base di quelli che si vendono online. Per quello che ho visto, però, solo circa un terzo dei presenti al MFF indossavano i loro costumi – in parte perché sono molto costosi, arrivando anche a diverse migliaia di dollari. “Ne ho visto uno andare all’asta per 17mila dollari”, mi ha detto Slate, un akita. “Con gli stessi soldi mi sono comprato una Corvette del 1978”. (Per il suo costume, ha speso 6mila dollari).
Ma è anche perché imparare a indossare il costume non è facile. In primis perché lì dentro fa caldissimo e non è raro sentire di furry che alle convention svengono o di paramedici che in quelle situazioni di emergenza tagliano semplicemente il costume – il peggior incubo di ogni furry. E poi perché mangiare, bere e anche semplicemente guardarsi intorno sono attività difficili se si è in costume: andare a sbattere contro altri furry è probabile, andare a sbattere contro bambini piccoli quasi inevitabile. “Immagina di metterti tre paia di occhiali da sole uno sull’altro”, ha detto un husky dal palco del FurFest durante una conferenza. “Andare in giro con il costume da furry è esattamente così”. Più tardi ho potuto scoprirlo da me quando mi hanno prestato la testa di un costume da cane.
Per i furry che possono permetterseli, però, i costumi hanno una funzione precisa e importante – in particolare per il numero non basso di furry “neurodiversi”, come mi spiega Laurie. Molti furry hanno necessità speciali, come disturbi d’ansia o dello spettro autistico, e nella loro vita di ogni giorno fanno fatica a interagire con gli altri; per queste persone indossare un costume è una cosa che li facilita nelle interazioni sociali. “Le mie interazioni con le persone erano sempre imbarazzanti e non sapevo come fare conversazione”, mi dice Vanilla, 23 anni, una husky affetta da autismo. “Ma con gli animali non devi far finta di interessarti alle cose, non hai questi problemi”. Andare in giro con un costume le serve anche ad avere meno pressioni nell’interagire con le altre persone, che può essere una cosa difficile per chi soffre di autismo. “Le persone non pensano che io sia strana, pensano che io sia carina”.
Come mi ha detto un membro dello staff all’inizio del mio primo giorno alla convention, i furry non sono nazisti ma non è come dire che non ci siano nazisti tra i furry. C’è una piccola ma molto rumorosa minoranza di furry di estrema destra – che si organizzano tramite l’hashtag #AltFurry – che hanno tentato di far saltare altre convention in passato, come il Rocky Mountain Fur Con del 2016 in Colorado, causando una contro-protesta con lo slogan “Nazi furs fuck off”. “Si presentano solo per mettersi in costume e farsi cacciare fuori”, mi dice lo youtuber Artemis Wishfoot, 27 anni, un collie. Mi dice che uno di questi in una delle edizioni precedenti della convention si era presentato vestito da soldato tedesco della prima guerra mondiale, “quindi non aveva nemmeno capito cosa vuol dire essere furry”.
È stata forse l’esistenza di questa minoranza che ha spinto Milo Yiannopolous, un famoso troll di estrema destra, a pensare che presentandosi al MidWest FurFest avrebbe trovato un pubblico ricettivo. Lo scorso settembre Yiannopolous – che ha visto il suo pubblico restringersi in maniera drammatica dopo che è stato bannato da praticamente tutte le piattaforme – ha scritto che sarebbe andato al FurFest. Anche se ha detto di essere genuinamente interessato nella comunità ed è arrivato al punto di adottare un fursona (un leopardo delle nevi), l’annuncio ha causato una polemica enorme.
E la polemica è solo cresciuta dopo la risposta della convention alla decisione di Yiannopolous. Anche se gli organizzatori hanno cancellato la sua registrazione due giorni dopo che l’aveva annunciata, alcuni furry mi hanno detto di aver considerato la reazione troppo blanda e che Yiannopolous non avrebbe dovuto nemmeno potersi registrare. Berger, che gestisce la comunicazione del MFF, ha detto lo scorso dicembre che Yiannopolous era stato bandito dal festival per ragioni organizzative, non politiche. “Siamo un’organizzazione non-profit e non possiamo prendere posizioni politiche”, ha spiegato. “Per noi, sulla base di altre cose che avevamo sentito sui media, la sua presenza avrebbe richiesto misure di sicurezza aggiuntive che non possiamo permetterci”.
In ogni caso, per quanto si tratti di cattiva pubblicità, è sempre meno negativa per la sottocultura dell’idea comune e più diffusa dei furry – e cioè che scopano e basta.
