Le confessioni di Adele
Ecco come la cantante inglese più famosa al mondo ha trasformato la fine del matrimonio in un album d’immenso successo, '30', si è riconciliata col passato e ha ritrovato l’amore. Per un uomo e per se stessa
Foto: Theo Wenner per Rolling Stone US
Adele sperava di dare la notizia della separazione dal marito senza creare troppo scompiglio. Era il Venerdì santo del 2019 e il matrimonio era finito da un pezzo. Comunicarlo durante quel weekend di vacanza, pensava, le avrebbe evitato un po’ di scocciature.
«Che cazzo di idiota», dice ora del suo piano.
Adele e il marito Simon Konecki stavano assieme dal 2011. La loro relazione era passata sottotraccia considerando la popolarità della cantante, in parte perché Adele ha lasciato la vita famigliare col marito e col figlio Angelo giusto per pubblicare i suoi dischi da record. Il loro matrimonio era circondato da un tale riserbo che in rete non si trovano fotografie dell’evento.
I timori di Adele sono peggiorati quando quel venerdì ha letto il comunicato stampa. Un suo amico era volato a Los Angeles dall’Inghilterra solo per assicurarsi che non vivesse quel momento da sola. I tweet e i meme che già circolavano sui social esprimevano non solo lo shock per la fine della relazione, ma anche l’eccitazione all’idea di come quella sofferenza avrebbe ispirato nuova musica.
È comprensibile. Adele ha costruito un impero sui cuori spezzati, riflettendo sulle conseguenze del dolore, come in Someone Like You, o semplicemente dicendo Hello a un ex anni dopo la fine di una storia. Quando Adele e Konecki hanno annunciato la separazione erano passati quasi quattro anni dall’ultimo album della cantante, 25, e il pubblico voleva nuova musica. E che c’è meglio di un divorzio per dare vita a un disco?
Adele era sconvolta dalla reazione dei fan. «In un momento così, durante un evento tanto importante, ti viene da chiedere: “Ma perché non mi vogliono bene? Perché chi dice di seguirmi da dieci anni scrive cose del genere?”. In realtà non hanno alcuna responsabilità. Sono fan e il loro ruolo è desiderare un bel disco. Ho preso quelle reazioni con le pinze e sono andata avanti».
(Adele sa cosa si prova ad aspettare all’infinito il disco di un artista che si ama. A lei succede con quello dell’amico Kendrick Lamar. «È un inferno!», dice quando le chiediamo dell’attesa per il nuovo album del rapper, di cui ha già potuto ascoltare qualche canzone in anteprima).
Adele aveva ben altro di cui occuparsi oltre a Twitter e alle aspettative dei fan. I rumor e le speculazioni si diffondevano a macchia d’olio, ma la verità è che nel suo divorzio non ci sono buoni e cattivi. Konecki era un buon marito ed è un ottimo padre per Angelo. È ancora uno dei migliori amici di Adele e anche durante la nostra intervista le manda dei meme. La loro storia è finita dopo una presa di consapevolezza non drammatica, ma comunque straziante: Adele era sempre più lontana dalla persona che sperava di diventare.
«Pensavo di conoscermi, ma non mi conosco affatto», dice. «Non so se era per via del ritorno di Saturno o dell’arrivo dei 30 anni, fatto sta che non mi piaceva la persona che ero diventata».
Adele voleva sistemarsi ed essere felice, voleva vivere in una casa piena d’amore e in preda al caos organizzato. Non ci è mai riuscita, o almeno non si sentiva lì. «Ero molto triste», ricorda. «E il fatto che tanti sconosciuti sapessero che non ce l’avevo fatta era devastante. È stato mortificante. Non che qualcuno abbia voluto farmi sentire così, ma mi sembrava di non aver fatto un buon lavoro».
