Kobe Bryant è morto. La notizia arriva sconvolgente. Colpisce come un pugno di un peso massimo. Un pugno allo stomaco, di quelli che toglie il respiro per degli attimi che sembrano eterni. Ma non solo. Oltre a togliere il respiro, fa male. Un dolore intenso, e devastante, che non si placherà dopo qualche secondo. E così una domenica sera normale, una di quelle serate che si doveva concludere guardando Napoli – Juventus in televisione, diventa qualcosa di diverso. Diventa un momento di riflessione con in sottofondo quella che ormai è diventata una partita di calcio come le altre. Una qualunque, che perde rapidamente di interesse. Perché nella mente scorrono tanti ricordi. Il pensiero vola a un ragazzino americano che si trasferisce con la famiglia in Italia. A un ragazzino che cresce, inizia a giocare a basket e, a soli diciassette anni, approda nella NBA. A un ragazzino che anno dopo anno diventa uomo. E poi campione, fuoriclasse, leggenda. In un mondo dello sport in cui si tende spesso a esagerare, e in cui è facile utilizzare termini roboanti a sproposito, Kobe se li meritava tutti. Kobe è entrato nell’immaginario collettivo per la sua storia e per le sue incredibili doti. Un uomo per cui le linee del campo erano un confine troppo stretto. Una vera e propria icona. Anche la storia dei videogiochi di basket, dal Draft del 1996 al suo ritiro (e oltre), è stata all’insegna di Kobe. Entra in scena già nella sua stagione da rookie, e per un ventennio abbondante diventa un personaggio che possiamo controllare con le nostri mani. Lo vediamo protagonista di evoluzioni incredibili nei titoli più marcatamente arcade. Oppure lo vediamo eseguire schemi e movimenti nelle simulazioni più realistiche. Console dopo console passa da pixel a poligoni, diventando anno dopo anno sempre più simile alla sua controparte reale. Arrivato a fine carriera è comparso, sempre da attore protagonista, in oltre una cinquantina di titoli. Ne abbiamo selezionati una ventina per voi, per ripercorrere la sua avventura tra Super Nintendo e Mega Drive, tra PlayStation e Xbox. Un viaggio con tante tappe, da vivere con un pizzico di malinconia. Un viaggio che, per quanto ci riguarda, si è concluso abbandonando il ruolo di semplici osservatori e indossando in maniera virtuale una maglietta dei Lakers. Vi consigliamo di fare come noi. Che sia del 1996 o del 2016. Che sia bianca, gialla o viola. Che abbia sulla schiena il numero 8 o il 24. Sia quel che sia. Basta che sia Kobe, pronto a esibirsi ancora una volta nel suo classico fade away o in una spettacolare schiacciata.