Uno dei tiktok più visti nelle ultime settimane sul profilo di @OfficerCortese lo mostra rispondere alla domanda “ti piace fare il poliziotto?” . “Mi piace, ma non tanto”, dice facendo il lipsync su un audio di Cattivissimo me. Poi c’è un taglio e si vede Cortese su uno sfondo di fiamme con la frase “essere un poliziotto a maggio e giugno” e lui dice “non mi piace”.
Cortese, che ha chiesto di restare anonimo, è un poliziotto di 27 anni che vive in una cittadina del Montana. Ha gli occhi blu ed è belloccio, cosa che per sua stessa ammissione ha contribuito a fargli accumulare 172mila follower, il 70 percento dei quali sono ragazze, in poco più di un mese e mezzo. “Mi dicono cose tipo, ‘cosa devo fare per farmi arrestare da te?'”.
Ma non è solo il suo aspetto che l’ha reso famoso. Il suo account è un esempio perfetto del sottogenere del “TikTok della polizia”, nel senso che lo usa per ridere degli stereotipi associati alla professione e promuovere un’immagine positiva e umanizzata della polizia. Qualcosa che, nel bel mezzo delle proteste per la morte di George Floyd e del movimento Black Lives Matter, è praticamente impossibile.
Il TikTok della polizia è pieno di giovani poliziotti bellocci come Cortese. Il genere è così ben strutturato che ci sono presino delle compilation su YouTube con i contenuti più cringe. “Se fai il poliziotto hai un sacco di tempo libero”, dice a Rolling Stone Richard Kania, professore di Criminal Justice alla Jacksonville State University, nel tentativo di spiegare l’appeal della piattaforma per gli agenti. “Non puoi lasciare la volante, non puoi fare un giro e fare una pausa. Hai solo la tua body cam e il tuo cellulare. TikTok è solo un modo come un altro di passare il tempo”. La tolleranza dei superiori per i social media è qualcosa che apparentemente varia di dipartimento in dipartimento. Cortese afferma che “alcuni ti fanno il culo” se usi TikTok, ma le regole del suo dipartimento non proibiscono in modo esplicito l’uso dei social media, anche se non ne ha mai parlato con il suo comandante.
Daniels, che era già famoso su Vine, è migrato su TikTok nel 2018, quando la app si chiamava ancora Musical.ly. Oggi fa l’influencer full time (ha lasciato il lavoro in polizia nel 2014) e dirige Humanizing the Badge, un nonprofit creato dalla moglie di un poliziotto che cerca di “aiutare a costuire una relazione piàù forte tra i poliziotti e le comunità che servono”. Questi sforzi includono tentativi di andare a parlare direttamente con le comunità, come un viaggio a Ferguson, in Missouri, per parlare con i cittadini in lutto dopo l’uccisione di Michael Brown nel 2014.
Ma su TikTok, l’hashtag #humanizingthebadge è pieno di video di poliziotti che fanno le challenge e che si prendono in giro. Un video mostra un poliziotto in uniforme che spara con una pistola ad acqua nella bocca di un cane sulle note di Pew Pew Pew di Auntie Hammy, un altro è un meme in cui un poliziotto finge stupore vedendo un guidatore ubriaco passare con successo un test del palloncino. E non mancano i contenuti a tema poliziotti, caffè e ciambelle.
La maggior parte degli influencer spesso insiste sul non avere scopi nascosti e fare ciò che fa solo perché adora postare branded content. Non è così per i poliziotti di TikTok, e in particolare per quelli che usano l’hashtag #humanizingthebadge. Sono molto chiari sul perché sono lì a fare quello che fanno: è una campagna di pubbliche relazioni per la polizia. “Anche se le persone hanno avuto esperienze negative con la polizia e hanno un’opinione negativa della polizia, vedono i poliziotti su TikTok e pensano ‘simpatici'”, spiega Cortese. “È bello vedere la polizia uscire per un attimo dal proprio ruolo”.
Lo scopo è promuovere un’immagine dei poliziotti come dei buffi ma benigni guardiani della pace, anche se quest’immagine promossa su TikTok fa a pugni con la realtà. Come nel caso di Anthony Johnson, nome utente @ohnoitsdapopo, che ha 1,2 milioni di follower e l’anno scorso è stato indagato dopo la pubblicazione di un video che lo mostrava prendere a pugni in faccia un uomo disarmato. Un’indagine interna della polizia ha assolto Johnson dall’accusa, e lui non ha risposto alle nostre richieste di commento).
Non c’è solo un elemento di autodifesa di corpo in tutto ciò. “C’è questa mentalità all’interno della polizia che è ‘siamo noi contro il mondo’, e l’idea che nessun altro capisca quello che vivono i poliziotti”, afferma Jim Mulvaney, professore nel Dipartimento di Legge e Studi sulla polizia del John Jay College of Criminal Justice. “Specialmente in momenti di tensione, quando ogni volta che accendi la televisione senti notizie negative sulla polizia, i poliziotti sono ipersensibili. I social media stanno dando ai poliziotti una voce che non hanno mai avuto”.
Uno degli scopi non detti di #humanizingthebadge è rendere apolitica la polizia. Daniels dice che cerca di evitare di pubblicare contenuti politici, e lo stesso fa Cortese. Ma persino per un osservatore casuale non è difficile accorgersi delle idee politiche di destra di Cortese: sulla sua pagina c’è un codice sconto per Patriotic Pump, un sito che vende magliette con slogan come “Fire your guns” e “love squats not thots”.
Con le proteste per la morte di George Floyd, però, è diventato sempre più difficile per i poliziotti di TikTok evitare di scendere nell’arena politica. Questo è dovuto in parte alla brutalità della morte di Floyd e alla dinamica piuttosto chiara del suo assassinio. Molti agenti di polizia dicono di essere rimasti scioccati dal video. “Io sono uno di quelli che dicono sempre che bisogna aspettare i fatti e le conclusioni e non correre a dare giudizi sulla base delle prime impressioni. Ma dopo aver visto quel video non credo che ci sarà modo di farmi cambiare idea al riguardo”, spiega Daniels.
Cortese dice che riceve spesso domande su cosa pensa del movimento Black Lives Matter, e anche se risponde ai singoli comementi per ora non ha voluto farlo ufficialmente su TikTok. Uno dei suoi post più recenti non riguarda George Floyd o le proteste, ma è lui che balla su Call on Me di Eric Prydz. “Cosa devo dire, come posso far cambiare le cose?” risponde quando gli viene chiesto perché non dà seguito ai commenti degli utenti che gli dicono di prendere una posizione esplicita contro le violenze della polizia. “L’unica cosa che posso fare è andare al alvoro e fare del mio meglio per trattare tutti in modo equo”.
Ma anche se alcuni commentatori vogliono che prenda posizione, lui dice che la vasta maggioranza preferisce vederlo esattamente come si presenta: non come una rappresentazione di un’istituzione problematica, violenta e razzista, ma come uno dei poliziotti buoni in mezzo a tante mele marce. E la natura virale di TikTok gli rende piuttosto facile presentarsi in questo modo. “Vogliono diffondere positività e tenermi lontano dalla negatività”, afferma.