Patrick Zaky resterà in carcere. È questo il verdetto uscito dall’udienza di revisione del caso del ricercatore egiziano e studente dell’università di Bologna arrestato lo scorso febbraio al suo rientro in Egitto dall’Italia per far visita alla famiglia e da allora incarcerato con l’accusa di “istigazione al rovesciamento del governo e della Costituzione”. Da febbraio Zaky è detenuto dal regime egiziano, in condizioni sanitarie pessime e senza alcun contatto con i suoi familiari, senza processo attraverso continui rinvii delle udienze sul suo caso e proroghe della custodia cautelare.
Dall’udienza di ieri si sperava che uscisse un verdetto diverso, visto che giovedì scorso erano stati scarcerati tre attivisti che lavoravano per Eipr, la stessa Ong egiziana con cui collaborava Zaky – il direttore amministrativo Mohamed Basheer, il responsabile del settore criminalità e giustizia Karim Ennarah e il direttore generale dell’organizzazione, Gasser Abdel Razek. Come Zaky, anche loro erano stati accusati di aver cospirato contro il governo ed erano stati arrestati senza prove lo scorso novembre – arresto che aveva causato una campagna internazionale per la loro liberazione che aveva coinvolto, tra gli altri, anche l’attrice Scarlett Johansson.
E invece, come comunica Eipr, gli arresti di Zaky sono stati prolungati per altri 45 giorni – per l’ennesima volta. “Dopo ore di attesa questa decisione vergognosa e sconcertante di rinnovare di altri 45 giorni la detenzione di Patrick Zaky lascia senza fiato e sgomenti”, ha commentato Riccardo Noury, portavoce italiano di Amnesty International. “È veramente il momento che ci sia un’azione internazionale guidata e promossa dall’Italia per salvare questo ragazzo”.