Come fa notare Tang, anche nell’ambiente delle sottoculture e dei fandom i furry tendono ad avere una brutta reputazione da questo punto di vista, a suo dire immeritata. “Le convention di anime vendono porno e cuscini con stampati su i personaggi a grandezza naturale, eppure sono solo i furry a venire considerati una cosa per adulti”. E i furry stessi tendono a insistere con forza sul fatto che non ci sia niente di sessuale nella sottocultura e che chi afferma il contrario è male informato. “Per quanto sia facile generalizzare e dire che è solo una sottocultura sessuale, penso che quell’aspetto sia molto minoritario,” mi dice Wishfoot, che ha fatto un sondaggio su questo tema all’interno della comunità. Ha scoperto che il 60 percento degli intervistati non trovano niente di sessuale nell’essere furry, mentre il 40 percento dice di guardare porno o arte NSFW a tema furry ma di non fare sesso in costume da furry. “Un sacco di persone hanno interessi sessuali e fantasie che non realizzano effettivamente”, mi dice.
Ma anche dire che la sottocultura furry non abbia niente di sessuale in sé è esagerato, come dire che tutte le persone che si fanno le canne lo fanno solo a scopo terapeutico. Ok, è vero per un sacco di persone ma di certo non si applica a tutte. “Penso che il mondo kink e quello furry siano due cose sparate, ma che tendono a sovrapporsi”, mi dice Stormi, una veterinaria che al MFF teneva workshop sul kink e il consenso insieme al suo partner. In ogni caso, aggiunge, il sesso vestiti da furry è piuttosto raro. “Già è difficile pulire il costume così”, mi confida Toby, il compagno di Stormi.
L’aspetto sessuale della sottocultura furry non è esattamente un segreto. Molte delle opere in vendita al Dealers’ Den – l’angolo del MFF in cui si vendono disegni e artwork – era a tema sessuale, se non esplicitamente porno. Aspetto interessante: il soggetto di gran lunga più rappresentato è Nick Wilde, la volpe antropomorfa del film Disney Zootropolis. Ci sono anche venditori di sex tot – come Bald Dragon, che vende dildo artigianali a forma di drago – e che vendono molto di più degli stand più family-friendly della convention. “C’è una parte del pubblico che incorpora la cultura furry nella propria vita sessuale? Ovviamente, stando alle vendite e a un sacco di altre cose, sì”, mi dice Berger. “Penso che l’approccio che abbiamo al riguardo sia che fanno parte della comunità ma che non sono rappresentative”.
Il fatto che un numero sproporzionato di furry si identifichi come LGBTQ permette un grado di sperimentazione e di apertura rispetto, ad esempio, al fandom anime. Uno studio del 2012 ha scoperto che meno del 30 percento dei furry si identifica come eterosessuale, rispetto al 96 percento della popolazione generale. A conferma di questo, pochi minuti dopo essere arrivato alla convention ha sentito un tizio dire “tieni la tua eterosessualità lontana da me”.
“Ci sono persone che sfruttano il fatto di essere furry per esplorare la propria sessualità e identità di genere”, mi dice Laurie. “Le persone che non vogliono ammettere di star sperimentando o che non possono per qualche motivo cambiare il proprio sé fisico, vanno online e si creano la loro fursona.”
L’idea diffusa secondo cui la comunità furry sia qualcosa di puramente sessuale deriva forse da incomprensioni e stereotipi simili associati alle persone LGBTQ in generale. Ma alcuni furry LGBTQ mi hanno detto di essere attratti dalla comunità proprio perché la considerano uno spazio dove il genere e l’identità sessuale non sono importanti. “Nella mia esperienza, appena dici di essere gay sei Gay con la G maiuscola. La tua sessualità diventa la cosa più importante della tua persona”, mi dice Ragabash, 34 anni, un coyote. “Questa cosa nella comunità svanisce, perché siamo tutti qui che ci divertiamo vestiti da animali”.
Storicamente ci sono sempre state tensioni tra i lati NSFW e SFW della comunità furry. Nei primi anni Duemila si è formato un sotto-gruppo dedicato a ridurre la presenza di quella che giudicavano essere una “perversione” all’interno della comunità. Questo gruppo, noto come “burned furs”, oggi è relativamente piccolo ma c’è un numero non indifferente di furry che ne condividono le idee.
