All’inizio della pandemia, quando s’è cominciato a capire che il tour del 2020 dei Killers non ci sarebbe mai stato, Brandon Flowers continuava a pensare agli anni dell’adolescenza a Nephi, una minuscola città dello Utah. «C’era nostalgia nell’aria e anche un po’ di tristezza», dice oggi il cantante. «Ho iniziato a pensare a dov’ero negli anni ’90 e queste storie sono venute fuori da sole».
Le storie di cui parla sono alla base di Pressure Machine, il prossimo album dei Killers in uscita il 13 agosto. È un concept sulla vita a Nephi raccontata dal punto di vista dei suoi abitanti. Parla di tante cose diverse, dall’abuso di farmaci alla povertà, dal crimine all’omofobia fino alla depressione. Nonostante sia un disco dai toni cupi, offre anche momenti di gioia e speranza.
«Mentre scrivevo le canzoni, pensavo a libri come I racconti dell’Ohio di Sherwood Anderson o I pascoli del cielo (di John Steinbeck)», spiega Flowers. «Sono raccolte di piccole storie ambientate nello stesso posto. Per qualche ragione, ho avuto il coraggio di farlo anch’io. Quando ho capito che sarebbero state ambientate qui, e che avrei raccontato vicende realmente accadute, tutto è andato al suo posto».
Ha scritto i testi prima della musica, mettendo sul pianoforte di foto di Nephi per trovare l’ispirazione. Quando si è sentito pronto, la band si è riunita a Cotati, California, coi produttori Jonathan Rado e Shawn Everett, lo stesso team che ha lavorato a Imploding the Mirage. Era l’inizio del 2020 e la pandemia aveva appena iniziato a colpire. «È stata dura», dice Flowers. «Shawn tende all’ipocondria. Indossava occhiali protettivi e tre mascherine. Era assurdo. [Il bassista] Mark Stoermer ha problemi simili e non ce l’ha fatta a venire. Indossavamo tutti le mascherine e facevamo tamponi regolarmente. Siamo stati molto attenti».
L’album si apre con West Hills, che parla di un ragazzo di Nephi disperato perché fermato dalla polizia mentre aveva con sé la cosiddetta eroina degli hillbilly, l’ossicodone. “Mi hanno beccato con abbastanza roba per ammazzare i cavalli che corrono liberi nelle colline a ovest”, canta Flowers.
Il disco si fa ancora più cupo in Terrible Thing, che parla di un teenager gay che contempla il suicidio. «Sono cresciuto con dei ragazzi e ho saputo della loro omosessualità dopo anni. Dev’essere stato difficile per loro. Credo che il mondo stia diventando sempre più inclusivo, ma erano gli anni ’90, la gente si teneva certe cose per sé».
La maggior parte dei brani del disco nascono da ricordi di Flowers o da storie che ha letto, ma Desperate Things è diversa. È la storia romanzata di un poliziotto che si innamora di una vittima di abusi domestici e finisce per assassinarne il marito. È un pezzo degno di Nebraska di Bruce Springsteen, diverso da qualunque cosa abbiano mai scritto i Killers.
«Ho preso uno scandalo scoppiato in città quando ci abitavo, mi sono preso qualche libertà nella terza strofa e l’ho trasformata in una murder ballad», spiega Flowers. «In una tipica canzone pop o rock ci sono solo due strofe. La terza e la quarta arrivano solo se ascolti roba come Bruce Springsteen e John Prine. Aiutano a sviluppare la storia».
In Another Life e In the Car Outside si soffermano su sogni infranti e rimpianti di mezza età, ma il disco si conclude con un brano pieno di speranza, The Getting By. “Forse è quello che serve per svegliarsi al mattino”, canta Flowers, “e sopportare un altro giorno sotto il sole finché non andrà tutto bene… Questa città dipende dai modi misteriosi di Dio”.
