Ti amavo senza saperlo (1948) di Charles Walters – per la più classica delle domeniche
Titolo originale: Easter Parade. Perché tutto ha inizio durante la sfilata per la festa di primavera. Poi ci sono uova colorate, conigli che spuntano dai cilindri, e Fred Astair e Judy Garland che (per la prima e ultima volta) ballano insieme: vi basta?
Gioventù bruciata (1955) di Nicholas Ray – per un’interpretazione religiosamente alternativa
Il Vangelo secondo James Dean. Il “Cristo” del cinema anni ’50 è protagonista di questo cult che inizia proprio la notte di Pasqua. È lì che, in una stazione di polizia, si incrociano le vite di tre “ribelli senza causa”. Il resto è mito.
Jesus Christ Superstar (1973) di Norman Jewison – per cantare in piedi sul divano
Lasciamo perdere i polpettoni biblici su vita, morte e miracoli (è il caso di dirlo) di Gesù. A meno che non siano musical. Questo è il capolavoro di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice, senza se e senza ma. L’adattamento è un po’ datato, ma mostra Cristo come un fricchettone anni ’70. Cool ancora oggi.
Io e Annie (1977) di Woody Allen – perché i pranzi (anche da isolati) facciamoli come si deve
La famiglia Singer (cioè quella di Alvy/Woody Allen) e la famiglia Hall (quella di Annie/Diane Keaton) riunite attorno al tavolo per il sacro rito. «Non posso credere a questa famiglia», dirà Woody, che per un attimo si trasforma pure in rabbino. Pasqua con chi vuoi? Mica tanto.
Brian di Nazareth (1979) di Terry Jones – per essere blasfemi quanto basta
Vedi sempre alla voce: film religiosi che religiosi non lo sono per niente. Anzi, la satira dei Monty Python fu addirittura accusata di blasfemia (al pari, qualche anno dopo, dell’Ultima tentazione di Cristo di Scorsese: ma questa è un’altra storia). Avevano ragione loro: fa ridere oggi più di ieri.
Fiori d’acciaio (1989) di Herbert Ross – per (ri)scoprire la sorpresa Julia Roberts
Da Natale a Pasqua, le vite delle donne di una delle dramedy più amate degli anni ’80 si complicano, finiscono, ripartono. Fino alla sorpresa finale: non nell’uovo, ma in sala parto. Sally Field, Shirley MacLaine, Dolly Parton, e una Julia Roberts “Easter egg” che ruba la scena alle divine.
Generazione X (Mallrats) (1995) di Kevin Smith – perché non ne possiamo più dei coniglietti
Pasqua al centro commerciale con sorpresa: la vendetta dell’Easter bunny. Che si ribella ai bambini in fila per una foto con gli ovetti. A dissacrare una volta per tutte la più dolciastra delle feste, ci voleva lo scorrettissimo Kevin Smith. Una domenica bestiale: e stavolta i coniglietti non c’entrano.
La fortuna di Cookie (1999) di Robert Altman – per vedere gente che sbrocca, davvero
È nella domenica santa che le pazzissime sorelle Dixon (Glenn Close e Julianne Moore, due fuoriclasse nelle mani del fuoriclasse Altman) scoprono che la loro vecchia zia s’è ammazzata. Non si può certo disonorare la famiglia: non a Pasqua, quantomeno. Il piano dunque si fa diabolico. E, ovviamente, sbraca. Pasqua sull’orlo di una crisi di nervi.
Chocolat (2000) di Lasse Hallström – per fare indigestione di zuccheri
In quale periodo dell’anno sarebbe mai potuto essere ambientato un film con questo titolo? Le delizie della pasticciera Juliette Binoche contrappuntano, fino alla festa finale col dolce (pure lui) gitano Johnny Depp, la love story più stucchevole che si ricordi. Ma, almeno a Pasqua, gli zuccheri son concessi. In abbondanza.
Hop (2011) di Tim Hill – per togliersi i bambini di torno un paio d’ore
Poteva mancare un coniglietto? Certo che no. Qui c’è C.P., figlio del Coniglio Pasquale (sic) che deve prendere in spalla l’eredità paterna: peccato che sogni Hollywood. Il più classico dei family movie, ma che può essere visto come un trip psichedelico. Del resto, la voce originale dell’Easter bunny è quella di Russell Brand.