C’è un grande prato verde, e lì c’è Gianni Morandi. Ha dato appuntamento al Parco Lambro, che è un posto che a Milano sa ancora di anni ’70, di ventenni nudi ad ascoltare i cantanti impegnati, tirando i sassi a quelli che non si impegnavano abbastanza. I mediapeople sono attorno a lui su delle seggiole, tra gli alberi, all’ombra. Gli uccellini cantano dai rami, ogni tanto passa qualcuno col cane o in bici o correndo e dà un’occhiata all’assembramento, posto che la parola sia ancora legale. Morandi saluta, scambia qualche parola anche con loro, per finta corre via anche lui, forse è un po’ deluso perché non ci sono molti dei mille Giornalisti Musicali Veramente Famosi Che Vanno In Tv. Quando si scopre che non c’è il catering, si capisce perché non hanno sentito il richiamo dell’allegria.
Eppure vedere lì Gianni Morandi, QUEL Gianni Morandi, in piedi come San Francesco a parlare agli uccellini e a noi animali seduti ad ascoltarlo è un piccolo momento sublime e un po’ catartico, è come se tutta la povertà e insieme tutta la magia della musica italiana, TUTTA, fossero lì con noi. Quando Morandi ha iniziato gli album non interessavano al pubblico né all’industria, contavano solo i singoli. E ora, la tecnologia, il digitale, il nuovismo, ci hanno riportati lì, agli anni ’60. Forse Jovanotti che ha scritto il pezzo lo ha capito, e allora spinge verso il decennio successivo, perché il titolo della canzone fa così anni ’70. Quale allegria, avrebbe chiesto Lucio Dalla. L’illogica allegria, avrebbe risposto Giorgio Gaber. O forse Jovanotti non ha capito niente, ha giusto pensato che quest’estate voleva esserci anche lui in mezzo alle altre mille azzeccatissime hit italianissime, ma rimanendo un passo indietro. Manco si fa vedere di persona, si collega per telefono, non si sa da dove, hehehe, la canzone è fortissima e c’è tutta la voglia di salire le scale a 3 a 3. San Francesco Morandi ostende la faccia di Gesù Jovanotti che augura buon solstizio – e voi sapete quante gag si potrebbero fare sul modo in cui Lorenzo Cherubini pronuncia “solstizio”. Saluta tutti e torna a fare (con tanta energia! Energia!) qualunque cosa stesse facendo gridando allegria, lui è veramente uno cresciuto a pane e Mike Bongiorno.
Morandi è senza mascherina come anche qualche mediapeople, forse ormai nessuno si indigna più per le foto delle celebrities senza mascherina, ma probabilmente c’è stato un summit con il management per verificare. Morandi parla tantissimo di Jovanotti, pochissimo di Rick Rubin che ha coprodotto L’allegria. La frase della canzone che gli piace di più è quella che dice che serve una botta di vita, e lui si augura che questa canzone nel suo piccolo aiuti a ripartire, così come l’allegria per le vittorie dell’Italia. Sono anni che questo Paese smania per le canzoni che aiutino a ripartire, ogni estate si ferma ad ascoltarle nella playa caliente y la noche bailante; se non altro, L’allegria non è un ennesimo inno alla vita mojita, forse non è realmente una canzone estiva ma forse non si può dire, ogni canzone DEVE essere una canzone estiva, c’è un comparto da tenere su con la contagiosa e loca voglia di vivere di noi italiani.
Intanto che Morandi parla a noi animali, due bodyguard, ovviamente in nero, vegliano in piedi su tutto e tutti. Forse li manda lo Stato, perché Morandi non è Presidente della Repubblica ma forse non sarebbe una cattiva idea: ogni sua frase sembra un messaggio del Capo dello Stato, un incoraggiamento a vivere il presente e fidarsi del futuro. «Il momento più brutto del Covid è passato, possiamo ripartire». «Nella musica è una fase di trasformazione, è bella da vedere». «Sto facendo la riabilitazione alla mano, ci vorrà pazienza. Sono stato fortunato, potevo anche non essere qui oggi. Sono come Jovanotti un ragazzo fortunato, un ragazzo vecchio fortunato». «La tecnologia ci ha tolto un po’ di cose ma ci dà veramente tanto». «È vero, oggi si sta tornando alla canzone, e ci sono tantissimi giovani artisti straordinari, sono TANTI, mio figlio ne ascolta parecchi, Ernia, Rkomi, Capo Plaza, poi chi… Ah, Salmo, che mi piace tantissimo, è tutta gente che ha un seguito enorme e potrebbe riempire stadi e palasport». «Qualcuno di loro coinvolge tanti di noi dinosauri, c’è Orietta con quei due formidabili amici, mi pare che la Vanoni stia per pubblicare qualcosa, e poi c’è Rovazzi con Eros Ramazzotti, loro cantano la felicità, io l’allegria. Oggi è normale fare collaborazioni, si fanno i singoli insieme come me con Rovazzi tre anni fa, come me con Dalla e poi con Baglioni. Nella vita c’è sempre bisogno degli altri».
Accidenti, come è vero, cinguettano gli uccellini: dividi il companatico, raddoppia l’allegria. Morandi ha aperto un profilo su TikTok, chissà se il suo profilo Facebook è ancora di moda, chissà se le nostre vite sarebbero migliori se Morandi facesse questo tutte le settimane, se ci prendesse da parte a piccoli gruppi per dirci che tutto andrà bene, che alla fine tutti possiamo essere l’uno su mille che ce la fa – visto che ogni estate ce la fanno in mille a fare le azzeccatissime hit italianissime. Forse dovrebbe fare questo, perché in fondo la canzone è una scusa, L’allegria è uscita dieci giorni fa e nella top 50 di Spotify non si vede – ma non vuol dire niente, l’estate è lunga, ormai l’estate dura cinquant’anni, e la canzone è un pretesto per farci capire che l’Italia continua a girare attorno a Gianni Morandi, e forse è un male ma forse, pensandoci, è un bene: dopo di lui, chi ci radunerà su un grande prato verde? E non per telefono: di persona, in piedi, con gli uccellini sui rami.
Salmo, ti stai preparando?