Nell’album ci sono ospiti come Joe Pug, Sara Watkins e Phoebe Bridgers. C’è anche il ritorno di Dave Keunig. Il chitarrista non aveva partecipato a Imploding the Mirage e agli ultimi tour per affrontare problemi personali e recuperare dal burnout dopo anni on the road. Non è stato coinvolto nel processo creativo, ma In the Car Outside e A Pressure Machine iniziano con la sua chitarra, che suona anche in altri brani del disco.
«È bello averlo ancora con noi», dice il batterista Ronnie Vannucci Jr. «Quando qualcuno entra o esce dal gruppo, si capisce subito cosa aveva dato. Abbiamo suonato insieme per vent’anni. Mi ha fatto sentire bene».
Il disco era quasi finito quando la band ha inviato un dipendente di NPR a Nephi per registrare le conversazioni dei cittadini. È tornato con storie incredibilmente personali, momenti così vividi che la band ha deciso di inserirli all’inizio di ogni brano.
«Stavamo lavorando al mastering, ma era l’ultimo ingrediente di cui avevamo bisogno per chiudere il progetto», dice Vannucci. «Ha reso il disco più simile a un racconto di vita vissuta, e non la nostra interpretazione. Sono persone vere, con il loro accento e le loro storie».
Alla fine di giugno la band ha suonato uno show virtuale per il festival australiano Splendour in the Grass. Per la prima volta dopo anni, Keunig e Stoermer erano di nuovo sul palco. Tuttavia, i Killers non torneranno formalmente in tour fino a marzo, quando partiranno per la Nuova Zelanda. Le date americane sono previste per agosto 2022.
Prima, però, il 21 agosto c’è il concerto We Love NYC a Central Park insieme a Bruce Springsteen, Paul Simon, LL Cool J, Elvis Costello e altri. Poi sarà la volta del Firefly Festival del Delaware, il 24 settembre, e del Sandjam Music Festival in Florida, a ottobre. Per il momento, spiega la band, Keuning sarà sul palco con loro, mentre Stoermer resterà a casa. Al suo posto ci sarà il turnista Jake Blanton.
«Prima di Central Park faremo un concerto di riscaldamento al Terminal 5», dice Flowers. «In quel posto abbiamo fatto show incredibili. Non faccio che pensare a quale canzone usare per aprire il concerto. Spero di riuscire a contenermi. Suonare dal vivo è parte della nostra identità e ci manca molto, soprattutto la connessione con la gente e la nostra comunità».
Sono molte le band tornate in tour in questo periodo, tra cui Dave Matthews Band, Phish e Green Day, ma i Killers hanno scelto la strada della cautela e non suoneranno grossi show fino al 2022. «Non vogliamo essere la band che diffonde il Covid, la variante K», dice Vannucci. «Ai tour sono connesse un sacco di complicazioni adesso. Vogliamo rispettare tutti, non mettere in pericolo la loro salute, non prenderci rischi».
Hanno due dischi pieni di canzoni mai portati sui palchi, eppure i Killers stanno già pensando al prossimo. È ancora nelle fasi preliminari. «Siamo stati a San Diego insieme per una settimana, a casa di Dave», dice Flowers. «Eravamo solo noi quattro, non succedeva da anni. Ma a gennaio saremo impegnati con le prove per il tour. Non so se avremo il tempo per finire un altro disco, ma ci vedremo sicuramente un’altra volta prima di Natale».
Nel frattempo, Flowers non vede l’ora di condividere col mondo Pressure Machine. Lavorare all’album gli ha finalmente dato la possibilità di vedere Nephi sotto una luce diversa. «Da ragazzo volevo scappare. Dopo molto tempo ho iniziato a capire la bellezza di questo posto. Ero libero. La gente non chiudeva a chiave la porta di casa prima di andare a dormire. Sono cresciuto in maniera particolare qui. Oggi riesco ad apprezzarlo».
Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.