Stando a una nuova azione legale che li vede coinvolti, i Soundgarden hanno negato di aver privato la vedova di Chris Cornell della sua parte di royalties e rifiutano la sua pretesa di essere l’unica proprietaria di diverse registrazioni su cui Cornell stava lavorando al momento della morte.
La causa, i cui documenti sono stati visionati da Rolling Stone USA, arriva in risposta a quella presentata da Vicky Cornell lo scorso dicembre contro gli ex compagni di band del suo defunto marito, ovvero Kim Thayil, Matt Cameron e Ben Shepherd, oltre che contro il manager della band Rit Venerus. Vicky ha accusato i Soundgarden di averla privata della sua parte delle royalties per costringerla a consegnare loro alcune registrazioni in suo possesso risalenti a prima della morte di Chris Cornell.
Stando alla causa di Vicky, il suo ex marito avrebbe registrato sette pezzi nel suo studio personale in Florida nel 2017 senza che ci fosse alcuna prova che fossero destinati ai Soundgarden. Dunque Cornell (e ora la sua vedova) ne sarebbe l’unico proprietario. Vicky Cornell ha anche affermato di aver accettato di condividere le registrazioni con i Soundgarden, a patto che questi ci lavorassero insieme a uno dei produttori di fiducia di Cornell – ossia il veterano Brendan O’Brien – e la tenessero informata riguardo a un possibile album postumo e alle sue strategie di marketing. Vicky Cornell sostiene che i Soundgarden avrebbero poi deciso di far lavorare sulle registrazioni il loro produttore e le avrebbero detto di non essere disponibili a partecipare a “nessun tipo di processo di approvazione” riguardo all’album postumo.
Inoltre, Vicky Cornell ha accusato i membri del gruppo di aver rilasciato dichiarazioni false riguardo alla proprietà delle registrazioni inedite e dei motivi del contenzioso, e di averle impedito di accedere alla sua parte delle royalties “in un tentativo illegale di forzare la mano” per costringerla a consegnare loro le registrazioni.
Da parte loro, i Soundgarden affermano che le registrazioni inedite derivano da session di scrittura e registrazione della band che risalgono al 2015. Hanno anche respinto l’accusa di aver impedito a Vicky di accedere alle royalties, spiegando che nessun membro della band le sta ricevendo. “Al momento non siamo in possesso dei prodotti del nostro lavoro creativo,” hanno detto a Rolling Stone.
Marty Singer, il legale di Vicky Cornell, ha invece dichiarato: “Ovviamente siamo in disaccordo con la rappresentazione falsa degli eventi presentata dalla band e ci atteniamo alla verità dei fatti com’è riassunta nella nostra versione. È spiacevole che gli ex compagni di band di Chris stiano ora infangando la sua eredità con queste false accuse e continuando a impedire alla vedova e ai figli di accedere alle royalties, usandole invece per pagare le loro spese legali. Il problema in questo caso non è chi ha scritto le canzoni in questione, ma chi è proprietario di queste specifiche registrazioni, fatte da Chris da solo mentre risiedeva in Florida. Siamo fiduciosi del fatto che il tribunale ci darà ragione”.
Per quanto riguarda la proprietà delle sette registrazioni in questione, nei documenti della causa sono menzionate interviste a Cornell e Thayil che suggerirebbero che i Soundgarden stessero lavorando su quel materiale a partire dall’inizio del 2015. Sono anche menzionate sessioni di registrazione tenutesi nel corso dei due anni successivi fino ad aprile 2017, il mese prima della morte di Cornell. I documenti citano inoltre “e-mail tra i membri della band (incluso Cornell), scambi di file audio e testuali, metadati di file scambiati tramite Dropbox e altre prove tangibili di una registrazione ‘live’ della band che lavora e suona le canzoni nel suo studio di Seattle” per dimostrare che la band avrebbe la proprietà delle registrazioni.
Inoltre, il gruppo afferma che la stessa Vicky si sia riferita in varie occasioni alle canzoni chiamandole “i file SG”. Per quanto riguarda la sua affermazione che Cornell avrebbe prodotto le sette registrazioni nel suo studio in Florida nel 2017, la band dice che non solo molti dei file sono precedenti a quella data, ma anche che Cornell avrebbe registrato buona parte del suo materiale non in Florida ma a Seattle e New York e mentre era in tour con i Soundgarden.
Anche se è meno importante dal punto di vista legale, nei documenti la band cerca anche di respingere le accuse di Vicky Cornell secondo cui “se ne sarebbero fregati” della morte di Cornell includendo una spiegazione dettagliata di come la band ha appreso la notizia della morte del suo cantante. Dopo un concerto a Detroit il 17 maggio, i Soundgarden (Cornell escluso) hanno proseguito per la successiva data del tour a Columbus, in Ohio, mentre Cornell è rimasto indietro dicendo che sarebbe arrivato in aereo il giorno dopo perché non riusciva a dormire sul bus della band. Il gruppo avrebbe poi appreso la notizia della sua morte vedendo un post su Facebook. Sapendo di non poter tornare indietro a Detroit, dove sarebbero stati assaliti dalla stampa e interrogati dalla polizia, i membri della band avrebbero deciso di continuare per Columbus. Lì avrebbero “organizzato una veglia funebre nella sala conferenze del loro albergo, insieme a collaboratori, assistenti e amici, durata diverse ore”.