Il compito di un songwriter è rappresentare l’incertezza e l’ambiguità della vita, non dar voce a idee politiche. Lo spiega Nick Cave in un nuovo scritto pubblicato sul suo sito The Red Hand Files.
In risposta a un fan neozelandese che gli chiede se non si penta di non avere scritto canzoni schierate apertamente, Cave risponde che «i miei pezzi migliori sono quelli impegnati in una lotta interiore fra visioni e stati d’animo di segno opposto. Raramente affermano una verità precisa. Abitano lo spazio liminale che separa vari punti di vista».
I pezzi che rispondono a un’agenda politica, continua Cave, non rispondono a un interesse autentico per le sfumature e la neutralità. «Hanno lo scopo di far passare un messaggio nel modo più chiaro e persuasivo possibile. Anche questo tipo di canzone ha un suo valore, ma nasce di solito da una combinazione di rigidità e zelo che personalmente non possiedo». Lontane da punti di vista e opinioni inflessibili, le canzoni di Nick Cave non sono fatte «per salvare il mondo, ma per salvare l’anima del mondo».
Nick Cave afferma di avere ben poco controllo sulle canzoni che scrive. «Sono spesso scivolose, amorfe, hanno traiettorie poco chiare, sono tentativi senza preconcetti di comprendere i misteri del cuore. Potrei scrivere una canzone di protesta, ma lo percepirei come un compromesso, non perché non ci siano cose a cui sono fondamentalmente contrario – ci sono – ma perché userei il mio talento per parlare di cose che considero moralmente ovvie. Ho ben poca inclinazione a farlo. Non è quel che faccio».