La vita di JR, uno degli artisti contemporanei più rappresentativi della sua generazione, è come un film scandito da un montaggio serrato, pieno di colpi di scena. La prima sequenza di questo film è ambientata in un vagone della metro di Parigi; probabilmente si tratta di un treno RATP della linea 4, quella che porta al mercato delle pulci di Porte Clignancourt dove i genitori di Jean René hanno uno stand. É girata in bianco e nero, come in un film di Agnés Varda, unica donna regista della Nouvelle Vague con la quale per un documentario realizzato insieme, Visages Villages, nel 2018 JR sarà candidato agli Oscar. In quel vagone della metro Jean René, all’epoca non ancora JR, trova una fotocamera con dentro un rullino e decide di sviluppare la pellicola. Si innamora di quei volti e li utilizza come quadri a cielo aperto da attaccare con la tecnica del collage sui muri della città. Da quei volti e dalla necessità di enfatizzare con la sua arte la loro umanità parte il suo percorso artistico.
All’inizio, come per ogni street artist che si rispetti, il suo lavoro è illegale. Nel 2004 si concentra su Portrait d’une Génération (Ritratti di una generazione), una serie di ritratti di ragazzi che abitano la banlieue parigina. Sono passati già quasi dieci anni dall’uscita di La Haine, il film di Kassovitz con Vincent Cassel, ma la situazione di tensione delle periferie non è cambiata di una virgola, anzi è una bomba a orologeria pronta a esplodere. JR lo sa e decide di attirare l’attenzione sulla questione.
Nel 2005 a Les Bosquets, nel ‘ghetto’ di Montfermeil la polizia uccide senza motivo due adolescenti. Partono le rivolte: 10.000 auto bruciate in un mese, intere zone della città distrutte, lo scontro è violento. JR incontra i ragazzi giovani delle periferie, quelli che l’allora Ministro degli Interni definisce come “spazzatura” e decide di ritrarli. Usando una lente 28mm per caricaturarne i tratti, fotografa i suoi modelli invitandoli a fare delle espressioni buffe o spaventose e ricopre i muri delle zone chic di Parigi con questi volti. Fa in modo che i protagonisti della rivolta guardino negli occhi non tanto i loro antagonisti, ma quelli che, spaventati dalla propaganda televisiva, fraintendono l’indole di questi giovani ragazzi in rivolta che giocano a fare i duri, ma sono solo in lutto per l’omicidio di due amici. Nel 2013 lavora ancora una volta alla serie, durante la demolizione di alcuni dei luoghi iconici della protesta.
Nel corso della sua carriera tocca tante diverse tematiche sociali, è militante: il suo scopo è quello di sottolineare che non esistono differenze tra gli esseri umani e che ogni essere umano è portatore di un messaggio, che traspare dal suo volto. Conosce Kim Chapiron, Shepard Fairey, Blu, Vincent Cassel, Robert De Niro e lavora a vari progetti ambiziosi tra cui nel 2007 a Face 2 Face. Si tratta del più imponente progetto illegale di arte al Mondo. Insieme al collega Marco viaggia in 8 città di Israele e Palestina e ricopre i muri di separazione con i volti degli abitanti delle città visitate. Tra i volti di queste persone non c’è alcuna differenza, tutti sono simili. È così evidente a un occhio esterno che bisogna intervenire per farlo notare: “Queste persone si assomigliano: parlano quasi la stessa lingua, come fratelli gemelli cresciuti in famiglie diverse. Una donna con il velo, un contadino, un taxista, un insegnante, hanno tutti il loro gemello dall’altra parte del muro. E continuano a lottare con queste persone così simili a loro. È evidente, ma non lo vedono. Abbiamo dovuto metterli faccia a faccia, per fare in modo che se ne rendessero conto.”
JR rende protagonisti e eroi della sua arte le donne, i migranti, gli esclusi, gli emarginati. Con il suo lavoro abbellisce il Foyer de la Madelaine di Parigi dove ogni sera, grazie a un’idea di Massimo Bottura, i senza tetto della città possono mangiare dei pasti caldi e vivere qualche ora di calore e bellezza. A servire pasti sopraffini creati da grandi chef a partire dagli scarti dei supermercati dell’Ile de France ci sono tra gli altri lo stesso JR, Robert De Niro, Obama. L’artista francese al picco della sua popolarità colleziona premi e nomination e viaggia in ogni parte del mondo da NYC al Brasile; dal Mali alla Svizzera. Ovunque crea bellezza e lo fa unendo fotografia, arte performativa, danza, cinema.
