Probabilmente ricorderemo il 2020 come uno degli anni più assurdi a memoria d’uomo. Non solo perché buona parte di quest’anno l’abbiamo passato chiusi in casa abbruttiti, ma anche perché oggettivamente nel corso di questi ultimi 12 mesi sono successe un po’ di cose che in un anno normale non sarebbero successe. Ad esempio il fatto che una letterina di Babbo Natale diventasse un caso.
I fatti sono noti: Tommaso Z., 5 anni, di Cesano Maderno (in Brianza) ha scritto una lettera a Giuseppe Conte per chiedergli di fare un’autocertificazione speciale a Babbo Natale per permettergli di viaggiare e consegnare i regali ai bambini di tutto il mondo. Conte l’ha postata sulla sua pagina Facebook e – comprensibilmente – molti commentatori si sono chiesti come fosse possibile che un bambino di 5 anni si preoccupasse di questioni burocratiche quali le autocertificazioni, o hanno giudicato poco credibile il fatto che Tommaso cominciasse la sua letterina con una magistrale captatio benevolentiae parlando di come a scuola e in famiglia rispetta sempre tutte le disposizioni dei Dpcm.
“Questa mattina ho chiesto alla mamma quanti giorni mancano a Natale perché sono preoccupato per Babbo Natale”, scriveva Tommaso. “Volevo chiederLe se può fare una autocertificazione speciale per consentirgli di consegnare doni a tutti i bambini del mondo. So che Babbo Natale è anziano ed è pericoloso andare nelle case, ma lui è bravo e metterà sicuramente la mascherina per proteggersi”.
Ora, il fatto che il premier – nel bel mezzo, ricordiamo, di una gravissima emergenza sanitaria che uccide 500 persone al giorno nel Paese – si preoccupi di postare su Facebook la letterina di Tommaso, 5 anni, è già assurdo di suo. Ancora più assurdo è il fatto che in questa letterina Tommaso, 5 anni, si rivolga a Conte sempre con le maiuscole come se stesse scrivendo una email formale: “le Sue disposizioni”, “chiederLe”, “la Sua risposta”.
Ma queste cose sono ancora un assurdo di primo livello, diciamo: sì, è evidentemente una trovata di propaganda di Conte, ma finisce lì. Il premier risponde (“Caro Tommaso, ho letto il tuo messaggio e voglio rassicurarti. Babbo Natale mi ha garantito che già possiede un’autocertificazione internazionale: può viaggiare dappertutto e distribuire regali a tutti i bambini del mondo. Senza nessuna limitazione”), fa la bella figura su Facebook specchiandosi nella cuteness di un bambino in un momento in cui la sua immagine pubblica ne ha bisogno (“Ho saputo anche che vuoi chiedere a Babbo Natale di mandare via il coronavirus. Non sprecare l’occasione di chiedere un regalo in più. A cacciare via il coronavirus ci riusciremo noi adulti, tutti insieme”), fine.
E invece no. Perché questo è il 2020 e il Paese è l’Italia, quindi anche la letterina di Tommaso deve venire tirata avanti fino al parossismo. “Questa cosa del finto bambino che scrive una finta letterina di Natale a Conte è robaccia alla Saddam Hussein”, ha scritto su Twitter Pierluigi Battista. E Rocco Casilino – il portavoce del premier – gli ha risposto caricando sul canale ufficiale di Palazzo Chigi uno spezzone di Pomeriggio 5 in cui Tommaso Z., 5 anni, va ospite da Barbara D’Urso.
Ora, importa davvero che la letterina sia vera o falsa? No, perché vera o falsa che sia è evidentemente stata scritta per servire a Conte un’occasione di propaganda su un piatto d’argento, che lui ha prontamente colto. Importa di più forse che nell’Italia del 2020 sia normale vedere uno spezzone di Pomeriggio Cinque caricato sul canale ufficiale della Presidenza del Consiglio. O che nell’Italia del 2020 ci si fermi a parlare per giorni di un bambino di 5 anni che ha scritto una lettera a Conte.
Quando gli storici del futuro ci chiederanno cosa stavamo facendo durante la pandemia, gli risponderemo facendogli vedere questo video.