A quel punto, Adele aveva già iniziato a scrivere il disco che tutti aspettavano. Ha cominciato a lavorare a 30 all’inizio del 2019 e l’ha chiuso a metà del 2020, anche se la pandemia l’ha costretta a cambiare la data d’uscita. Certo, è un disco «sul divorzio, baby», come ha detto di recente su Instagram. Ma non è la raccolta di ballad strazianti che tutti si aspettavano.
Al contrario, il disco è una lettera aperta ad Angelo, nella speranza che un giorno possa ascoltarlo e capire che cosa provava la madre e com’è cambiata la sua vita in quel periodo. L’unica canzone che parla direttamente di matrimonio è Easy on Me, il primo splendido singolo in perfetto stile Adele. E percò nel resto di 30 la cantante parla della relazione più importante della sua vita, quella con se stessa. Il ritorno di Saturno è un’espressione che indica la fase di cambiamento che avviene attorno ai 30 anni d’età e nel caso di Adele è coincisa con un periodo turbolento in cui ha dovuto capire chi era e che cosa voleva fare, anche se significava mettere in discussione tutto quanto.
Così ha intrapreso un viaggio spirituale, il suo personale Mangia, prega, ama, in un certo senso. È una di quelle cose che un tempo l’inglese non avrebbe sopportato. E invece è esattamente ciò di cui aveva bisogno.
L’annuncio del Venerdì santo l’ha fatta sprofondare in un’ansia immobilizzante durata intere settimane. All’epoca lei e Konecki avevano l’affidamento congiunto di Angelo e così passava tante serate da sola. Non era mai stata tanto a lungo lontana dal figlio.
Qualcosa è cambiato quando ha festeggiato il 31esimo compleanno con gli amici, a maggio 2019, cenando con loro e guardando un film. «Ricordo che ho fatto le scale, mi sono struccata e sono andata a letto», racconta. Era il periodo deprimente causato dall’annuncio. «Ho percepito una speranza, mi sembrava d’aver trascorso finalmente una bella serata, perciò restare a casa e andare a letto da sola era ok. Non che fossi entusiasta, ma non vedevo l’ora che arrivasse il giorno dopo».
La mattina si è svegliata alla luce del sole californiano e ha «sentito uno tsunami d’emozioni» arrivarle addosso. Voleva tenersi occupata, ma è rimasta a letto a guardare I Soprano.
«Ho pensato: sarà un disastro di alti e bassi». Aveva ragione. Ma dopo quel bel compleanno e il down della mattina dopo, ha deciso che avrebbe passato il resto dell’anno a fare cose nuove. Ha ascoltato i consigli di tutti: vecchi amici a Londra, alleati nel settore, le mamme della scuola di Angelo, persino la ragazza che le faceva le sopracciglia. È entrata nella sua «era dei sound bath» e ha iniziato a fare arrampicate con una certa regolarità. A luglio, ha scalato una montagna dell’Idaho con degli amici, coi quali ha scritto i suoi sogni su un foglio che hanno poi seppellito. Per sei mesi non ha toccato alcol, stanca com’era dello stato di costante “sbronzansia”.
«Mi buttavo a capofitto in tutto quel che poteva lenire l’ansia», spiega. Ha viaggiato «ovunque ci fosse l’energia giusta». Giamaica, Grecia, anche un deserto dell’Arizona, dove ha fatto un rituale simile a quello dell’Idaho. Anche la sua dieta e il suo corpo stavano cambiando. Tre anni prima, quando si era trasferita a Los Angeles, aveva scoperto di essere allergica al glutine, e più avanti le hanno detto che tra i sintomi c’è la depressione. «Ho pensato: grandioso, grazie tante. Avrei potuto godermi i miei vent’anni».
È diventata dipendente dagli esercizi in palestra, un altro posto dove non sentiva l’ansia. Ha scoperto che era più forte di quanto pensasse e sentiva migliorare certe parti del corpo, soprattutto la schiena che per anni le ha dato problemi. Si è anche scoperta incredibilmente atletica. «Se posso trasformare il mio corpo in questo modo, posso fare lo stesso con le emozioni, con la mente, col benessere interiore», ha pensato. «È questo che mi ha guidato. È successo nello stesso periodo in cui lavoravo sulle mie emozioni, in pratica mi ha dato una prospettiva pratica».
