10Richard Jewell di Clint Eastwood – on demand
Un Clint Eastwood minore? Nient’affatto. Passato quasi sotto silenzio nella Awards Season (anche per colpa di una stupidissima polemica sessista che non stiamo nemmeno a riportare), l’ultimo biopic con la firma del maestro è un’altra parabola di (anti)eroismo capace di mettere in luce tutte le contraddizioni d’America: gli idoli confezionati nel tempo di un titolo di giornale sono con la stessa rapidità buttati giù dal piedistallo. A dare volto al personaggio del titolo, ovvero l’uomo che sventò un attentato durante le Olimpiadi di Atlanta del ’96 e poi fu (ingiustamente) processato per aver architettato tutto, c’è il grandissimo Paul Walter Hauser, già memorabile spalla in Tonya e qui protagonista totale, com’è giusto che sia.
9Matthias & Maxime di Xavier Dolan – nelle sale e su MioCinema
Dolan è tornato. Anzi, Xavier è sempre stato lì, aveva solo bisogno di ritrovare “casa”, il Québec, gli amici. E forse anche il suo modo di fare cinema più puro con questo buddy movie meets coming of age dalle sfumature romantiche. Matthias & Maxime è un film spesso gridato nella forma – urlano tutti – ma più che mai riservato nell’azione, nel tumulto nascosto e sofferto, nella tenerezza trattenuta. Un remix dei sentimenti che il regista ha sempre dominato, ma meno viscerale, più “adulto”. Forse non ancora il film della maturità, ma certamente l’opera di chi sa cos’è il suo cinema. Ora più che mai.
8The Vast of Night di Andrew Patterson – Amazon Prime Video
A lockdown appena terminato, è spuntato su Amazon Prime Video l’esordio più folgorante della stagione. Andrew Patterson, questo (finora) sconosciuto, firma un instant classic fantascientifico che insieme omaggia le pietre miliari del passato (Ultimatum alla Terra su tutte) e ricrea una poetica del tutto personale. In questa notte nella fantomatica Cayuga, New Mexico, degli anni ’50 non succede nulla e succede tutto: i due giovani protagonisti (menzione speciale per la portentosa centralinista Sierra McCormick) sentono una strana frequenza radio, intuiscono che c’è qualcosa “là fuori”, cercano di capirci di più. E noi con loro, in un’indagine che sappiamo benissimo dove andrà a parare, ma che fa l’effetto di una cosa vista per la prima volta. Stupefacente piano sequenza iniziale: anche solo da quello si capisce di che pasta è fatto questo nuovo autore.
7Jojo Rabbit di Taika Waititi – on demand
Lo sappiamo, sembrano passati anni dalla cerimonia degli Oscar, ma non è così. L’outsider più figo di Hollywood si è portato a casa la statuetta per la sceneggiatura non originale solo qualche mese fa, firmando questo tenero racconto di formazione travestito da satira politica che cambia il modo in cui raccontiamo la storia e parla al mondo di oggi. Senza dubbio un film furbetto, che cammina su una linea sottilissima, ma che alla fine ha convinto tutti. E che, all’interno di un super cast, lancia il meraviglioso Roman Griffin Davis, il ragazzino che ha l’Hitler stralunato di Taika come amico invisibile.
6Da 5 Bloods – Come fratelli di Spike Lee – Netflix
In America applaudissimo, in Italia spernacchiato dalla maggior parte della critica. Senza nessun motivo: l’ultima “Spike Lee joint”, prodotta e distribuita da Netflix, è un film certo caotico, ma proprio per questo vivo, libero, testimone del fatto che il regista newyorkese è ancora in formissima. E, dopo BlacKkKlansman, è un’altra lezione di storia che parte dai misfatti di ieri – in questo caso, i soldati afroamericani “dimenticati” della guerra del Vietnam – per arrivare all’epoca Black Lives Matter di oggi: senza mode da hashtag su Instagram, ma con la forza di chi, attraverso lo schermo, fa militanza reale da sempre. Cast di volti più o meno noti ma tutti favolosi, dal ritrovato Delroy Lindo a un Jean Reno da antologia. Ci si rivede agli Oscar 2021, Spike.
