Ieri la nazionale italiana di calcio ha vinto 1-0 contro il Galles nella terza partita della fase a gironi degli Europei, qualificandosi come prima a punteggio pieno e presentandosi come seria contendente al titolo. Oggi però in Italia non si sta parlando di questo, ma si sta facendo polemica perché metà della squadra non si è inginocchiata a inizio gara in sostegno di Black Lives Matter.
Inginocchiarsi prima dell’inizio della partita è un gesto volontario, deciso autonomamente dalle singole nazionali senza indicazioni specifiche da parte della Uefa e non tutte le squadre agli Europei lo hanno fatto. Ma rimane il fatto che sia un simbolismo potente e un gesto che ha assunto un preciso significato antirazzista – e che finora le nazionali che non l’hanno fatto non sono esattamente quelle più progressiste, come l’Ungheria.
Ecco #Orban : "Gli ungheresi si inginocchiano solo davanti a Dio, per il loro Paese e quando chiedono alle loro mogli di sposarli". Contro il razzismo no, ovviamente. Qui c'è tutto (quasi).#Pietre@repubblica pic.twitter.com/oh7wtOcz8j
— Paolo Berizzi (@PBerizzi) June 16, 2021
Prima della partita di ieri, tutti i calciatori del Galles si sono inginocchiati. Per l’Italia invece Toloi, Emerson Palmieri, Pessina, Bernardeschi e Belotti si sono inginocchiati, mentre tutti gli altri sono rimasti in piedi. Il fatto che il momento in ginocchio in sostegno all’antirazzismo sia durato solo pochi secondo fa pensare che il comportamento dell’Italia non sia stato deliberato: probabilmente si è trattato di un equivoco imbarazzante figlio della trance agonistica. Probabilmente chi non si è inginocchiato l’ha fatto perché non ha capito cosa stava succedendo.
Chi invece ha capito benissimo è una certa sezione – minoritaria ma molto rumorosa – della destra italiana, che oggi sta cercando di strumentalizzare l’accaduto online. Su Twitter l’hashtag #iononminginocchio è entrato in trending topic stamattina, riunendo migliaia di tweet in cui il gesto degli italiani che non si sono inginocchiati viene presentato come una coraggiosa ribellione al “pensiero unico” e al “politicamente corretto”.
C’è persino chi ha paragonato i calciatori italiani che non si sono inginocchiati al gesto del calciatore Bruno Neri, che nel 1931 – in pieno fascismo – fu l’unico a non fare il saluto romano durante la partita di inaugurazione dello Stadio Giovanni Berta (poi ribattezzato Artemio Franchi) di Firenze, venendo immortalato in una foto divenuta celebre.
Correva l’anno 1931, giusto 90 anni fa: Bruno Neri, il calciatore che in campo rifiutò di fare il gesto che andava di moda allora, il gesto più amato dal potere. E fu schernito e criticato per questo, naturalmente.
Il potere non ammette chi non si conforma ai suoi simboli. pic.twitter.com/C8d8hI7Oom— Metello Di Santarosa (@metellodsrosa) June 20, 2021
Ovviamente è un paragone stupido. Primo perché Bruno Neri comportandosi così rischiava non poco, mentre i giocatori italiani che non si sono inginocchiati non rischiano assolutamente nulla – tanto più che, appunto, il gesto è volontario e lasciato alla coscienza del singolo giocatore. Secondo perché Neri si comportava così per protestare contro una dittatura vera, non contro la fantomatica e inesistente “dittatura del politicamente corretto” contro cui si scaglia chi oggi twitta #iononminginocchio.