Poco meno di un anno prima che finisse il suo secondo mandato alla Casa Bianca, l’allora presidente Barack Obama aveva nominato Myra Selby per un posto a vita alla Corte d’Appello degli Stati Uniti. Selby, che è nera, non ha mai avuto la possibilità di iniziare quel lavoro: il leader della maggioranza repubblicana al Senato Mitch McConnell ha bloccato la sua nomina, riservandola al successore di Obama.
Dopo che Donald Trump si è insediato, ha nominato per quel posto Amy Coney Barrett, professoressa di Legge ed ex collaboratrice del giudice conservatore Antonin Scalia. Barrett è stata confermata, ed è principalmente per questo motivo che oggi sta per sostituire Ruth Bader Ginsburg alla Corte Suprema.
È stato con un simbolismo tutto americano che, pochi giorni fa, abbiamo visto l’incoronazione di Barrett da parte del Senato proprio mentre in Georgia si formavano file di elettori neri nel primo giorno di votazioni per le presidenziali. E in più era lunedì, l’anniversario dell’arrivo di Colombo in America. Entrambe le scene avevano l’espetto di una cancellatura, di una violazione, di un furto.
Brad Raffensberger, segretario di Stato della Georgia per il partito Repubblicano, lo scorso giugno aveva definito le code elettorali “inaccettabili”. Nel frattempo sembra averle accettate senza problemi: ignorando i malfunzionamenti delle nuove macchine per il voto e altri problemi, ha detto a una stazione tv di Atlanta che “in Georgia il voto anticipato sta avendo un’affluenza record, per via dell’entusiasmo e dell’eccitazione popolare per le elezioni” e che “ci aspettiamo lunghe code: glie elettori devono essere consaapevoli di tutte le possibilità a loro disposizione, che comprendono tre settiamne per il voto anticipato e poi il voto nel giorno delle elezioni”.
In un certo senso, è comprensibile che la gente sia entusiasta di poter finalmente votare per cacciare via Trump dalla Casa Bianca. Lo so perché lo sono anche io. Tuttavia, considerando la recente nomina di Barrett alla Corte Suprema e gli sforzi di voter suppression in corso in molti stati, intorno a queste elezioni si sta formando una narrativa che è fin troppo conveniente e molto pericolosa.
Si parla molto di come votare possa “salvarci”. Per colpa del presidente Trump, il Covid-19 sta flagellando gli Stati Uniti, con – si stima – 215mila morti a causa del virus ad oggi, mentre il presidente continua a incoraggiare la gente che pensa che le mascherine – un semplice ed efficace strumento per limitare la trasmissione – siano qualcosa di pericoloso o una limitazione della libertà personale. L’economia sta affondando; l’ambiente sta venendo distrutto per profitto; l’amministrazione è ossessionata dal torturare ed espellere gli immigrati mentre ignora i veri rischi di terrorismo domestico perché sono le stesse persone che potrebbero votare per Trump. Se è questo il punto in cui ci troviamo, altri quattro anni così sarebbero un cataclisma, in senso letterale.
Per cui sono a favore di qualunque cosa serva a motivare la gente ad andare a votare. Ma non c’è abbastanza incenso, né schede elettorali, per ripulire “l’anima della nazione”. La puzza lasciata dalla presidenza Trump rimarrà anche quando lui se ne sarà andato. Anche se il presidente ha fatto danni a praticamente tutti i cittadini americani tramite il modo in cui ha gestito la pandemia, c’è una categoria di cittadini per cui questi danni sono molto più evidenti – quelli che vengono discriminati per il colore della loro pelle, per il loro genere e per la loro identità sessuale.
Questo va ben oltre la nomina di Barrett, con le sue opinioni pericolose, alla Corte Suprema. È anzi impossibile calcolare le dimensioni esatte del modo in cui l’amministrazione Trump ha devastato le comunità marginali statunitensi. Non solo Trump e il suo partito hanno fatto sforzi di voter suppression a livelli incredibili, rimpito le corti federali con un grande numero di giudici non qualificati e ultra-conservatori nominati a vita, ma ormai non si parla nemmeno più dei pogrom organizzati dalla sua amministrazione contro gli immigrati, con e senza documenti, che includono i suoi travel ban, gli arresti e le separazioni di famiglie che hanno causato dramma e morte.
