Nessun cambiamento post coronavirus. Resteremo mammiferi con attacchi di panico per milioni di anni | Rolling Stone Italia
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Nessun cambiamento post coronavirus. Resteremo mammiferi con attacchi di panico per milioni di anni

Finché potrà dire “io” l’essere umano resterà tale e quale a com’era nelle caverne. Cercherà di riempirsi la pancia e una volta riempita la pancia cercherà di riempirsi l’ego

Nessun cambiamento post coronavirus. Resteremo mammiferi con attacchi di panico per milioni di anni

Foto: Anastasiia Chepinska on Unsplash

Gli uomini non cambiano. Neanche le donne. Finché potrà dire “io” l’essere umano resterà tale e quale a com’era nelle caverne. Cercherà di riempirsi la pancia e una volta riempita la pancia cercherà di riempirsi l’ego. Diciamo “la Natura”. Ma noi chi siamo, Babbo Natale? Siamo figli un po’ sbilenchi della Signora, che evidentemente l’ha data a destra e a manca, ma sempre suoi figli siamo. A volte ci lasciamo prendere la mano con tutte quelle storielle di fissioni atomiche e gas asfissianti, va bene. Però combiniamo anche delle figate. Prendete i termitai, che le guide dei safari ti indicano tutte gioconde: “Arrivano a cinque metri di altezza quei cosi” spalancano gli occhi sopra le loro camicette kaki. Beh, confrontateli un po’, ‘sti termitai, con l’Empire State Building. Chi vince? Cazzo di termiti. Senza contare i nostri slanci di generosità. Le termiti ce l’hanno l’8 x mille? Cazzo di stronze. Che poi mordono.

Abbiamo pure conservato i nostri difettucci. Magari la moglie scuoce la pasta e quello la strozza. Le termiti no che non l’ammazzano, la moglie. Che poi è la regina. Sono molto rispettose con la regina, le termiti. Magari noi chiudiamo nei campi di concentramento qualche milione di nostri simili e le termiti non li sanno mica costruire, i campi di concentramento, perché quelli si sviluppano in larghezza mentre le termiti hanno questa mania verticale. E pensare che i campi di concentramento nascono proprio quando qualcuno si fissa con l’uomo nuovo. Così gli uomini vecchi non servono più e vanno accoppati. Poi ci si accorge che l’uomo nuovo non è così nuovo e allora “abbiamo scherzato” e si ricomincia daccapo. No, non siamo mai cambiati di un acca e non cambieremo neanche dopo il coronavirus. Se sentite qualcuno che già vede in arrivo l’uomo nuovo voi datevela subito a gambe, non volesse il cielo gli sembraste un po’ vecchi: magari poi quello piglia e vi sbatte in un forno crematorio.

Non la nostra mente, la società intorno a noi è cambiata. Organizza tutte queste pance e tutti questi ego da riempire. Io dico che la democrazia liberale lo fa meglio delle società precedenti e, chissà, forse anche di quelle future. Però sono nato negli anni ‘80 del ‘900 col culetto sul burro in una famiglia borghesuccia di provincia che mi ha ammaestrato a non dire buon appetito al prezzo di svariati ovini Kinder. I barboni che ho conosciuto alla Caritas avevano idee meno chiare sulla democrazia liberale.

Voglio dire, la Rivoluzione francese ci ha dato molti vantaggi, come di scrivere “Conte: prrrrrrrr!” senza rischiare di essere appeso a un pioppo per il collo. Ma forse a un nobile ghigliottinato non gli è andata così a genio, la rivoluzione. È piacevole non morire a tre anni. Perché nei settanta successivi ti può capitare di mangiare un’aragosta e perfino di fare l’amore. E magari nel medioevo crepavi a tre anni. Però non mi sento di giurare che il 2020 sia migliore delle migliaia di anni di Storia precedenti. Cos’è bene per l’uomo? Prendi Ceaușescu. Ceaușescu era un farabutto ma per Ceaușescu non deve essere stata una pacchia quando un plotone d’esecuzione ha crivellato con cento proiettili di AK-47 Ceaușescu e la moglie di Ceaușescu.

Prendi Platone, un tizio vissuto davvero un sacco di tempo fa. Platone osserva te ritorto su quello schermo che proietta piccole piatte immagini del mondo, e il mondo vero attorno a te tu nemmeno lo vedi, e allora il vecchiaccio grida: “Quindi non era una puttanata quel mito delle caverna che mi ero inventato: eccola lì la caverna!”. 
Magari cambia un uomo, dieci uomini, magari gli prende un cambiamento a un paese intero. Sono cose che capitano, i cambiamenti. Ma sui grandi numeri non possiamo mica cambiare. È la statistica che ci fotte. L’illuminazione è come un infarto, solo più rara, e becca questo, poi quello, e quell’altro no. Nel profondo siamo sempre rimasti queste scimmie che si pentono di dover campare come tutte le altre scimmie, e cioè a discapito delle altre scimmie, ma ciò continua a non impedirci di campare a discapito delle altre scimmie. Così abbiamo tutte quelle strane reazioni che quando ce le hai, e avanti indietro per il corridoio scavi un solco nel pavimento, il tuo cane ti fissa reclinando la testa come fossi un chihuahua a tre musi: l’ansia, il senso di colpa, i rimorsi, gli attacchi di panico. E gli attacchi di bontà, che ti farebbero rischiare la vita così, d’impulso, per un’idea o per una persona anche se sai che entrambe non lasceranno comunque alcuna traccia nella trionfale epopea del nulla. Una roba così una termite con un minimo di criterio non la farebbe mai.

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