«I miei primi film furono un fallimento e quella fu la cosa migliore che potesse accadermi». In effetti di Praying with Anger (1992) e Ad occhi aperti (1998) non si ricorda nessuno o quasi. È dal 1999, l’anno di quello psycho-horror apparentemente minore intitolato The Sixth Sense – Il sesto senso, che M. Night Shyamalan si è imposto come uno degli autori più rilevanti a cavallo dei due millenni (e oltre). Se non addirittura “il nuovo Alfred Hitchcock”, come l’ha definito più di un critico (e non solo per i cammei del regista presenti in tutti i film). Lui di certo non ha scansato il paragone, anzi: «Hitchcock è il mio dio. Faccio le cose come le faceva lui, alla vecchia maniera, usando la macchina da presa e la narrazione in modo classico. Il troppo non mi esalta, fare meno è meglio». Nel giorno in cui compie gli anni, ecco i sei film (più un bonus) che – tra gli alti e i bassi della sua carriera – confermano la sua statura d’autore.
6Split (2016)
In questa posizione qualcuno metterebbe Lady in the Water, lo Shyamalan in purezza del 2006 starring Paul Giamatti e Bryce Dallas Howard. Non avrebbe tutti i torti, ma diciamo che giocherebbe facile. Split ha “gasato” molti fan del regista e ne ha delusi altrettanti, che l’hanno liquidato come prodotto di intrattenimento ruffiano e meno raffinato di quanto avrebbe voluto essere. Ma è indubbio che si tratta del titolo che ha definitivamente rilanciato la carriera di Mr. Night presso il grande pubblico, dopo flop come L’ultimo dominatore dell’aria e After Earth (più la meglio riuscita parentesi horror-artigianale di The Visit). Un “ritorno” nel segno dell’autocitazione: senza fare spoiler, si torna nei territori di Unbreakable – Il predestinato, uno dei suoi titoli più amati (vedi più avanti). Il resto lo fanno gli spaventi da salti sulla poltrona (per davvero) e un James McAvoy che si sdoppia… in 23. È (ri)nato un autore.
5Signs (2002)
Dopo il Bruce Willis della doppietta The Sixth Sense – Il sesto senso e Unbreakable – Il predestinato (ma ci torneremo su), il nostro prende un altro action hero e ne fa un ordinary man alle prese con l’inspiegabile. Mel Gibson si trasforma nel padre di famiglia nonché pastore protestante (ma in crescente odore di agnosticismo) che, dai fantomatici cerchi nel grano, scopre che no: non ci siamo solo noi, nell’universo. Qualcuno si è lamentato degli alieni che, da presenza/assenza metafisica per tutto il film, alla fine si vedono per davvero. Ma Shyamalan conferma quello che ormai è uno stile riconoscibile, e un family sci-fi così non si vedeva dai tempi di Spielberg.
4Old (2021)
Dalla graphic novel Castello di sabbia, un film che ha diviso in due platea (e i critici): ed è giusto così. Lo sguardo entomologico (e ancora più profondamente hitchcockiano) sulla società resta intatto, ma Shyamalan si fa, a suo modo, più “semplice”. Senza spoilerare nulla per chi non l’ha visto, basti dire che i colpi di scena sono forse meno clamorosi (e per questo hanno deluso molti), ma la sua idea di rappresentazione di un’umanità costretta a una vita che è sempre una sorta di pre-morte fa ancora un impatto notevolissimo. E il cortocircuito temporale – un loop da cui sembra di non poter uscire – è un knockout, considerato che il film è uscito in piena pandemia.
3Unbreakable – Il predestinato (2000)
Un anno dopo la consacrazione con The Sixth Sense – Il sesto senso, Night avrebbe potuto andare sul sicuro, con un altro horror su quella scia. Invece alza l’asticella delle ambizioni: e non fallisce. Passando alla fantascienza, il regista-sceneggiatore intavola un discorso “alto” ed esistenzialista sulla figura del supereroe (ancora un Bruce Willis de-brucewillisizzato), ma con una tensione da blockbuster che non ti molla per un secondo. Fino alla (famosissima) sequenza finale. All’epoca nessuno lo sapeva, ma questo sarebbe stato il primo capitolo di una piccola saga “homemade”: quasi vent’anni dopo, gli spin-off Split e Glass avrebbero confermato che quello non era solo un divertissement d’autore.
2The Village (2004)
Altro giro, altra distopia (anche se allora non si usava chiamarle così). E una nuova musa, stavolta al femminile: Bryce Dallas Howard. La furbizia di Shyamalan è indubbia, in questa favola dark su un piccolo mondo antico che antico non è. Ma il ribaltamento dello storytelling, in questo caso, è una mossa con cui l’autore sembra quasi voler prendere in giro se stesso: sì, sono io, quello del Sesto senso; e se è questo che volete da me, eccovelo servito. Nonostante ciò, la sorpresa per il colpo di scena alla base della trama fu comunque totale. Una delle migliori regie di Shyamalan, e anche uno dei suoi cast più ricchi di star: accanto alla protagonista ci sono Joaquin Phoenix, Adrien Brody, Sigourney Weaver e William Hurt.
1The Sixth Sense – Il sesto senso (1999)
«Vedo la gente morta». Basterebbero queste quattro parole a stabilire l’enormità iconografica di questo film, opera terza che però – per stessa ammissione del suo autore – vale quasi come un esordio. Il rapporto tra lo psicologo infantile Malcolm Crowe (il revenant, in tutti i sensi, Bruce Willis) e il piccolo Cole (l’enfant prodige “gone bad” Haley Joel Osment) va a toccare ancora oggi le nostre paure più profonde. Il resto lo fa una regia che esalta i cliché dell’horror, ma che al tempo stesso lo esalta a genere d’Autore con la maiuscola. Quasi 700 milioni di incasso globale, 6 nomination agli Oscar (film, regia, sceneggiatura, montaggio, attore non protagonista a Osment, attrice non protagonista a Toni Collette) e l’89esimo posto nella classifica dei 100 film americani più belli di tutti i tempi stilata dall’American Film Institute. Se non è (ancora) il numero uno questo…
Bonus: Servant (2019) – disponibile su Apple TV+
Nello stesso anno di Glass, il sequel (meno fortunato) di Split, esce anche questa serie decisamente sottovalutata in patria e ancora di più da noi, dove la piattaforma di streaming “made in Cupertino” non ha ancora preso davvero piede. Invece, è un progetto che riporta Shyamalan alle sue atmosfere più sicure: una casa (a suo modo) spettrale, una coppia (Toby Kebbell e Lauren Ambrose, l’indimenticata Claire Fisher di Six Feet Under) sull’orlo di una crisi di nervi (con bambola reborn) e i tagli di luce e montaggio in perfetto stile horror classico. Usare la parola “Hitchcock” stavolta non è azzardato: l’omaggio c’è, e la resa pure. Dopo la regia di un episodio di Wayward Pines nel 2015, questa per Night è la prima vera serie tv. Da recuperare.