Daniela Collu: «L’Italia è un Paese di santi, poeti, navigatori e vallette» | Rolling Stone Italia
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Daniela Collu: «L’Italia è un Paese di santi, poeti, navigatori e vallette»

Parla la conduttrice di Hot Factor: la sostituzione di Alessandro Cattelan, la battuta su Hell Raton, la giuria di X Factor 2020. E la solita tv generalista: «Minchia, siamo nel 2020, adeguatevi!»

Daniela Collu: «L’Italia è un Paese di santi, poeti, navigatori e vallette»

Daniela Collu

Foto: Sky

Fare una chiacchierata con Daniela Collu è come confrontarsi con quella che, probabilmente, è una delle conduttrici più moderne e attente sulla piazza. Una che non la manda a dire, che controbatte e ha bene in mente chi è, chi vuole essere e come mettere a fuoco la tv di oggi. Una talmente tosta che rischia (quasi) di mettere in soggezione.

Dopo l’esordio con il blog Stazzitta arriva la carriera divisa tra tv e radio come autrice e conduttrice. Attualmente conduce tutti i giorni Viva l’Italia su Rtl 102.5 (con Angelo Baiguini) e, su Sky Uno, presenta lo spazio Hot Factor subito dopo il talent X Factor. E proprio il grande show musicale l’ha vista come protagonista quando Alessandro Cattelan si è dovuto assentare dopo essere risultato positivo al coronavirus. Ne parliamo con la diretta interessata che non lesina battute e ironia.

Come è avvenuto l’ingaggio a X Factor come conduttrice supplente?
Mi hanno fatto una chiamata e mi hanno chiesto: «Te la senti?». Ho risposto di sì. Poi abbiamo lavorato sulla scaletta, questo è stato.

Giravano vari nomi tra cui quello di Enrico Papi. Pensavi di non avere chance o un po’ ci speravi?
Non ragiono in termini di chance. Ho pensato, in maniera spontanea, che quel palco lo conosco, sono lì da tanti anni, era una situazione di emergenza. E mi sarebbe piaciuto dare una mano, senza sentire il confronto con un Enrico Papi, ad esempio. Qualunque scelta sarebbe stata fatta per il bene del programma e per la fattibilità, essendo tempi rapidi. Sono felice abbiano scelto me e credo di essere stata all’altezza del ruolo. Dopodiché non credo sia una scelta ad armi pari: Enrico Papi ha una carriera molto più lunga della mia. Forse i criteri tra lo scegliere me e lui sono stati diversi.

Comunque il bilancio è positivo.
Ho avuto ottimi riscontri, mi sono sentita a mio agio e sia la risposta più immediata dei social che quella della stampa mi fanno dormire tranquilla. Poi c’è la parte più importante, delle persone che lavorano con me e danno un feedback più concreto: conoscono le dinamiche di lavoro e il livello, l’asticella. Quella per me è la soddisfazione più grande.

Senti, ma una tua battuta hot a Hell Raton ha fatto il giro del web.
Ho fatto una battuta a Manuelito che è stata letta in chiave un po’ molesta o troppo osé. Non sempre quello che uno dice viene letto con le intenzioni con cui è stato detto. Manuelito è tranquillo, io sono tranquilla, ho chiarito la cosa sui social. Credo che possiamo allegramente superarla. Manuelito ha fatto a me la stessa battuta giovedì, quindi è diventato un gioco divertente. Non credo qualcuno aprirà un’interrogazione parlamentare per una puttanata detta da Daniela Collu.

Capito. Secondo te chi vince quest’anno?
Nella playlist del mio cuore vincono i Little Pieces of Marmelade, ma credo e sarebbe giusto vinca Blind. E sottolineo che sarebbe giusto.