Intanto scriveva. La maggior parte delle nuove canzoni sono nate durante un viaggio a Londra, quella stessa estate. Dopo aver contribuito a 25, i produttori e autori Greg Kurstin, Tobias Jesso Jr., Max Martin e Shellback sono tornati a lavorare con lei. La novità della squadra era Inflo, un produttore di North London che l’ha aiutata a ritrovare le radici della sua scrittura.
«Mi ha insegnato a rilassarmi», spiega. Dopo la nascita di Angelo, era diventata un po’ «una maniaca del controllo», un cambiamento resosi evidente durante le session di 25. Era un disco decisamente più rifinito di 19 e 21, due album in cui «provavo tutto quel che mi veniva in mente». Inflo le ha chiesto di ascoltare con più attenzione i suoi dischi preferiti di Donny Hathaway, i Carpenters, Al Green, Marvin Gaye. Suonavano perfetti perché non lo erano. «Mi diceva: se li ascolti con attenzione ti accorgi che sono un casino. I musicisti suonano le note sbagliate, entrano fuori tempo. Contanto invece l’energia e l’atmosfera. Perché mai fare un’altra take se hai già inciso la migliore possibile?».
Il loro lavoro in studio è iniziato con «una terapia di sei ore», ricorda Adele, in cui hanno analizzato quel che le stava succedendo, per poi dedicarsi per due o tre giorni alla scrittura di un pezzo in grado di rappresentare quello tsunami emotivo.
La tracklist del disco è quasi un racconto cronologico. Inizia con un omaggio a Judy Garland, Strangers by Nature, in cui Adele dice di “portare fiori ai cimiteri del mio cuore” e si chiede se imparerà mai a “coltivare quello che ho fatto”. L’ha scritta con Ludwig Göransson, il compositore svedese premio Oscar che ha lavorato a Black Panther e con Childish Gambino (per cui Adele ha avuto «per anni una fissa»).
«L’ho incontrato a una festa, ho capito subito che era europeo», ricorda. In quanto ragazza britannica a Los Angeles, certava altri europei per ritrovare un certo umorismo cinico.
I due hanno lavorato a Strangers dopo che Adele ha visto Judy, il biopic sulla Garland con Renée Zellweger, chiedendosi come mai nessuno scrive più canzoni del genere. Considera Strangers la sua La morte ti fa bella, il classico camp in cui Meryl Streep e Goldie Hawn interpretano due nemiche ossessionate dalla giovinezza. In Strangers Adele ammette di essere “un bel casino”.
Breve e stravagante, la canzone è talmente diversa dal resto del suo repertorio da fare considerare ad Adele l’idea di farla cantare o campionare da qualcun altro. «È come nei vecchi film, hai presente? Quando un personaggio ha un flashback o ricorda qualcosa e filmano un fiume dove l’acqua è sempre più mossa. Ecco, la canzone mi fa pensare a quelle scene lì».
My Little Love è una favola R&B per Angelo: “mamma ha tanto da imparare” e si tiene insieme a fatica. La cosa più sorprendente dell’arrangiamento sono le memo vocali di Angelo, messaggi in cui fa domande difficili a cui lei risponde come meglio le riesce. “Amo tuo padre perché mi ha fatto avere te”, dice in una delle conversazioni che registrava in un periodo di grossa ansia. «Era insostenibile», dice adesso. «Quando provavo troppa ansia per qualcosa che potevo aver detto, potevo riascoltare e tranquillizzarmi».