Uno di loro è Lazer, un lupo, che è cresciuto in Florida in una famiglia molto religiosa. All’inizio, mi racconta mentre mangia insieme alla famiglia fuori dalla sala da ballo dell’Hyatt, i suoi genitori erano contrari al fatto che frequentasse la comunità, perché non sapevano come avrebbe fatto a conciliare la cosa con la sua fede religiosa. “Il mio primo errore è stato andare su Wikipedia e scoprire l’aspetto deviato della comunità”, mi dice sua madre Jolie. Dopo aver pregato e dopo aver parlato della cosa con un terapista,s blazer ha deciso di buttarsi, anche se è ancora a disagio con l’enorme numero di persone LGBTQ nella comunità per via della sua visione “biblica” dell’omosessualità. “Continuo a pensare ‘devo portare la luce in questi luoghi oscuri’”, mi dice, apparentemente senza pensare a come si concilia questa sua visione con il fatto che la società di suo non è proprio tollerante nei confronti degli adulti che si vestono da animali colorati.
Per tutto il FurFest, anche se non ho mai fatto domande al riguardo, la conversazione è spesso arrivata a toccare un punto preciso: i furry diventeranno mai mainstream? Alcuni dei presenti alla convention, in particolare quelli che fanno parte della comunità da più tempo, credono che questo stia già accadendo, come dimostra la presenza dei bambini con i loro genitori. “Io non ho mai detto ai miei di essere furry. Non mi sognerei mai di portare qui i miei genitori, se avessi di nuovo 15 anni”, mi dice Laurie. “Ma è una cosa che vedo sempre più spesso. Hanno quasi sempre questo sguardo da papà terrorizzato ma perlomeno sono qui”.
La popolarità crescente di eventi come il ComicCon sta contribuendo a questa tendenza. “Da quando è uscito Iron Man, nel 2008, c’è stato un cambiamento e la cultura nerd è diventata sempre più accettata nel mainstream”, mi dice Tang. Eppure, aggiunge Laurie, anche se oggi è più accettabile rispetto a prima dire che vai a un ComicCon o a una convention di fantascienza, questa cosa non si applica alle convention furry. “Se lo dicessi a qualcuno questi penserebbe subito che sono una pazza pervertita”, mi dice Laurie. Il diventare mainstream di qualsiasi sottocultura va di pari passo con il progressivo limare i suoi aspetti più selvaggi, e se i furry verranno mai accettati dalla cultura mainstream ciò avverrà solo dopo che gli elementi sessuali della comunità – anche se non hanno un ruolo centrale – saranno stati eliminati.
Più tardi, quella sera, ho ripensato a questo aspetto quando mi sono ritrovata in una sessione fotografica piena di gente vestita di latex e incontro Omni – una scrofa antropomorfa vestita di latex dal seno enorme, il sedere comicamente esagerato e apparentemente nessun buco nel costume per respirare, mangiare o parlare. Erano le 11 di sera, ben oltre i confini della fascia protetta della convention, e Omni poteva aggirarsi per le sale senza attirare l’attenzione di padri terrorizzati o il giudizio di draghi cristiani osservanti. Magari un giorno ci sarà una versione del MidWest FurFest dove i maiali antropomorfi vestiti di latex sexy non potranno aggirarsi per i corridoi alle 11 di sera, ho pensato, e anche se non sono né kinky né un furry l’idea mi ha reso triste.
L’ultima notte del MidWest FurFest, prima che l’ultimo gruppo di furry coi postumi di una sbronza levasse le tende dall’Hyatt, sono andato a un rave di furry. Ho visto una volpe coperta di decorazioni natalizie ballare lentamente con un babbuino. Ho visto una zebra con le strisce color arcobaleno. Ho visto una puzzola con uno zainetto Adidas stringersi a un topo grigio e rosso. E ho visto una “gatta… pesce… tigre… qualcosa, insomma non so cosa sono”, come si è descritta una ragazza che mi è subito sfuggita.
Oltre a lei, che era palesemente fatta, nessuno stava facendo niente di che: un ballo del liceo sarebbe stato una scena più perversa. Eppure quando ho postato un video del rave su Instagram è stato subito eliminato perché considerato contenuto inappropriato che violava le policy del social. Quella sera, scrollando il mio feed, ho visto un sacco di post misogini di pagine meme e foto di influencer adolescenti seminude, eppure evidentemente il video di un ippopotamo che balla con una tigre è considerato offensivo.
Quindi forse la questione non è se noi tutti un giorno accetteremo i furry. Forse la questione, tanto per cominciare, è perché mai i furry dovrebbero voler la nostra approvazione quando possono esistere felicemente in posti come il FurFest dove i ratti e le puzzole ballano insieme, le volpi abbracciano i lupi, i maiali vestiti di latex fanno quello che vogliono con altri maiali vestiti di latex, e in generale la comunità porta la sua luce in posti oscuri, vive come gli animali che vivono nella sua mente e attende solo il giudizio delle sue divinità, metà umane e metà animali.