Foto: Eleonora Proietti

Veniamo agli ascolti di X Factor: da quando è andato via Fedez sembra abbiano avuto una flessione.
Non so se identificarla con l’assenza di Fedez. È un format in piedi da un sacco di anni, credo sia fisiologico. Dopodiché quello di cui ci rendiamo conto in ogni puntata è che il livello di spettacolo di X Factor non so chi altro lo faccia in Italia. Forse è un campionato a parte, la flessione che si vede lì è comunque da Champions League. Gli ascolti dipendono da tantissime cose, basta vedere quanto il lockdown abbia cambiato le modalità di fruizione dell’intrattenimento di tutti noi, no?

Certo.
E quindi non sono in grado di dare una motivazione. Immagino si possa pensare che la giuria sia determinante, del resto una giuria come quella di quest’anno secondo me è una bomba: quattro anime molto diverse tra loro che non se la mandano a dire per niente. Hanno una relazione con i ragazzi e le scelte musicali, molto chiari e definiti. E che stanno dando risultati anche in termini di ascolti. Perciò ci stanno tante letture: il pubblico che è cambiato, il format che è molto conosciuto, la giuria, il cast. X Factor è un puzzle che ci ha abituati al balletto perfetto. Ci aspettiamo tantissimo da ogni singola puntata.

Il talent come genere ha stancato? Ammetterai che i vincitori non hanno più l’appeal di prima.
Ti faccio il discorso al contrario. Perché i ragazzi – che hanno a disposizione tutta la tecnologia del mondo e possono mettere i loro inediti online e avere una playlist identica a quella che possono avere alla fine del programma – comunque continuano a presentarsi alle selezioni?

Spesso sono le redazioni dei talent che vanno a ricercare i ragazzi che hanno più seguito sui social…
A me sembra che, anche guardando i ragazzi di quest’anno, tutti avrebbero avuto le spalle e le palle di dire “no” a una cosa che non funziona più per la loro generazione. Invece sono lì. E ce ne sono stati tantissimi: l’età dei partecipanti di quest’anno era, se non sbaglio, più bassa. Oggi il mercato si è allargato talmente tanto che ci sono molti più competitor. Difficile usare la metrica di Emma e Alessandra Amoroso che viene dalla tv generalista di 15 anni fa: è come vedere quanto faceva il Bagaglino il sabato sera ora che c’è Netflix.

Ecco parliamo di tv. Come sarà la tv post Covid?
Be’, intanto immaginarselo, un post Covid. Bisogna capire se iniziare a lavorare su quello che ci aspetta quando torneremo alla nostra vita di prima – ma comunque saremo passati attraverso questo – oppure se vale la pena sperimentare chiavi e letture che riempiano, in qualche modo, la nostra reclusione. Credo che il dovere di ogni autore sia osservare le abitudini e come cambiano. La tv ha ancora una presa eccezionale, una presenza enorme di intrattenimento. Bisogna capire come adeguare i linguaggi e il ritmo di quello che si manda in onda.

Cioè?
Sono di più le volte che, guardando la tv generalista, pensiamo «Minchia, ma siamo nel 2020, adeguatevi!» che le volte in cui ci sembra di essere un passo avanti. Bisognerà adattare i linguaggi per fare stare i ragazzi davanti alla tv. Ma quello è un sogno incredibile, non so se riusciremo a realizzarlo in tempi brevi.

Perché?
È un po’ come all’università, gli autori televisivi hanno sempre 75 anni, è una sorta di baronaggio immarcescibile anche in quel caso. Come un po’ tutto in Italia. Prima di ascoltare un 28enne, purtroppo, serve ancora un po’ di tempo.

Ci sono format che ti piacerebbe portare in tv?
Non ragiono sui format, ma sul pubblico. Ragionare sul format è come fare shopping e scegliere una taglia 40, ma tu sei una 46. Bisogna scegliere quello che piace al pubblico, non alla conduttrice. Poi se la conduttrice è brava se lo fa piacere insieme al pubblico. E se gli autori sono bravi anche.