Adele ha iniziato anche a ragionare sulle aspettative che la società ha sulle madri, che a differenza dei padri possono essere una cosa sola. Ecco perché, dopo aver lasciato Konecki, ha cominciato a credere di avere deluso Angelo. «Forse non ero sempre presente emotivamente, ma per lui c’ero sempre», dice difendendosi dalle sue stesse paure. My Little Love – e in realtà tutto 30 – è una canzone in cui Adele mostra ad Angelo chi è davvero sua mamma: una donna complicata con un’identità anche fuori dal rapporto madre-figlia, una donna che piange, soffre ed è in difficoltà.
«Deve capire che succede a tutti», continua. Per ora, ascoltando le memo vocali, lui sembra molto comprensivo per avere nove anni. «È bilancia, quindi dice cose come: tranquilla, è tutto ok mamma, rilassati».
A febbraio 2020, Adele è stata invitata al matrimonio della sua migliore amica Laura. «Venivo da un periodo in cui ero triste e me ne stavo per i fatti miei», ricorda. «Lei m’ha detto: senti un po’, ho bisogno che tu ci sia per me, devi venire e animare la festa».
Da quando è diventata famosa, Adele pensava di non potere più andare a matrimoni e compleanni degli amici. Temeva che la sua presenza avrebbe attirato i paparazzi, disturbato gli ospiti e la sua privacy. Non poteva certo chiedere a tutti di mettere via i telefoni in giornate così importanti. «Ero arrivata a livelli preoccupanti di isolamento», dice ora.
Mentre cercava di riprendersi dopo la fine del matrimonio, Adele ha iniziato di nuovo ad esserci per amiche come Laura e intanto far girare voci sul suo nuovo album. Dopo un paio di bicchieri di vino, è salita sul palco al matrimonio di Laura per annunciare che il suo quarto LP sarebbe uscito a settembre 2020, cosa che poi non è accaduta a causa della pandemia. «Laura mi ha detto che non si aspettava che animassi la festa così tanto», dice Adele.
Un anno dopo la data d’uscita originaria, Adele mangia un poke in una sala prove di Burbank e osserva una tempesta di tweet molto diversa da quella successiva all’annuncio della separazione dal marito. Il suo nome è diventato trending topic dopo che un presentatore radiofonico ha detto che il suo disco sarebbe uscito presto. Girava anche un’immaginaria tracklist con duetti con Beyoncé e Ariana Grande. Adele è attiva online solo durante la promozione di un disco o di un tour, ma resta sempre «una millennial fatta e finita». Il che significa che si muove su internet con la stessa abilità di un’esperta dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale.
«So tracciare un contenuto online fino alla fonte o al leak originale meglio di tutti quelli del mio team», afferma. Ha un “finsta” – un profilo fake su Instagram – che usa per guardare contenuti su gatti e interior design, e un account Twitter per leggere cosa si dice di lei. Ha tenuto d’occhio tutti i leak sul vero 30, dove non ci sono duetti se non nell’edizione deluxe, dove c’è una versione di Easy On Me con Chris Stapleton.
Adele tira fuori il telefono e mi mostra il suo tweet preferito scritto durante l’isteria per il finto annuncio del disco. Cerca l’utente @keyon, che appare col nome “HOOD VOGUE is tired of poverty” e che ha smentito l’informazione e spiegato che Adele non fa feat. «Molto divertente. Ho pensato: ecco, questo sì che è un fan», dice scrollando. «Ogni volta che succede qualcosa su Twitter vado da lui, è l’unico che sa dire se una notizia può essere vera o fake».
Un paio d’ore dopo la fine dell’intervista, mi manda un altro tweet. Il suo nome è in grassetto, come tutti i termini inseriti nella barra di ricerca della piattaforma. «Qualcuno può svegliare Adele? Ditele che uscirà venerdì, forse non lo sa», dice il tweet, un riferimento al fatto che i fanatici in rete non sanno tutto su 30 e che beh, non sarebbe uscito quella settimana.