E poi, oltre a tutto questo, c’è ovviamente il Covid-19. È la nostra piaga nazionale, ma come molte catastrofi che hanno colpito gli Stati Uniti, ha picchiato più duro su neri, ispianici, latini e indigeni. La malattia ha ucciso 1 persona nera su 1000. Ha il potenziale di arrivare a ucciderne 1 su 500 entro la fine del 2020.
Le cicatrici causate dalla pandemia rimarranno con noi per generazioni, e tutto grazie all’incompetenza di Trump. Forse se avesse prestato alla pandemia altrettanta attenzione rispetto a quella che presta alla questione di mantenere il dominio politico degli americani bianchi, sarebbero morte un sacco di persone in meno. Ma evidentemente è tutta una questione di priorità. Dal suo punto di vista, rischiava di avere solo questi quattro anni per riempire le corti federali di suoi fedeli. In più quest’anno c’era anche il censimento, quindi questa era la sua migliore opportunità per mutilare l’elettorato.
Una maggioranza conservatrice di 6-3 alla Corte Suprema sarebbe il contributo maggiore protato da Trump al dominio dell’America bianca, ma anche la sua manipolazione del censimento è importante. La Corte Suprema pendeva già a destra, e martedì scorso si è pronunciata a suo favore nel caso Ross v. National Urban League, permettendogli di interrompere il censimento in anticipo durante una pandemia. Il presidente aveva intenzione di interromperlo il 30 settembre, ma una corte federale aveva fatto sì che andasse avanti fino ad Halloween. Diverse persone coinvolte nelle operazioni si sono pronunciate contro la decisione di Trump, insistendo che non è assolutamente possibile finire i conteggi entro la data da lui proposta.
Trump e il suo Segretario del Commercio Wilbur Ross, invece, affermano che senza la scadenza non sarebbero in grado di presentare i risultati del censimento al presidente entro il 31 dicembre come stabilisce la Costituzione. Ma è impossibile che non sappiano quello che gli esperti stanno dicendo da mesi: interrompere il censimento non solo produrrà dati falsati ma avrà anche un effetto discriminatorio nei confronti delle persone che è più difficile conteggiare – i poveri, i neri, e via dicendo. Ciò che Trump e la sua amministrazione stanno in realtà facendo è manipolare la forma che avranno i singoli distretti elettorali per i prossimi 10 anni, e di conseguenza colpire la possibilità per molte comunità di essere rappresentate.
Per cui, sotto molti aspetti – i nostri voti, i nostri distretti elettorali, il censimento, i tribunali – chissà quanti di noi conteranno qualcosa nel prossimo futuro? Se una persona è priva di documenti, verrà intimidita per non farle compilare il modulo del censimento? E se lo compilerà, sarà conteggiata?
La risposta a queste domande, nel caso verrà eletto presidente Joe Biden e i democratici prenderanno il controllo del Congresso, non può venire elusa e nascosta dietro la retorica e i grandi gesti morali. Ci vuole un’espansione della Corte Suprema e degli altri tribunali in modo da limitare i danni già fatti, indagini e processi contro coloro che sono stati responsabili di tutti i comportamenti ingiusti – da un punto di vista politico e legale – che sono stati commessi da questa amministrazione.
Per quanto continui a negare l’esistenza di un razzismo strutturale, in realtà l’amminstrazione Trump ha lottato per cambiare la struttura del Paese in esnso razzista più di chiunque altro negli ultimi anni. E tutto per restare aggrappata al potere, perché i Repubblicani – che non sono in grado di parlare sinceramente agli elettori perché non saprebbero come vendergli la plutocrazia che sostengono – sanno che non sarebbero in grado di conservare il loro potere in un’America sempre più diversa e sempre più lontana dalle loro idee morte.
Trump e il suo partito continuano a cancellare e dimenticare il genere di persone che si mette in fila per votare in anticipo come in Georgia, questi elettori che cercano di fare con le loro schede elettorali quello che sono stati chiamati a fare così tante volte in passato. Tante volte gli è stato chiesto di salvare gli Stati Uniti, ed eccoli lì di nuovo. Mi fa male guardare quelle file, sapendo che anche se avranno successo e riusciranno a far eleggere Biden, quel risultato non sarà che il primo passo in un lungo processo di riabilitazione – e non la luce alla fine del tunnel. Sogno un giorno in cui potranno riposare, ma sembra ancora lontano. Non sono i nostri salvatori, ma cittadini che al loro Paese stanno chiedendo qualcosa che non è neanche lontanamente paragonabile a quello che il loro Paese ha chiesto loro finora.
Questo articolo è apparso originariamente su Rolling Stone US