Cole Porter fa parte del cartello ultranobile della musica americana, che presenta, secondo classifiche e giudizi accreditati, anche George Gershwin, Irving Berlin e Jerome Kern. A seguire… altre decine di talenti. Gershwin (Sua Maestà) l’ho già raccontato. Berlin è stato citato con Fred Astaire e Cheek to Cheek, Kern – quello di Show Boat – avrà lo spazio che merita. Ma come presenza nei film Porter è primatista assoluto. Con merito. Perché la sua musica e le parole che la corredavano erano di grandissima classe. Come lui, che al di là della sua arte, ebbe una vita certamente… da film. E quante canzoni ha scritto. Quasi tutte diventate classici, e ben presenti nella memoria popolare.
Di due film è protagonista: Notte e dì (Night and Day) di Michael Curtiz, del 1946, con Cary Grant; e De-Lovely – Così facile da amare di Irwin Winkler, del 2004, con Kevin Kline. Porter è rappresentato secondo le epoche. La sua storia con Linda Lee Thomas, sua compagna, era un rapporto di affinità e cultura, perché Porter era omosessuale. Ma nel 1946 non era possibile dichiararlo, soprattutto se il protagonista era il sex symbol (maschile) Cary Grant. Negli anni duemila il tabù poteva cadere, e in De-Lovely l’attitudine viene dichiarata con relativi incidenti, ricatti ed estorsioni da parte di gente di quell’ambiente. Ma ciò che conta è che nei film passano molte delle sue grandi canzoni. E qui devo procedere con la solita memoria selettiva. C’è una sequenza in cui Porter-Grant, al piano, mentre fuori c’è un temporale, compone Nigh and Day, seguendo il tic toc delle gocce di pioggia. In De-Lovely vengono proposti molti dei classici. Fra cui il magico Begin the Beguine, cantata da Sheryl Crow. E poi l’esilarante Be a Clown, in un balletto corale che occupa un intero teatro dello studio. Ma interessante è Experiment, cantata da Porter-Kline. Un segnale, di classe, della vocazione dell’autore: sperimentare.
C’è un altro film dove Porter è presente: Baciami Kate! (Kiss Me Kate) del 1953, diretto da George Sidney. L’ attore è Ron Randell. Quel film è forse il titolo dove il musicista compone nei registri più vari. L’ispirazione c’era, ed era Shakespeare nientemeno, perché il tema era La bisbetica domata. Tre titoli: la sensuale So in Love, cantata da Howard Keel e Kathryn Grayson, la travolgente Wunderbar e la divertente Brush Up Your Shakespeare, straordinaria performance di Keenan Wynn e James Whitmore nei panni di due ridicoli gangster. Roba molto diversa, appunto. Peraltro occorreva adattare i versi di un musical a quelli del Bardo. Sensibilità, proporzioni, cultura: e chi, se non Cole.
Un altro titolo che non si può non fare è Balla con me (Broadway Melody of 1940) di Norman Taurog tutto dominato da Porter. La sequenza portante è proprio Begin the Beguine, cantata, ballata e suonata in diversi registri. Il momento centrale è quando a ballare sono Fred Astaire e Eleanor Powell. Di quel numero Frank Sinatra, sempre in quel “master” da me citato che è C’era una volta Hollywood dice: «Potete aspettare e sperare, ma non vedrete mai più niente di simile».
Woody Allen, grande innamorato di Porter, gli ha dedicato un ricordo in Midnight in Paris. A Parigi lo sceneggiatore Gil (Owen Wilson) si trova a entrare in un locale, magicamente degli anni Venti. Ad accoglierlo sono Francis Scott Fitzgerald e sua moglie Zelda. Al bar che sta bevendo c’è Hemingway. Seduti a un tavolino Picasso e Dalí stanno litigando. Josephine Baker sta ballando la conga. Seduto al piano qualcuno canta De-Lovely. È Cole Porter.