C’è una bella aria di ancient régime in questi giorni in Italia, almeno a giudicare da quelli che pubblicano i due più importanti quotidiani nazionali. Dopo lo scivolone di Repubblica nel giorno di Pasqua, con l’intervista a una povera contessa “prigioniera” (ma il virgolettato era inventato) nella sua seconda casa a Portofino, infatti, a Pasquetta è stato il turno del Corriere che non ha voluto essere da meno e ha trovato un altro nobiluomo da intervistare sul tema del Covid e affini.
In questo caso l’intervistato è stato Simone Avogadro di Vigliano, 57 anni, anche lui conte, imprenditore che vive tra Milano e Singapore e che di recente è stato in Serbia per vaccinarsi saltando la fila, vista la drammatica situazione della campagna vaccinale italiana. Una cosa perfettamente legale, visto che è lo stesso governo serbo a invitare gli stranieri a vaccinarsi: basta registrarsi su un portale del governo (tutto in lingua serba, per ora) e compilare un form dove si può persino scegliere il vaccino tra diverse opzioni: Pfizer, Astrazeneca, Moderna e persino il russo Sputnik e il cinese Sinopharm.
È di questa scorciatoia che ha approfittato Avogadro di Vigliano. “Lavoro e vivo in giro per il mondo con l’azienda di famiglia e ho anche un ufficio in Serbia”, racconta al Corriere, “Abito tra Milano e Singapore, dove tra l’altro mi avevano proposto la vaccinazione. Ma causa Covid non riesco a rientrare in Asia da Natale”. Scoprendo che in Italia il suo turno per vaccinarsi sarebbe arrivato a giugno, e scoperta la possibilità di saltare la fila andando in Serbia, il conte ne ha così approfittato.
“Per me si è mossa la Camera di commercio locale”, continua. “Dopo aver vaccinato rapidamente anziani e fragili, hanno incoraggiato le somministrazioni agli imprenditori e in generale alle categorie produttive per favorire la ripresa dell’economia”. E riguardo al vaccino: “Io ho scelto Pfizer e in 48 ore ho avuto l’appuntamento in un ospedale di Belgrado. Per la prima dose, a inizio marzo, sono rimasto qualche giorno per motivi di lavoro. Ho unito l’utile al dilettevole. Per la seconda, sono andato e tornato dopo qualche ora”.
Al suo ritorno, il conte ha contattato la Asl per far registrare il suo certificato di vaccinazione. E adesso è felice: “Ora posso tornare a viaggiare. Anche in Cina, risparmiandomi quel genere di quarantene che impongono loro”. Mentre noi, plebei, siamo ancora qui ad aspettare i comodi del generale Figliuolo.