Nel 2011 vince il premio TED per il quale riceve 100.000 dollari. Decide di spenderli per creare Inside Out, uno sito internet che permette di fare stampare e ricevere ritratti a casa che poi devono essere esposti sui muri per creare un’installazione totale. In quattro anni circa 300.000 persone da 130 paesi differenti hanno partecipato a Inside Out. Più recentemente, a distanza di tre anni dall’happening con cui aveva fatto “scomparire il Louvre” e in occasione del 30 anniversario della piramide di vetro del museo più importante al mondo, JR con l’aiuto di 400 volontari realizza un enorme collage che riempie quasi interamente la piazza. Le immagini del collage, come la vita, sono efemere. Appena la colla si è asciugata, i passi dei cittadini parigini – l’opera non è recintata – fanno a poco a poco sparire le foto. Lo sguardo qui è sulla permanenza della memoria, la necessità del ricordo.
Questo weekend l’artista francese ha inaugurato la sua prima mostra italiana nella sede di San Gimignano della Galleria Continua. Una Galleria che per sua natura è unica: dislocata in tante sedi nel mondo, sempre all’avanguardia, sempre pronta a sperimentare. “Questo [indica la foto di una sua opera a L’Avana, Cuba] è l’inizio della mia collaborazione con Galleria Continua. Ti racconto com’è andata. Ho incontrato Lorenzo [Fiaschi, uno dei co-fondatori di Galleria Continua] a Parigi, io ero seduto ad un tavolino; lui si è avvicinato con slancio, sorridendo e con grande entusiasmo si è presentato e ha detto: sono Lorenzo di Galleria Continua, questo è il mio numero, chiamami! Ho preso il suo biglietto da visita per gentilezza ma sinceramente non avevo nessuna connessione con quel tipo di galleria e non l’ho mai chiamato. Dopo 3 anni ci siamo di nuovo casualmente incontrati a Parigi. Mi ha chiesto cosa facevo e gli ho detto che stavo per partire per Cuba per un progetto. Mi ha detto che anche lui stava andando lì perché la galleria aveva una sede a L’Avana. Arrivato a Cuba, senza troppa convinzione, sono andato a vedere la galleria, ho chiesto allo staff se davvero quello ‘strano’ personaggio era uno dei fondatori di Continua e con mia sorpresa hanno risposto di sì. Lorenzo mi ha proposto di fare qualcosa, ho individuato un grande muro fuori dalla galleria e lì ho incollato la foto di un bambino che guarda tutta la città in direzione dell’oceano e di Miami. È iniziata così la mia storia con Galleria Continua”.
Per l’apertura della sua prima personale italiana ha coinvolto la comunità e ha deciso di fare un vernissage performativo: non tartine e champagne come nel film Velvet Buzzsaw, ma una vera e propria processione partita di mattina dal duomo della cittadina per deporre metaforicamente il corpo di un contadino: una Omélia Contadina.
All’inizio di Settembre aveva presentato un corto alla 77 Mostra del Cinema di Venezia insieme ad Alice Rohrwacher e anche lì ha deciso di fare una azione performativa tra i canali della città lagunare.“Quando con Alice abbiamo pensato e immaginato la processione abbiamo parlato di qualcosa che doveva trasmette un senso di vita e non di morte. Non ci siamo focalizzati sul problema di un’area specifica, sulla monocultura di un luogo (in quel caso si trattava di nocciole). Se ascolti le parole dei contadini nel film capisci che la riflessione supera i limiti geografici perché parla di problematiche mondiali.”
JR anche in questa occasione ha reso chiaro il suo manifesto artistico: creare delle azioni che uniscono le persone e le fanno ragionare. Alla Galleria Continua di San Gimignano fino al 10 gennaio 2021 JR illustra con una serie di immagini fotografiche e testi il suo percorso artistico. “Ho la più grande galleria d’arte al mondo: i muri del mondo intero”, racconta, e per una volta ha anche quelli di una galleria italiana famosa nel mondo.