Secondo alcuni la politica sarebbe, prima di tutto, una questione di carisma, e da questo punto di vista le elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre fanno ben sperare: nelle ultime settimane, infatti, alcuni dei candidati in lizza per lo scranno di sindaco ci hanno abituati a sparate talmente paradossali da rasentare il nonsense.
È accaduto soprattutto a Roma, dove tre dei 22 candidati che anelano al Campidoglio hanno fatto catalizzato l’attenzione mediatica distinguendosi per fantasia ed estro, a partire da Giuseppe Cirillo (noto anche come “Mr. Seduction”, nomignolo dovuto al suo lavoro di sessuologo), leader del “Partito delle Buone Maniere”, che ha in cantiere un’idea innovativa per migliorare la qualità di vita delle migliaia di anziani capitolini: consegnare loro delle strisce pedonali portatili da utilizzare in ogni evenienza.
A sua detta, questa misura contribuirebbe a “Mantenere decorosa la capitale, che ha strade fatiscenti con buche, colme di barriere architettoniche e strisce pedonali invisibili” – peraltro, qualche settimana fa, in alcuni manifesti un pelino ambigui affissi in zona Tiburtina, Mr. Seduction aveva invitato i cittadini romani a “farla finita con l’ipocrisia” e ad accostare, non si sa per quale oscura ragione, il colore della pelle ad alcuni cibi, come il cioccolato, le albicocche e le olive.
Anche un altro candidato in corsa a Roma è riuscito a ottenere un quarto d’ora di celebrità grazie alle sue comparsate mediatiche all’insegna della sobrietà e del buon gusto: si tratta di Sergio Iacomoni, che preferisce farsi chiamare “Nerone”, presidente dell’associazione culturale Gruppo Storico Romano e fondatore di una scuola di gladiatori.
Nerone – che, come avrete intuito, è appassionato di impero romano – ama presentarsi nei salotti capitolini vestito da legionario, e ha chiamato il suo programma “Le XII Tavole della Lista Nerone”. Tra le altre cose, propone di soppiantare la dicitura “Roma Capitale” per tornare indietro nel tempo e “ripristinare il nome della città eterna, «ROMA», che solo Commodo osò cambiare fino a che non fu ucciso”. Iacomoni vuole anche costruire “due statue, da dedicare a Spartaco e a Menenio Agrippa a Monte Sacro, e un piccolo parco della rappacificazione e del riconoscimento dei popoli del mondo con le statue dei più acerrimi nemici di Roma (Brenno, Annibale, Pirro, Viriato, Vercingetorige, Arminio, Decebalo, Buticca, Zenobia, Fritigerno, Alarico, Attila)”.
Il teatrino dell’assurdo dei candidati a Roma, però, non finisce qui. C’è infatti anche Enrico Michetti, uomo di fiducia di Giorgia Meloni e nome più in vista di questo terzetto del paradosso: conosciuto come il “tribuno” di Radio Radio, negli scorsi mesi alcune sue dichiarazioni abbastanza controverse lo hanno fatto balzare agli onori delle cronache – come quando ha paragonato la campagna vaccinale del governo al “doping di Stato” dell’ex Germania dell’Est o ha rivendicato, con una certa nonchalance, la natura “igienica” del saluto romano, indicandolo come modo più sicuro per salutarsi in tempi di pandemia.
Spostandoci a Milano è impossibile non citare Luca Bernardo, primario di pediatria presso l’ospedale Fatebenefratelli e candidato del centrodestra contro il sindaco uscente Beppe Sala. La dichiarazione più nota di Bernardo risale allo scorso 24 luglio, quando ha detto senza mezze misure di avere l’abitudine di circolare nel suo reparto di ospedale armato di pistola. “Io sono entrato con l’arma in ospedale, l’ho avuta addosso. Ma mai in corsia e mai quando giro con i pazienti”, ha detto Bernardo, salvo tornare sui suoi passi il giorno dopo quando, in un’altra intervista, ha provato a correggere parzialmente il tiro dichiarando di avere “chiesto e ottenuto un porto d’armi da difesa” e che “a volte di notte” l’ha portata, ma “sempre ben occultata”.
Meno di un mese dopo Bernardo ha pensato bene di rincarare la dose: durante un comizio in un centro commerciale, rispondendo ad alcuni giornalisti che gli avevano chiesto se si definisse antifascista, il medico ha risposto di non distinguere “tra fascisti e antifascisti. Le persone non le distinguo se non per uomo, donna e persone perbene”. Come se non bastasse Bernardo, da sempre convinto sostenitore delle vaccinazioni, ha fatto recentemente sapere di non escludere che, nella sua futura e ipotetica giunta, possa trovare posto anche qualche esponente no vax.
Se tutti i candidati presentati finora, per quanto autori di iniziative discutibili, si sono quantomeno distinti per originalità, lo stesso non si può dire di Edmondo Moscatelli, candidato sindaco di San Pancrazio Salentino, un comune in provincia di Brindisi: ha copiato quasi integralmente il programma presentato lo scorso anno dall’attuale sindaco di Due Carrare, un paesino nei pressi di Pavia. Il premio simpatia, invece, se lo aggiudica senza troppi problemi il candidato sindaco della Lega a Varese, Matteo Luigi Bianchi, che per la sua campagna elettorale ha scelto di usare lo slogan “Per Varese meglio Bianchi”, giocando su un doppio senso dal retrogusto vagamente razzista. Che dire: mai come quest’anno ci sarà da divertirsi.