Anche se al momento non c’è ancora nessun reato accertato, è comunque una notizia piuttosto assurda: la Direzione centrale Antifrode, Anticorruzione e Trasparenza dell’Inps ha comunicato che, durante i mesi di lockdown, cinque deputati eletti a Montecitorio hanno chiesto (e ottenuto) il bonus da 600 euro messo a disposizione del governo per sostenere il reddito dei lavoratori autonomi e delle partite Iva.
La lista di chi poteva beneficiare del bonus era piuttosto ampia: partite Iva, liberi professionisti, co.co.co. e alcune categorie di lavoratori autonomi. E già nei giorni in cui era entrato in vigore non erano mancate le polemiche proprio su questo punto: si pensava che ci sarebbe stato senz’altro qualcuno che avrebbe cercato di fare il furbo e che avrebbe richiesto il bonus non avendone diritto o che si sarebbe trovato ad averne diritto pur senza soffrire effettivamente i gravi effetti della crisi. Andando a togliere dunque risorse, già minime, a chi davvero ne aveva bisogno.
Ecco, nessuno si aspettava che tra questi furbi ci sarebbero stati anche dei politici. Non sappiamo i nomi dei cinque deputati in questione – l’Inps non li ha ovviamente divulgati – ma è certo che la notizia non fa buona pubblicità a una classe politica che negli ultimi anni è stata presa di mira più volte da un populismo moralizzante che poneva l’accento sui suoi privilegi, sui suoi sprechi e sul suo essere una “casta”.