Quindi?
Non ti do un format, ma ti do un mondo di intrattenimento brillante, divertente, molto ritmato. Mi dispiace che non ci sia più la seconda serata: ci sono molti stili conduzione che sono giusti dalle 23 in poi. Invece adesso i programmi, perché la curva degli ascolti è sacra, finiscono all’una di notte e diventa un’occasione persa per linguaggi, contenuti e mood: dal relax al divertimento irriverente. Negli ultimi vent’anni la seconda serata ci ha regalato cose splendide e adesso è uno slot che abbiamo perso.

Ti vedi in quello slot?
Sono una da seconda serata perché mi piace dire cose che nessuno direbbe, piuttosto che “buonasera e benvenuti”, ma così, come indole, un po’ ci soffro. Anche in quel caso lì bisognerebbe capire che fa il pubblico: se tiene accesa la tv scanalando in attesa di trovare qualcosa di diverso. Oppure se le abitudini sono cambiate.

Bisogna dire, però, che Rai 2 sta cercando di reintrodurre la seconda serata…
Hanno fatto un esperimento con Lundini e Fanelli che è una gioia per gli occhi.

Foto: Eleonora Proietti


Piuttosto mi dirai che c’è un vuoto di conduttori e conduttrici tra i 40 e i 50 anni. Penso a te, Alessandro Cattelan, Andrea Delogu, Federico Russo e pochi altri. Perché esiste questa falla?
Intanto 40 tua sorella, io ne ho 38.

Lo so, era per dare l’idea di un range.
La dovevo dire ’sta cazzata. Venendo alla domanda, gli spazi sono sempre meno: se inizi con un conduttore che finisce all’una di notte è difficile piazzare anche un conduttore di 120 anni, non solo una di 38 con la frangetta. E poi c’è ancora la convinzione che il pubblico sia quello delle casalinghe di Voghera.

Non è così?
Un po’ è vero, perché è un Paese di vecchi, il nostro. Ma è anche vero che, se mettiamo il conduttore super riconoscibile, rassicurante che vediamo da trent’anni, non so quanti giovani agganciamo. Poi io sogno un altro Sanremo fatto da Pippo Baudo, forse sono vecchia pure io. Tra i colleghi ce ne sono un sacco di bravi, ed è un po’ sconfortante perché lo dimostrano tutte le volte che lavorano. Sai, se li chiamassero e facessero cagare sarebbe diverso. Invece sono tutti validi e capacissimi di subentrare alla vecchia guardia.

Resta che alle ragazze difficilmente danno una conduzione in solitaria…
Benvenuto in Italia! L’Italia è un Paese di santi, navigatori, poeti e vallette. Alle donne prima di dare un microfono da sole un pochetto ci mettiamo.

Ti ho fatto questa domanda perché Loretta Goggi, al Fatto Quotidiano, ha dichiarato che non c’è più maschilismo in tv…
Rispettiamo l’idea di Loretta Goggi e lavoriamo per fare sempre meglio. Così Loretta è felice e anche noi. Anzi, lavorare per distruggere il maschilismo in Italia è un po’ una missione mia e di Loretta.

Battute a parte, la tua carriera non è fatta solo di tv. Il tuo libro Un minuto d’arte sta avendo un gran successo.
Sono una storica dell’arte, ho iniziato una rubrica spontanea su Instagram dal titolo Un minuto d’arte: accendo la telecamera frontale e racconto monumenti, opere, musei, mostre e artisti. La cosa ha avuto, inspiegabilmente, molto successo. Così, quando è arrivato il momento di scegliere se scrivere un secondo libro, ho deciso di trasformare la rubrica in volume. Sta andando molto bene e sono molto felice.

Parafrasiamo il blog da cui tutto è partito. A chi vorresti dire «Stazzita»?
A nessuno! È la frase che mi sono sentita dire per tutta la vita, ed è copyright di mia madre. La cosa che mi piace più al mondo è parlare con le persone.

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