Per la Giornata della Memoria, non solo drammi o biografie. “Per non dimenticare”, a volte una commedia può funzionare ancora meglio. Da Tarantino a Benigni, ecco i film da rivedere.
10Jojo Rabbit (2019) di Taika Waititi
Partiamo proprio da un caso di leggerezza applicata alla pagina peggiore della storia del ‘900: Taika Waititi si cala nei panni di un Hitler versione comedy, amico immaginario di un ragazzino di 10 anni (Roman Griffin Davis, meraviglioso) cresciuto a pane e nazismo. E usa la satira contro il Reich per lanciare un messaggio molto contemporaneo contro ogni forma di odio e discriminazione. Oscar per la miglior sceneggiatura non originale.
9Il bambino con il pigiama a righe (2008) di Mark Herman
Il cinema per ragazzi si misura con la Shoah. Da un celebre romanzo per l’infanzia, un film classico che affronta l’orrore “a misura di bambino”. Raccontando l’amicizia (im)possibile tra un ragazzino ariano e un coetaneo ebreo prigioniero ad Auschwitz.
8Il giardino dei Finzi Contini (1970) di Vittorio De Sica
Alla base c’è il capolavoro di Giorgio Bassani, alla regia il grande Vittorio De Sica, che vince il quarto (e ultimo) Oscar per il miglior film straniero. Le leggi razziali colpiscono una ricca famiglia ebrea di Ferrara e distruggono un’intera comunità. Indimenticabile Dominique Sanda nei panni di Micol: e pensare che il regista aveva inizialmente immaginato Patty Pravo in quel ruolo.
7Ida (2013) di Paweł Pawlikowski
Un mélo in rigoroso bianco e nero, diretto dal polacco Paweł Pawlikowski, che conquista l’Oscar per il miglior film straniero. Al centro c’è la ragazza del titolo, una giovane orfana che scopre di essere ebrea e scappa dal convento dove era stata protetta e cresciuta.
6Train de vie – Un treno per vivere (1998) di Radu Mihăileanu
Altro caso in cui la commedia è più forte del dramma. Anzi: riesce a commuovere anche di più. Il romeno Radu Mihăileanu immagina che sia “lo scemo del villaggio” a prevedere la deportazione (e a salvare il suo paesello). Il personaggio era stato inizialmente offerto a Roberto Benigni, impegnato però sul set della Vita è bella (vedi al numero 4). Scene corali memorabili, in un film che ha segnato gli anni ’90.
5Bastardi senza gloria (2009) di Quentin Tarantino
Anche Tarantino prova a ridere di Hitler. E mette a segno una delle sue satire più immaginifiche ed esilaranti. Il tenente Aldo Reine (Brad Pitt) recluta una squadra speciali di ebrei e li guida fino a uno dei finali più clamorosi del cinema recente. Prima di riscrivere la storia di Sharon Tate, Quentin aveva riscritto la Storia, punto.
4La vita è bella (1997) di Roberto Benigni
Il film italiano che ha incassato (finché non è arrivato Checco Zalone) e commosso di più della storia. E anche uno dei titoli nostrani più amati nel mondo, a partire dai tre Oscar: quello a Benigni come “lead actor” è l’unico mai assegnato a un interprete italiano. L’Olocausto è un grande “gioco”, che distrugge la Storia ma salva il futuro.
3Il figlio di Saul (2015) di László Nemes
I campi di concentramento “in soggettiva”. Per la prima volta, la tragedia della deportazione è vista direttamente dagli occhi di chi l’ha vissuta. Una scelta estetica ma anche etica, quella dell’ungherese László Nemes, che al suo primo film convince la critica internazionale: anche per lui, arriva l’Academy Award per il miglior film straniero.
2Schindler’s List – La lista di Schindler (1993) di Steven Spielberg
Basterebbe la bambina col cappottino colorato di rosso nel bianco e nero del rastrellamento nazista a renderlo un grande classico. Dopo tantissimi capolavori pop, Spielberg trova la sua consacrazione d’autore con un dramma in cui mette anche la sua storia. Sette Oscar e, per l’American Film Institute, il nono posto nella lista dei migliori film USA di tutti i tempi.
1Il pianista (2002) di Roman Polanski
L’incubo di un bambino nel ghetto di Varsavia diventa la parabola più universale sull’Olocausto che il cinema abbia mai ritratto. La partecipazione è ancora più sentita e sofferta perché totalmente autobiografica: quel bambino è lo stesso Polanski, che usa la vicenda del pianista Władysław Szpilman salvato dalla musica (un Adrien Brody da Oscar) per fare i conti col proprio passato. E quello di un intero popolo.