Le canzoni di Sanremo 2020 sono molto più ritmate di quelle delle passate edizioni e strizzano l’occhio alle radio. Al primo ascolto non ci sono le nuove Soldi o Rolls Royce. Nel presentarli, Amadeus ha spiegato che i 24 brani in gara sono stati selezionati ascoltando 210 pezzi. Ecco le prime impressioni. Con un’avvertenza: è stato possibile sentire le canzoni solo una volta.
Achille Lauro “Me ne frego”
Lauro firma il testo del brano, composto insieme a Daniele Dazi, Daniele Mungai, Matteo Ciceroni ed Edoardo Manozzi. Non riesce a bissare l’exploit di Rolls Royce, ma sforna una sicura hit dance di ispirazione fine anni ’80, primi ’90. Chi si aspettava una svolta mistica, rimarrà deluso: su Instagram, tra San Francesco e tarocchi, Lauro ci ha depistati. Qui si parla di quanto ci si estranei quando ci si innamora. Achille sa il fatto suo, ma fare il boom per due volte di seguito non è semplice.
Alberto Urso “Il sole ad Est”
Alberto Urso is the new Alessandro Safina. Il brano è firmato da Pietro Romitelli e Gerardo Pulli, anche loro come Alberto Urso ex concorrenti di Amici di Maria De Filippi. Il pezzo, ovviamente, parla d’amore e tira in ballo il sole, il faro, il mare. Urso si perde in una serie di acuti in crescendo, su sonorità a metà strada tra Bocelli ed Enya. Il tutto è retorico, gli italiani all’estero ringraziano. Forse l’Est del titolo è riferito a Russia e dintorni, dove la canzone potrà avere successo.
Anastasio “Rosso di rabbia”
Il rapper vincitore di X Factor arriva al festival con un brano con chitarre rock e un ritornello che ricorda vagamente 90Min di Salmo. Non è un caso (forse) se tra gli autori figura Stefano Tartaglini (tra le firme di Playlist del rapper sardo), insieme a Luciano Serventi, Marco Azara e lo stesso Anastasio. Il pezzo ha buone possibilità di entrare tra i più suonati in radio.
Bugo e Morgan “Sincero”
La strana coppia firma il testo con Andrea Bonomo, che ha composto anche la musica insieme a Simone Bertolotti. La canzone, soprattutto all’inizio, ricorda L’assenzio (The Power of Nothing), che i Bluvertigo portarono a Sanremo nel 2001. Nel testo c’è una (neanche troppo?) velata critica alla società moderna e alle sue ipocrisie: quanto è difficile essere sinceri?
Diodato “Fai rumore”
Diodato firma testo e musica (con Edwyn Roberts). È «un invito ad abbattere i muri dell’incomunicabilità. Un atto di ribellione che ha l’amore come finalità, nel senso più ampio possibile». Vediamo se, dopo questo festival, Diodato avrà il successo che merita.
Elettra Lamborghini “Musica (e il resto scompare)”
Il testo è di Davide Petrella, la musica di Michele Canova Iorfida. L’intro ricorda la latineggiante The Rhythm Is Magic di Marie Claire d’Ubaldo, il testo racconta di una che si è “innamorata di un altro cabrón”. Le aspettative verso Elettra sono alte, ma il pezzo non fa saltare sulla sedia. Il ritornello-loop parlato ricorda quello di Ritmo vitale di Ambra Angiolini.
Elodie “Andromeda”
Mahmood e Dario Faini firmano questo brano dall’architettura non banale. Elodie è più matura e lontana anni luce da Tutta colpa mia presentata a Sanremo nel 2017. Tra venature hip hop e dance, la canzone non passa inosservata anche grazie al ritornello che sembra passeggero, ma non molla più. In radio la sentiremo fino allo sfinimento.
Enrico Nigiotti “Baciami adesso”
Il Grignanino tira fuori una canzoncina d’amore un po’ insipida, ma con un ritornello gradevole. A ogni modo, niente di che.
Francesco Gabbani “Viceversa”
Gabbani firma musica e testo (in tandem con Pacifico) di un brano che, con ogni probabilità, sarà un altro tormentone sull’equilibrio in una relazione di coppia in cui “sei tu che mi fai stare bene, quando io sto male”. Il ritornello contiene un delizioso fischiettare che non molla più le orecchie.
