Uno, nessuno, centomila John Malkovich. Che però resta sempre lui. Col suo look oriental-chic (nella vita) e i ruoli cui ruba la scena anche se sono piccolissimi (su schermi grandi e piccoli). Nel giorno del suo compleanno (auguri!), una (limitatissima) selezione dei suoi personaggi migliori.
Morte di un commesso viaggiatore (1985) di Volker Schlöndorff
Dal classico americanissimo di Arthur Miller, il tedesco Viktor Schlöndorff trae un adattamento per la tv tradizionale, ma che a suo modo ha fatto storia. Anche perché ha definitivamente consacrato Malkovich, attore di belle speranze che veniva da piccoli ruoli in successi come Le stagioni del cuore e Urla del silenzio. E che qui sa tenere testa al “mostro” Dustin Hoffman. A star is born.
Le relazioni pericolose (1988) di Stephen Frears
Il triangolo sì, se è (forse) quello più bello del cinema. Stephen Frears dirige Malkovich, Glenn Close e Michelle Pfeiffer nell’adattamento definitivo del classico di Choderlos de Laclos. Niente candidatura agli Oscar per il nostro (vergogna!), ma tra i tanti (Gérard Philipe, Colin Firth e il “liberamente ispirato” Ryan Phillippe di Cruel Intentions) quello di John resta il numero uno. E il più (sensualmente) pericoloso.
Il tè nel deserto (1990) di Bernardo Bertolucci
La regia di Bertolucci, la bellezza e la bravura di Debra Winger, i panorami del Sahara. E, non ultima, la performance di Malkovich. «Noi non siamo turisti. Siamo viaggiatori», si dicono i protagonisti di uno dei tanti capolavori del maestro parmigiano, tratto dal romanzo di Paul Bowles. John, versione coloniale, è il gelosissimo Port. Unforgettable.
Essere John Malkovich (1999) di Spike Jonze
Come avere una via o piazza intitolata quando si è ancora in vita. Al nostro succede con un film: e quanti altri possono vantarlo? Essere John Malkovich è un’idea (di Spike Jonze) già geniale in sé: poter entrare nella mente di un attore a casa. Ma il genio è anche quello della star che si presta autoironicamente al gioco. Ci voleva una nomination agli Oscar, anche solo per il giochetto meta-cinematografico (ed esistenziale).
Guida galattica per autostoppisti (2005) di Garth Jennings
Un piccolo film (ma con uno zoccolo duro di fan) diventato un cult, al pari della serie di BBC Radio da cui prende le mosse. Stavolta per Malkovich basta il nome: Humma Kavula, sacerdote che vuole diventare il presidente della galassia. Un divertissement (con parruccona fulva), ma che classe. Come sempre.
Burn After Reading – A prova di spia (2008) di Joel ed Ethan Coen
La combo Coen + Malkovich non poteva che dare buoni frutti. Certo, ci sono anche Clooney, Pitt, McDormand, Swinton: ma è l’Osbourne Cox di John, ex agente della CIA che si fa facilmente ricattare, a innescare questa spassosissima satira. Uno dei film (e dei personaggi) più sottovalutati nella filmografia di registi e attore.
The New Pope (2020) di Paolo Sorrentino
Fuori un papa (o quasi), se ne fa un altro. E non uno a caso: per soppiantare il sexyssimo Jude Law in slippino bianco, nella seconda stagione della serie pontificia Paolo Sorrentino chiama Malkovich. E lo rende un Santo Padre altrettanto figo, anche se versione British-tweed. Ne esce la coppia di papi più sorprendente di sempre, almeno dopo Bergoglio-Ratzinger. Impossibile scegliere.
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