Prima dei late show e del successo internazionale, i Roots erano l’orgoglio della scena hip hop underground di Philadelphia. Il cuore gentile di quella versione del gruppo – e parte indimenticabile della lineup che li ha resi popolari, conquistato legioni di fan e messo le basi per i successi futuri – era Malik B, che è scomparso a 47 anni.
Malik non era il rapper più veloce e tecnico dei Roots. Quel ruolo è sempre stato di Tariq Trotter, aka Black Thought, una dinamo capace di costruire freestyle leggendari già dagli inizi. Non era nemmeno la personalità più magnetica del gruppo. In questo caso è meglio guardare al batterista Ahmir Thompson, aka Questlove. Ma Malik ha portato qualcosa di altrettanto cruciale ai primi album che la band ha registrato negli anni ’90. Ha tenuto i Roots ancorati al terreno, facendo in modo che le loro esplorazioni jazzy e libere avessero un piede ben piantato nel canone rap dell’epoca. Malik era il membro dei Roots che tutti immaginavamo con più facilità in qualsiasi quartiere della città, un uomo con una presenza calorosa e umana che bilanciava le abilità tecniche degli altri musicisti.
Malik e Black Thought avevano un legame profondo nei primi dischi dei Roots, e si scambiavano le strofe dimostrando un chiaro affetto l’uno per l’altro. Mellow My Man, uno dei pezzi più sinuosi di Do You Want More?!!!?!, il debutto con una major del 1995, inizia evocando la loro amicizia. Il resto del pezzo è interamente costruito sul legame tra i due, con Malik che infila nel testo una serie di punchline in pieno stile rap anni ’90. Malik ha il suo spazio in tutto il disco e le sue strofe spiccano tanto quanto quelle di Black Thought. I Remain Calm, per esempio, contiene alcuni dei passaggi più memorabili che abbia mai scritto.
I due MC erano come compagni d’armi, avevano uno spirito di competizione tra amici non troppo dissimile da quello che abbiamo visto in Q-Tip e Phife negli A Tribe Called Quest. Ascoltarli era affascinante tanto quanto gli altri tag-team dell’hip hop dell’epoca. «Il tuo acciaio ha affilato il mio acciaio mentre ti osservavo inventare strofe direttamente dall’etere, per poi liberarle nell’universo e farle diventare legge poetica. La lingua inglese era la tua troia», ha scritto Black Thought poche ore fa. «Ho sempre cercato di cambiarti, volevo renderti più sofisticato e farti capire che c’erano tante cose oltre alla strada. Poi ho capito che tu e la strada eravate una cosa sola… e che non c’era modo di separare un uomo dalla sua vera identità».
Le loro strade si sono separate nel disco successivo, e Malik è stato assente in gran parte dei concerti che hanno reso i Roots famosi in tutto il paese. Quando è arrivato il disco della svolta, Things Fall Apart, Black Thought era diventato chiaramente il frontman, ma Malik B era altrettanto formidabile. “La gente mi chiede: dov’è Malik? È qui accanto a me”, canta Black Thought in uno dei pezzi più amati dai fan, 100% Dundee. In quel pezzo c’è uno dei versi più belli di Malik, che brilla anche in Adrenaline. Nel disco solista The Spark, poi, ha parlato in maniera commovente della sua fede musulmana e delle difficoltà che ha provato cercando di restare sulla retta via.
Queste sofferenze l’hanno costretto a lasciare il gruppo prima di Phrenology (2002). Black Thought gli ha dedicato un intero pezzo, Water, in cui raccontava tutta la loro storia, dal primo incontro nel 1991, quando erano studenti della Millersville University, fino al successo e ai problemi con la droga che hanno consumato l’amico. “Sono tutto meno che un hater / E non ho detto di amarti, perché provo qualcosa di più grande / M-illa sei un poeta, nato per creare”. È un capolavoro dedicato a un amico scomparso, ed è potente tanto quanto Wish You Were Here dei Pink Floyd.
Malik B è tornato in gioco nel 2006, quando i Roots hanno firmato per Def Jam e hanno fatto ripartire la loro carriera con Game Theory. Nel disco, però, era indicato tra i featuring. Nonostante tutto i fan erano felici di sentirlo mentre scambiava le strofe con Black Thought ancora una volta. Alcuni di noi speravano che quando i Roots sarebbero finiti nella Rock and Roll Hall of Fame – hanno i requisiti dal 2018 – i due amici avrebbero suonato ancora insieme. Non succederà, ma possiamo ascoltare i dischi che hanno registrato assieme e ricordare il potere umile della sua voce.
Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.