Il presentatore radio, però, non aveva tutti i torti. Quel venerdì, diversi cartelloni con il numero “30” sono apparsi all’improvviso in tutto il mondo. Qualche giorno dopo è arrivata la conferma che sì, nuova musica di Adele era all’orizzonte, poi è partita la promozione del disco. Presto è arrivata anche la vera data d’uscita: il 19 novembre.
Non si poteva rimandare a lungo. «Se non l’avessi pubblicato adesso, probabilmente non l’avrei più fatto», ammette. Considerando che quelle canzoni parlano di un momento specifico della sua vita, pensava che un disco del genere avrebbe avuto vita breve sia per lei che per il pubblico. «So che avrei cambiato idea e che avrei iniziato a pensare al successivo. Non potevo permettermelo. Questo disco meritava di uscire».
Album, tour e film sono stati rimandati più volte, come se l’industria fosse in attesa del momento in cui le cose sarebbero tornate ad essere “normali”. Ma tanti, come Adele e Drake, hanno capito che la normalità non sarebbe arrivata presto. «Nessuno vuole ricordare questo periodo», dice lei. «Ovviamente è meglio dell’anno scorso, ma il giorno in cui esce il mio disco sicuramente qualcuno perderà una persona amata per il Covid. Ogni volta che sentiranno Easy On Me alla radio torneranno a quella perdita».
La settimana dell’annuncio, Adele ha raggruppato la sua band a Burbank per iniziare a provare le canzoni vecchie e quelle nuove. Non stavano insieme da anni, così hanno festeggiato la reunion con una partita a rounders (una specie di baseball giocato dai bambini inglesi) al Rose Bowl. Indossavano magliette a tema e sul campo c’erano anche Freddie e Bob, i due cuccioli goldendoodle di Adele. In una terribile battaglia tra americani e inglesi (e australiani), gli americani (con l’aiuto di una certa giornalista dalle capacità atletiche limitate) hanno vinto di un soffio pur non conoscendo le regole del gioco.
A ottobre hanno girato due speciali live, uno per CBS e l’altro per ITV, una rete televisiva britannica. L’anno prossimo torneranno a provare per alcuni concerti importanti, tra cui due ad Hyde Park a Londra. Per ora, non aspettatevi un tour maratona come quello che seguì 25. «È tutto troppo imprevedibile, le regole e tutto il resto. Non voglio che la gente sia spaventata al mio concerto. E non voglio neanche prendermi il Covid». Smentisce le voci su una residency a Las Vegas, non ha accettato «perché non c’è un cazzo di posto libero» (alcune settimane dopo l’intervista Adele ha trovato una soluzione, cioè una residency solo nei fine settimana, ndr).
Durante le prove, Adele e la band si dedicano al singolo I Drink Wine, uno dei pezzi forti di 30, già virale su Twitter solo grazie al titolo. È una canzone che parla di tenere a bada l’ego, con tanto di atmosfera anni ’70 alla Elton John e Bernie Taupin. «In quel periodo prendevo tutto sul personale», spiega. «Il verso “Spero di imparare a sopportarmi” è un modo per dire: “Quando ci sarò riuscita, forse ti permetterò di amarmi”».
La canzone somiglia a una conversazione in cui Adele usa un «trucco alla Barry Manilow», cioè canta ogni ritornello in modo diverso. Immaginava di interpretare personaggi diversi per ogni sovraincisione di voce, così da dare al pezzo un’atmosfera sarcastica anni ’60 (che torna anche in Cry Your Heart Out e Love Is a Game). «Ha reso il pezzo meno minaccioso», continua, «perché canto di cose toste per un sacco di persone».
Se sei Adele, avere una relazione è difficile. Dopo il divorzio, è tornata sulla piazza per la prima volta in un decennio, anni in cui è diventata una delle musiciste più popolari di tutti i tempi. Era gelosa degli amici che usavano app di dating. Los Angeles non le permetteva di trovare l’amore nel modo in cui lo voleva. «Tutti sono qualcuno o cercano di diventarlo», dice. «Sono fortunata, nessuna delle persone che ho frequentato ha mai fatto uscire articoli su di me. Ma potrebbe succedere».
