In quanto interprete di ballate più famoso della sua generazione, John Legend ha spesso rappresentato un’idea di pop universale che si riallaccia a un’era precedente alle divisioni e all’individualismo da hashtag, quando bastavano l’amore e una melodia perfetta. In un certo senso, Legend ha fatto per l’r&b quello che il suo amico Chris Martin ha fatto per il rock. È il re degli abbracci a mezzo pianoforte e diffonde positività con canzoni come la recente hit Conversations in the Dark, in cui promette che non cercherà mai di cambiarci, che ci amerà sempre allo stesso modo, come se la devozione potesse fermare il corso della storia.
Non può, ovviamente, e Legend lo sa benissimo. Nel corso degli ultimi anni è diventato una delle voci progressiste più note di Twitter: attacca con intelligenza e passione Trump e semina indizi su una possibile discesa in politica, magari un modo per mettere l’umanità evocata dalla sua musica al servizio della cosa pubblica.
Bigger Love, il suo settimo album, mostra quanto raffinati possano diventare la sua scrittura e i suoi messaggi sociali. È come se avesse costruito uno Sturm und Drang romantico e leggero: ascoltate il modo in cui Ooh Laa mischia insieme il classico I Only Have Eyes for You dei Flamingos con una linea di basso hip hop, mentre Legend infila una serie di versi sensuali con l’aria di un vero gentiluomo. Remember Us è un soffice omaggio ad Al Green, con un’apparizione di Rapsody, una conscious rapper del Sud degli Stati Uniti che nomina Kobe, Nipsey e Biggie, trasformando storie tragiche in dolci ricordi. Don’t Walk Away è una richiesta di perdono prima della fine di un amore, in cui compare la nuova star del reggae Koffee.
Legend dice che gli eventi recenti hanno reso Bigger Love «più rilevante». È vero e la title track, un brano che brilla come una hit di Drake, è un’ode a chi resta positivo «mentre il mondo sembra cadere a pezzi». Il singolo Actions è ancora più luminoso e Legend canta «le azioni sono più forti… delle canzoni d’amore» come se volesse mettere in discussione l’efficacia stessa del mainstream più sdolcinato mentre il mondo è in fiamme.
Il desiderio di raggiungere un amore universale è espresso al meglio nell’ultimo pezzo del disco, Never Break. È una ballata epica che parla di essere solidali nonostante ostacoli insormontabili. Legend canta di un matrimonio, eppure mentre la voce sale di registro insieme agli archi e il testo parla di «qualcosa di più forte del dolore», sembra quasi di guardare le immagini di un telegiornale del 2020: i medici in prima linea, i manifestanti inginocchiati insieme ai poliziotti, gli elettori in fila ordinata. È un’America sofferente, ma che non abbassa la testa e cerca di immaginare un futuro assennato, radioso e generoso come l’uomo che canta questa canzone.