Puntata defatigante, chi più chi meno i giudici avevano già fatto capire quale fosse il rispettivo podio. E non ci sono state eliminazioni impreviste e imprevedibili, forse un paio di “salvati” che non lo meritavano granché. E ora si comincia a far sul serio.
Gipi voto: 10
Gian Alfonso “Gipi” Pacinotti a X Factor. Non pensavo di vivere abbastanza per vedere qualcosa del genere. Ci mette competenza, tenerezza, arguzia, sensibilità, come sempre. Mentre ascolta i ragazzi e viene ripreso, sembra Corrado alla Corrida. Quando spiega perché una band di talento verrà eliminata, lo fa con quella sua irresistibile purezza spietata: «siamo in un mondo cinico e spietato in cui bisogna essere più fighi di così per farcela». E in un attimo tu capisci perché rileggi La mia vita disegnata male, La terra dei figli e Momenti straordinari con applausi finti almeno due volte l’anno, ti rivedi L’ultimo terrestre e Il ragazzo più felice del mondo appena puoi e aspetti trepidante che lui si decida a girare La vita di Adelo.
Eda Marì voto: 9
A differenza di altri, non è personaggio. Semplice, dolce, quasi naïf. La dedica alla sorella è goffa e ingenua, poi canta Coez e ti dimentichi anche dove sei. All’inizio sembra partire in sordina e mentre ti chiedi quando tirerà fuori quello che abbiamo visto nei Bootcamp e pure prima, lei ti ha già portato dentro La musica non c’è come se fosse una nuova canzone e le emozioni ti hanno preso a tradimento. La voce finalmente limpida come i suoi occhi, se avrà coraggio e sarà più sicura, potrebbe davvero essere quella con più margini di miglioramento e con la possibilità di raggiungere le vette più alte.
N.A.I.P. voto: 8
Prende Franco Battiato, lo destruttura, lo domina con voce e strumento, ti diverte, ti ipnotizza e spesso dimentichi quanto sia difficile quello che fa. Come nessuno ha mai davvero capito quanto sia complicata da cantare Thoiry Remix, per dire. Difficile immaginare un futuro discografico per il genere (come per Casadilego e metà dei ragazzi scelti), ma che bello poterselo godere fino alla fine. Magari all’ultima puntata, forse, riusciremo pure a vederlo sorridere. Intanto ci accontentiamo della smorfia che fa – si vedono persino i denti – quando si gode l’arrivo ai live.
Lazza voto: 7
Prenotiamolo subito come prossimo giudice di rottura. Alla battuta «ci sono miei colleghi più scarsi di lei a scrivere» scatta la ola, parla poco e affilato, con lui anche Hell Raton (7 pure a lui) dà il meglio: bella e commovente la definizione che il produttore e rapper di Olbia dà di Mydrama. «Ha una voce piena di cicatrici, come se avesse un AutoTune di sofferenza che le consente di andare dove vuole». Lazza, cresciuto tra il freestyle in piazza e il piano classico in Conservatorio, è un personaggio e un artista interessantissimo. Già mi manca (e ti prego, convinci Manuelito a smettere di fare i cuori con le mani).
Alessandro Cattelan voto: 6
Solo un genio può rendere divertente e godibile una scenetta scritta maluccio e con una montatura di occhiali che persino Balotelli schiferebbe. Eppure mentre tu già pensi a vedere Celtic-Milan o una televendita o una replica del Consorzio Nettuno, lui comincia a saltellare e dire «se non toccherò neanche una linea vivrò per sempre». E tu ridi e ricordi perché tu scrivi le pagelle di X Factor e lui lo conduce.
Manuel Agnelli voto: 5
Sia chiaro, rimane sempre il migliore. Ma è un fatto che nei momenti più televisivi, laddove il format del talent diventa più reality – tra eliminazioni e pause thriller – lui soffre. Ecco perché poi c’è il colpo di tacco del campione, come la frase «vi voglio ai live e vi farò un culo così». Scelte non facili ma perfette – «siete contenti? Fate male. Siamo ostici come squadra ma siamo anche unici» – però a giudicare dalle altre squadre vincerà comunque a mani basse. A meno che non ci si mettano di mezzo infatuazioni collettive (già avvenute a livelli insospettabili) come quella presa da mezza Italia per Casadilego. E poi ha tenuto ai live Giorgia Rossi Monti (e Filippo Santini) dei Manitoba, non spezzandomi il cuore e i Little Pieces of Marmelade e i Melancholia, nonostante la loro performance peggiore (“ignorando” la migliore dei Wime). E poi porta Gipi a X Factor. Ok, la verità è che non posso mettergli sempre 10 al maestro.
Vergo voto: 4
Passa, ma delude. Ci va pesante di AutoTune, come sempre, ma soprattutto con la miniera d’oro di Neffa e Salmo non trova niente di meglio che imitare male lo stile di Achille Lauro. Lo salvano i 10 secondi puliti, nudi che gli chiede Mika. Ha presenza scenica e talento, ma come molti usa la trap per nascondersi. Non capendo che invece, se cavalcata bene, è un modo per mostrarsi e buttarsi. Ha toppato nella tappa più importante, lo hanno salvato due finalisti portati dal suo giudice già come vittime designate.
Roccuzzo voto: 3
Una media tra la performance canora (da 7, anche se non entusiasmante) e la presenza scemica, pardon scenica (zero), nel dietro le quinte. Non sta un attimo zitto, tutti i concorrenti sono pazzeschi, spaccano, il più bravo di tutti. Per lui sono tutti fenomeni. Una specie di Grillo parlante con un tono di voce che un gesso sulla lavagna sembra Beethoven. Quando Emma, facendosi scendere una lacrima, lo elimina, un po’ ti dispiace e un po’ ti senti in colpa perché stai esultando come al gol di Grosso contro la Germania nel 2006. Pochi secondi dopo la sua reazione passivo-aggressiva ti lava la coscienza.
Mika voto: 2
Il cerbiatto mannaro ritira gli artigli quando deve, a pochi metri, comunicare i sì e i no ai live. Fuori dal salottino o senza il tavolo davanti i canini sono meno affilati. Sapeva già prima chi eliminare e chi tenere, televisivamente ha funzionato più il suo amico gallerista e la tensione della gara non si è sentita mai. Ha fatto una squadra per vincere (ma non ci riuscirà), più che per far crescere un grande artista. Ha riempito caselle, ha scelto generi, non musicisti e cantanti.
Covid voto: 1
Intendiamoci, le norme anti Covid ci consentono di risparmiarci un sacco di abbracci ipocriti, finte lacrime, esultanze degli sconfitti per le vittorie altrui. Ma che i Little Pieces of Marmelade e i Melancholia non possano abbracciarsi per celebrare la loro amicizia e comune vittoria fa male. Vero è che i loro salti infantili rendono l’idea, ma si è passati da una tv appiccicosa e troppo enfatica fisicamente a una freddezza innaturale. O forse è solo che vorrei riabbracciare mia madre e mio padre come un tempo, quando davo per scontato quanto fosse prezioso farlo. Vorrei smettere di guardarli, di sorridere e rimanere a distanza. Ma non si può. Anzi, non si deve. Per loro, per me, per tutti.
L’abito di Emma voto: 0
Bella l’idea di Emma Marrone di far rilassare i concorrenti venendo alla Last Call in accappatoio. Ma non quelli belli alla Julian Schnabel, proprio uno brutto di quelli che negli alberghi a tre stelle non ti viene voglia nemmeno di rubare.