Uno dei brani di 30, Can I Get It, parla della voglia di una vera relazione e non di sesso occasionale, l’unica cosa che, a quanto pare, Los Angeles le può offrire. «Lì sono durata cinque secondi», scherza. La canzone Oh My God, invece, racconta come ci si sente a tornare sulla piazza da superstar.
Gli amici cercavano di farla mettere con persone che conoscevano già, ma lei odiava anche quella situazione. «Non sono una che può fare un appuntamento al buio. Ci saranno paparazzi? Qualcuno chiamerà Deuxmoi [il sito di gossip] o come cazzo si chiama? Niente da fare».
Alla fine è riuscita a trovare l’amore in modo più riservato. Alcune canzoni del disco parlano della sua prima storia dopo la separazione. All Night Parking, con un campionamento di Erroll Garner, è un’ode alle sensazioni inebrianti che si provano innamorandosi di qualcuno. “Quando sono fuori a una festa / Non vedo l’ora ti tornare a casa / e sognarti / per tutta la notte”, recita il testo. Sfortunatamente, era una relazione a distanza condannata a finire prima ancora di iniziare. «È stato un modo per imparare, era bello sentirsi amata, ma non avrebbe mai funzionato», ammette.
Il brano successivo, intitolato Woman Like Me, salta dritto alla fine del corteggiamento. È un vero dissing, in cui Adele attacca l’ex per essere compiacente, pigro e insicuro, per aver sprecato il potenziale della loro storia. Il messaggio è consegnato con calma e chiarezza, da una donna che controlla la situazione e non è furiosa. «Anche se mi rivolgo a una persona, parlo di cose che ho imparato anch’io in questo periodo. È una storia che un tempo non avrei potuto scrivere perché ancora non la stavo vivendo in prima persona» (alcuni fan si chiedono se alcune canzoni di 30 parlino del rapper Skepta, ma Adele aveva già chiuso l’album prima che le voci sulla loro storia iniziassero a diffondersi).
Quando sei famosa come Adele, gli appuntamenti hanno qualcosa di asettico. Si firmano accordi di non divulgazione, si prenota l’intero ristorante. Tuttavia, di recente Adele ha trovato un po’ di pace, stabilità e sicurezza nel fidanzato Rich Paul, l’agente di sportivi del calibro di LeBron James. Paul e Adele si sono incontrati anni fa sulla pista da ballo, durante la festa di compleanno di un amico comune. Lei non ricorda quale canzone stessero ballando, ma è convinta che sia del suo amico Drake. Lo è perché quella sera il dj non metteva nient’altro: «Gli dicevo: devi suonare qualcosa di diverso, adoro Drake, ma cambia».
E stato proprio Deuxmoi a dar notizia della loro storia, raccontandola al mondo prima che Adele potesse dirlo alle persone che conosce. «All’inizio volevo tenermi tutto per me», ammette. Le prime foto che li ritraggono insieme sono state scattate in un centro commerciale. «Non ci credevano!», dice lei. Per la cronaca, ha quasi svaligiato quei negozi. «Oh! Ho preso un sacco di roba», dice con la sua tipica risata esagerata.
Mentre cercava di ricostruire la sua vita sentimentale, Adele ha trovato un modo di vivere nella sua nuova città. Prima di avere Angelo, Los Angeles non le piaceva affatto. «Mi sembrava di stare qui solo per lavoro. Non avevo mai incontrato una persona di queste parti». Pensava che Los Angeles fosse una città fantasma. Poi, durante gli Oscar del 2013, quando ha vinto per la canzone di James Bond Skyfall, Adele, Konecki e il piccolo Angelo hanno preso in affitto una casa e si sono innamorati della città. «C’è il sole tutte le mattine. Vedi sempre il cielo perché non ci sono grattacieli».
