Di solito funziona così: i produttori stanno seduti al banco da mix dello studio di registrazione e danno indicazioni ai topliner – ovvero i cantanti e autori responsabili del testo e della melodia che accompagna il beat – che si trovano in sala d’incisione.
Questa storica relazione professionale si è ribaltata durante la quarantena. Costretti a stare lontani dagli studii di registrazione, molti topliner sono stati costretti a fare tutto da soli, scrivendo, registrando e mixando i pezzi in isolamento e mandando le tracce vocali ai produttori. Questo metodo di lavoro individuale li ha messi sullo stesso piano dei producer nella stesura definitiva del pezzo.
Gli autori, soprattutto chi lavora nel toplining, «hanno imparato a fare nuove cose, tra cui registrare la voce, produrre e usare nuovi strumenti», spiega Amanda Hill, vice presidente A&R per la West Coast di Sony/ATV. Ad esempio, Freddie Wexler ha scritto Stuck With You di Ariana Grande e Justin Bieber su Zoom, e molti produttori stanno aiutando gli autori a mettere a punto l’attrezzatura e – sostanzialmente – a produrre musica in autonomia.
«Essere autosufficienti è molto importante, ce l’ha insegnato l’isolamento», dice il produttore (e vincitore di un Grammy) Rodney Jerkins, che ha lavorato con Beyoncé, Jennifer Lopez e Michael Jackson. Durante il lockdown, Jerkins ha organizzato session su Zoom con artisti come Emeli Sandé e ha scambiato materiale per continuare a produrre musica in remoto (il singolo di Sandé Prayed Up verrà pubblicato presto). Jerkins sostiene che se i topliner possono registrare autonomamente le loro parti vocali, tutto il processo diventa più rapido e scorrevole. Consiglia un setup casalingo che comprende ProTools, Logic o Ableton, più hardware come un microfono digitale State e un preamp API 512c.
Alcuni topliner erano già più che preparati alle sfide della quarantena. Nija Charles, autrice di 22 anni che di recente ha collaborato alla scrittura di Rain On Me di Lady Gaga e Ariana Grande, oltre a pezzi di Beyoncé, Cardi B e Jason Derulo, fa parte di una nuova scuola di topliner che considera fondamentale la capacità di saper produrre la musica tanto quella di saper scrivere e cantare.
«Quando avevo 17 o 18 anni ho fatto lo stagista in uno studio di registrazione di New York, il Blast Off», racconta. «Mi mettevo da una parte e guardavo il fonico, in quel caso il proprietario dello studio, e prendevo appunti. Poi, quando sono andata al Clive Davis Institute of Recorded Music dell’Università di New York, ho studiato la compressione e l’equalizzazione, ho imparato facendo pratica». Charles, che dice di amare «armonie vocali folli» e arrangiamenti stratificati, sottolinea quanto sia importante sposare melodie accattivanti e testi rilevanti con la capacità di saperle registrare bene.
Kirby Lauryen, topliner che ha studiato al Berklee College of Music, è entrata a far parte del roster di Roc Nation Music Publishing dopo aver scritto un pezzo al giorno su YouTube per 275 giorni, e successivamente ha collaborato a hit come FourFiveSeconds di Rihanna e Break Your Heart Right Back di Ariana Grande. Dice di essere tutto tranne una grande ingegnere del suono, ma che è sufficientemente brava da registrare i suoi appunti nel suo studio casalingo, con un setup che comprende un’interfaccia Apollo Twin, un microfono Neumann TLM 103, ProTools e un MacBook Pro. La disciplina si è rivelata cruciale durante la quarantena: «È fondamentale saper registrare senza aver bisogno di qualcun altro nello studio», dice. «Non importa se usi Garage Band, assicurati di saper registrare le tue idee».
Questa abilità tecnica le permette anche di lavorare meglio con i produttori. «Amo cambiare la tonalità delle canzoni. Spesso il produttore manda il pezzo nella tonalità che gli sembra più naturale, e io la cambio con Elastic Properties di Pro Tools. È incredibile quanto questa modifica possa cambiare radicalmente le melodie e le emozioni trasmesse da un pezzo».
Lauryen aggiunge che dopo l’omicidio di George Floyd e le proteste che sono esplose in tutti gli Stati Uniti, il lavoro in remoto e le registrazioni autoprodotte le hanno permesso di affrontare il tema del razzismo in maniera diversa dal passato.
«Avevo diverse session fissate per i giorni successivi alla morte di George Floyd, era un momento di grande emotività, ma non volevo cancellare tutto all’ultimo momento», dice. «Sono felice di non averlo fatto, perché tutte quelle session si sono trasformate in lunghe conversazioni sul razzismo. Avevamo bisogno di parlare del white privilege e di cosa significa per una donna nera lavorare con uomini bianchi. Erano scioccati, non sapevano quanto razzismo subdolo subiscono i neri nell’industria discografica». Per esempio, dice, agli autori neri è chiesto di scrivere melodie hip hop anche se di solito lavorano in generi diversi. «Ho deciso di essere ancora più attenta con i miei testi e il mio stile di autrice», dice Lauryen. «Mi rifiuto di trasformare la nostra musica e la nostra cultura in una farsa».
Non si sa quando gli studi di registrazione riapriranno a pieno regime, né è dato sapere quale ruolo interpreteranno i topliner. Adrian Nunez, collega di Hill e vicepresidente di A&R per Sony/ATV, nota che non tutti vogliono imparare a produrre in indipendenza e che è probabile che in futuro chi non lo farà verrà penalizzato. «Alcuni autori lavorano meglio di persona o hanno bisogno dell’atmosfera dello studio per dare il massimo».
In ogni caso, raccomanda agli autori di investire un migliaio di dollari per allestire uno studio casalingo, comprare un buon microfono e una buona scheda audio USB. Sa, però, che i soldi scarseggiano in questo periodo. Alcune etichette stanno aiutando gli artisti ad allestire i loro studi casalinghi, ma per gli aspiranti autori e per chi non lavora con una major la strada è in salita.