Giordana Angi “Come mia madre”
La canzone sul rapporto madre-figlia raggiunge vette di una banalità disarmante. Per intenderci: ci sono strofe in cui la cantautrice (che ha scritto il pezzo con Manuel Finotti) chiede scusa alla mamma per non averle mai detto quanto le voleva bene. Nel 2020. La Angi, poi, ha un timbro particolarmente simile a quello di Noemi. Il problema è che una Noemi c’è già.
Irene Grandi “Finalmente io”
“Da sempre arrabbiata, da sempre sbagliata” e da sempre fuori dal podio, eccezion fatta quando presentò La tua ragazza sempre. La canzone la scrisse Vasco, che firma pure questa (con Roberto Casini, Gaetano Curreri e Andrea Righi). La Grandi ha una voce che spacca e il pezzo merita.
Junior Cally “No grazie”
È una delle sorprese. Junior Cally firma un brano da Sardina, un rap muscolare dove tira in ballo il mojito di Salvini e Renzi che perde la partita e fonda un partito tutto suo.
Le Vibrazioni “Dov’è”
Ripetono continuamente il “Dov’è” del titolo. Il ritornello pop-rock c’è, ma non passerà alla storia. In radio potrebbe funzionare.
Levante “Tikibombom”
Parla degli “ultimi della fila”, di difendere le diversità. Il debutto di Levante al festival convince. E in radio andrà bene.
Marco Masini “Il confronto”
Rumors parlavano di una canzone fortissima. In realtà è Masini che canta Masini e fa Masini.
Michele Zarrillo “Nell’estasi o nel fango”
La svolta elettro-pop di Zarrillo. Sì, avete letto bene: quest’anno Zarrillo si vuole dare una svecchiata. Il risultato non è dei più convincenti, ma almeno si può dire che ci ha provato.
Paolo Jannacci “Voglio parlarti adesso”
La canzone che non ti aspetti. Anzi, la canzone sanremese che non ti aspetti. Jannacci ha scritto, con Andrea Bonomo (e le melodie di Emiliano e Maurizio Bassi) un brano delicato sull’amore di un padre verso la figlia. Il genitore parla alla piccolina, quando ancora la vita non l’ha fatta piangere. Una dolcezza non scontata, che non cade nella banalità. È canto consapevole di un padre che capisce che arriverà il momento in cui, per aiutare la figlia, non dovrà aiutarla più.
Piero Pelù “Gigante”
Il titolo è dedicato al nipote che considera il suo “Gesù, il piccolo Buddha”. La canzoncina del nonno rock è carina, ma non convince pienamente.
Pinguini Tattici Nucleari “Ringo Starr”
Saranno la rivelazione di questo Sanremo e il brano è destinato a diventare un tormentone radiofonico. Parte con un omaggio ai Beatles, e prosegue con un ritornello in cui si evince che, in un mondo di John Lennon e Paul McCartney, loro si sentono Ringo Starr. Il pubblico dell’Ariston (si spera) ballerà.
Rancore “Eden”
La mela come metafora degli accadimenti che hanno segnato la storia dell’uomo tirando in ballo l’11 settembre, l’Iraq, la Siria e il nostro “mondo proibito” e infernale. Testo molto forte, musica di Dardust. Potrebbe piazzarsi.
Raphael Gualazzi “Carioca”
Cosa fare se finisce un amore? Vivere alla giornata con divertissement musicali di ispirazione cubana.
Riki “Lo sappiamo entrambi”
L’ex di Amici canta che “qualcosa non torna”. È proprio così. Funzionerà, ma non tutto quello che funziona è interessante, no?
Rita Pavone “Niente (Resilienza 74)”
Sembra la nonna di Irene Grandi, ma l’ex Gian Burrasca fa il suo.
Tosca “Ho amato tutto”
La teatralità, l’interpretazione mai urlata, composta, credibile. Tosca canta il brano di Pietro Cantarelli con talento. Si parla di addio, di fine, di mancanza. E lo si fa con classe. Potrebbe arrivare sul podio.