Bully, la recensione di 'Sugaregg' | Rolling Stone Italia
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Se siete arrabbiati col mondo, ‘Sugaregg’ dei Bully è il disco che fa per voi

È uno degli album rock del momento. I Bully sono il progetto di Alicia Bognanno, ex assistente di Steve Albini che ha studiato la lezione del rock alternativo anni ’90 e ora la ripete urlando come un’ossessa

Alicia Bognanno dei Bully

Foto: Angelina Castillo/Sub Pop

Dice Alicia Bognanno che il nuovo album dei Bully nasce grazie alla cura che ha trovato per il suo disturbo bipolare di tipo II. «Sono stata finalmente in grado di fronteggiare la malattia e questa cosa mi ha spinto a scriverne». L’ha fatto con talento, mettendo dentro a Sugaregg pezzi perfetti per il moshpit sotto al palco e canzoni da cui traspare una vitalità che smentisce il luogo comune secondo cui per creare arte si deve per forza soffrire.

Steve Albini, ex capo di Bognanno, ha detto che «se tutti lavorassero sodo quanto Alicia, ogni disco finirebbe al numero uno in classifica». Dopo uno stage nello studio di Albini, l’Electrical Audio, la cantante ha prodotto i primi due dischi dei Bully, Feels Like del 2015 e Losing del 2017. Ora, per la prima volta, lascia che sia qualcun altro a sedersi dietro il bancone. Non uno qualunque, ma il meglio del meglio: John Congleton, produttore premiato con un Grammy (per l’album del 2014 St. Vincent, ndr). Libera dall’incombenza «di dover dimostrare al mondo che sono in grado di registrare un disco», Bognanno si è finalmente lasciata andare dal punto di vista creativo.

I Bully sono stati spesso paragonati ai Nirvana ed effettivamente Bognanno ha di recente rifatto la loro About a Girl. In Sugaregg non s’allontanano granché dal sound anni ’90. Il disco parte in modo selvaggio con Add It On, un pezzo perfetto per l’headbanging con Bognanno che urla sopra il suono feroce delle chitarre. “Sono incazzata e voglio dar la colpa a qualcuno”, canta, evocando lo stato d’animo collettivo degli americani di questi tempi. Every Tradition è meno concitata, poi però Bognanno domanda “Andiamo?” e si getta in una sorta di tirata contro i luoghi comuni femminili: “Che stress chiedermi se farò un figlio quando non ne voglio uno dentro di me”. Where to Start è un pezzo pieno d’energia su un amante frustrante che offre un momento di tregua dai temi più pesanti. Poi, per smuovere ancora le acque, arriva il grunge di Prism con la linea di chitarra che contrasta con la melodia più ritonda del solito: “Oh un raggio di sole colpisce un prisma / Oh il tuo fantasma nella mia cucina”.

Il disco va avanti così, tra pezzi pieni d’energia (Stuck in Your Head) e più lenti (You, a quanto pare su un genitore assente) e cose inquietanti come Hours and Hours. Qualunque sia l’argomento di cui scrive, qualunque sia il tempo della canzone, Bognanno canta sempre a squarciagola e in modo libero e selvaggio.

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.