5Emma. di Autumn de Wilde – on demand
Il punto dopo il titolo è la versione intellò di “ebbasta”, per la serie: non esisterà altro adattamento all’infuori di questo. E in effetti la regista Autumn de Wilde, al suo debutto nel lungometraggio, centra l’eleganza caustica di Jane Austen introducendola alle nuove generazioni e azzecca clamorosamente il volto della rampolla viziata al centro di questa educazione sentimentale, la deliziosa Anya-Taylor Joy, con contorno di altri interpreti sorprendenti (vedi Mia Goth). Il resto? Lo fa il décor. Una meraviglia.
4Il lago delle oche selvatiche di Diao Yi’nan – on demand
Non l’avete mai sentito nominare? Molto male. In concorso a Cannes 2019 (e gravemente dimenticato dal palmarès) e arrivato nelle nostre sale poco prima del blocco, è uno dei film visivamente più ricchi e sorprendenti dell’annata. Il cinese Diao Yi’nan firma un neo-noir con tutti i crismi: il protagonista che non trova il proprio posto nel mondo, la femme fatale, i porti nelle nebbie. Ma, sotto la luce di neon freddissimi e al contempo sensuali, mette a segno una ricognizione esatta e impressionante sulla Cina di oggi, violenta e disperata. Uno dei cari vecchi “film d’essai” di una volta: ma ce ne fossero di più ancora oggi.
3Piccole donne di Greta Gerwig – on demand
Altro giro, altro adattamento al femminile già frequentatissimo, altro décor che commuove ancora prima del film. Greta Gerwig consegna alle giovani aspiranti scrittrici di oggi una nuova Jo March, Saoirse Ronan, mentre le fa sospirare con Timothée Chalamet nel ruolo “impossibile” di Laurie. E, grazie anche all’interpretazione di Florence Pugh, dà finalmente a Amy quello che è di Amy, cioè profondità e potenza a un personaggio spesso odiato perché non compreso. Una riscrittura magistrale e accurata, sì, ma contemporanea, pure nel suo femminismo molto pragmatico. Come si dice quando un film consacra una nuova autrice e una nuova generazione di attori? Qui non c’è nessun punto dopo il titolo. Ma ce lo mettiamo noi.
2Diamanti grezzi di Josh e Benny Safdie – Netflix
Il film americano più bello del 2019 (affermazione azzardata? Ma no) sembrava non dovesse uscire mai da noi: per fortuna ci ha pensato Netflix. Nel circuito festivaliero, i fratelli Josh e Benny Safdie erano già ampiamente noti: vedi il precedente Good Time con Robert Pattinson. Questo, però, è ad oggi il loro capolavoro. Il tour de force del protagonista (un monumentale Adam Sandler) equivale a quello dello spettatore, che rimane senza fiato nel seguire queste peripezie che includono partite di basket, debiti di gioco, mogli, amanti, Pasqua ebraica (una sequenza già negli annali), Furby-gioiello e persino una comparsata del vero Kevin Garnett. Un pezzo di cinema da veri maestri, tanto quanto la performance del protagonista. Sia il film sia l’attore sono stati snobbati agli ultimi Oscar, ma la polemica è stata accesissima anche in patria: non siamo i soli a pensare che sia stata una vergogna.
1I miserabili di Ladj Ly – nelle sale e su MioCinema
Un’opera prima: ebbene sì. E di un’ambizione che, almeno sulla carta, pare smisurata: prendere nientemeno che il capolavoro di Victor Hugo per raccontare, come in uno specchio, i miserabili di oggi. L’esordiente franco-maliano Ladj Ly, già nella “factory” dello street artist JR, ne esce più che trionfatore. Il suo esordio, candidato all’Oscar e vincitore del César come miglior film, è uno sguardo sulle periferie che mette insieme i classici moderni del cinema francese (vedi L’odio) ma li aggiorna al nostro tempo (i miserabili ormai sono tutti: anche gli agenti di polizia chiamati a sedare le rivolte nella banlieue). E lo fa anche visivamente: dando in mano (letteralmente) a un ragazzino un drone, che diventa il nuovo sguardo su un mondo immutato e immutabile. Da noi è arrivato direttamente in streaming: tra cinema riaperti e cinema all’aperto, cercate di vederlo o rivederlo anche sul grande schermo.