La famiglia ha comprato casa durante la parte americana di quel tour. L’hanno presa in una enclave tranquilla e pieno di celebrità a Beverly Hills. La casa è accogliente, ha divani rossi e armadi color salvia. C’è un’enorme stanza dedicata a giocattoli e strumenti per Angelo, anche se ultimamente preferisce videogiochi e TikTok. Alla fine Adele e Konecki hanno comprato altre due case nella zona, tra cui una sulla strada di fronte, dove ora vive l’ex marito. «Con Angelo facciamo cose normali nei weekend», dice Adele della loro vita. «Lo porto alle feste, a scuola, cose così».
Quando Angelo ha iniziato ad andare a scuola, Adele ha fatto amicizia con le altre mamme. Ha ceduto e ha iniziato a farsi qualche amico famoso anche nella zona in cui abita, come Nicole Richie e Jennifer Lawrence, una cosa che ha cercato di evitare per anni. «Siccome non parlavo con nessuno di famoso sembravo più umana. Mi dicevo: beh, non sono mica famosa io. Sono molto inglese in questo», spiega. «Non parliamo mai di lavoro, il che è fantastico, perché ogni volta che incontro qualcuno mi chiede sempre di quello. Io rispondo: non possiamo parlare d’altro? Sono sfinita».
Adele si è «rilassata parecchio» a Los Angeles, e il suo gruppo di amici l’ha aiutata a costruire una vita discreta e allo stesso tempo soddisfacente. Ora ama la città così tanto da tatuarsi lo skyline su un braccio. È al centro di un pianeta con gli anelli, una rappresentazione del ritorno di Saturno che ha vissuto mentre era lì.
Mancava solo una cosa per chiudere definitivamente la resa dei conti con se stessa. Doveva tornare nel Regno Unito, dove il padre stava perdendo una battaglia col cancro che durava da otto anni.
I genitori di Adele si sono separati quando lei aveva tre anni. Dopo il divorzio e una serie di altre perdite, il padre Mark Evans è sprofondato nell’alcolismo e si è allontanato dalla figlia. La loro relazione è rimasta tesa anche mentre lei diventava famosa.
Quando il cancro è tornato, all’inizio dell’anno, Adele non sapeva se andare a trovarlo. Alla fine ha deciso di farlo su consiglio dell’amica India, e a quanto pare anche il padre voleva parlare onestamente del loro rapporto e del dolore che lei ha provato per tutta la vita. Alla fine gli ha fatto ascoltare le canzoni nuove. Anzi, Evans è stato il primo a sentirle.
Quell’ultima conversazione l’ha liberata da una vita di dolore, senso d’abbandono e dalla convinzione di non essere amata, sensazioni causate dai pochi sforzi fatti dal padre. «Finché non ci ho parlato, non avevo capito quanto fossero profondi i miei sentimenti verso di lui», dice Adele.
C’erano lati del padre che non ha mai capito e che ora era pronta a perdonare. È lo stesso tipo di conversazione che spera di poter fare un giorno con Angelo. «Non ho mai vissuto pienamente nessuna delle mie relazioni», dice. Konecki è l’unica possibile eccezione. «Fin da quando ero bambina ho sempre avuto paura di essere abbandonata e allora li lasciavo io oppure non m’impegnavo fino in fondo in una storia».
Quando Evans è morto, lo scorso maggio, Adele ha provato «una reazione fisica». Paragona l’esperienza alla scena del Miglio verde in cui le malattie vengono letteralmente risucchiate dalle persone. «Ho pianto e qualcosa se n’è andato via», spiega. «Da allora sono calma. Mi ha liberata».
Una settimana dopo ha ritrovato Paul e insieme hanno iniziato una delle relazioni più «incredibili, aperte e facili» della sua vita. Una relazione di cui voleva parlare al mondo, con un uomo che non vedeva l’ora di presentare al figlio.
Dopo un viaggio lungo quattro dischi, una donna ha trovato l’amore, per un’altra persona e per se stessa. «La solitudine non mi fa più paura», dice Adele.
Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.