Musicians on Musicians: Willow & Travis Barker
Lui è un gigante del pop-punk, lei un’innovatrice che vuole sovvertire le regole del pop. Dopo aver collaborato nel disco ‘Lately I Feel Everything’, si confrontano sul ritorno del rock e sulla musica come leva del cambiamento
Foto: Dana Trippe e Samuel Trotter per Rolling Stone US
Willow Smith è cambiata. La scorsa estate s’è rasata la testa sul palco nel bel mezzo di una concitata versione rock di Whip My Hair, il pezzo pop che nel 2010 l’ha catapultata al top della fama. Il sottinteso è che la cantante non si stava lasciando alle spalle solo il vecchio taglio di capelli.
Oggi Willow è una forza della natura che sovverte le regole e tira fuori riff pop-punk degni dei migliori nel genere – tipo una delle sue maggiori fonti di ispirazione, Travis Barker – ma la sua trasformazione non è avvenuta all’improvviso. Willow sperimentava da tempo con sonorità rock e alternative, ma è col quarto album Lately I Feel Everything che è riuscita a metterle a fuoco.
Barker ha contribuito a tre brani del disco, incluso il singolo Transparent Soul. Willow non è la sola artista a cui lui ha dato una mano; nel corso degli ultimi due anni l’icona dei Blink-182 ha traghettato molti, da Machine Gun Kelly a Lil Huddy, nelle acque del pop-punk, oltre ad avere lanciato la propria etichetta.
Barker non è certo famoso per il carattere gioviale, ma non appena risente Willow cambia umore. «Pensavo giusto a te ieri», le dice nel corso di una chiamava su Zoom. «Ero in studio col mio amico Nick, che si fa chiamare Illenium. Stavamo lavorando al suo album e ha tirato fuori un riff e un’idea in cui chiaramente staresti benissimo».
Prima di farglielo sentire deve ancora dare «un po’ di ritocchi» al pezzo. «Ho detto loro che sei nel disco di Machine Gun Kelly», rivela, «e che ci hai dato dentro nel tuo verso e hai dato un bel contributo.
Willow: Mai avrei mai pensato che avresti lavorato a Transparent Soul. Diciamo che era un sogno proibito. È stato un onore anche solo capire che eri interessato. Cosa ti ha colpito di Transparent Soul, al punto da volere collaborare con me?
Barker: Mi ha molto impressionato. Ho pensato che avresti dovuto fare questa roba fin dall’inizio, ti viene naturale. Ti somiglia, per come ti conosco per il tempo che abbiamo passato assieme. Poi quando sono venuto in studio e ci ho lavorato su, ho aggiunto un’idea per un bridge o qualcosa del genere. Alla fine è venuto fuori un pezzo di cui andare fieri.
Willow: Wow.
Barker: Per mesi, dopo che è uscito, la gente veniva in studio e mi diceva che quel pezzo è una delle cose migliori che ho fatto di recente. Parlo di gente come Ho99o9, Ryan Tedder, Omer Fedi o MGK, è stato molto bello ascoltare le loro reazioni al brano e constatare che piace molto.
Willow: In effetti sono stata sorpresa dall’ottima accoglienza. Ero agitata al pensiero di come la gente l’avrebbe presa, perché quella canzone non era nello stile della mia vecchia musica. Credo che tu abbia portato una vibrazione speciale. Mi piace il fatto che tu non sei solo un batterista, ma anche un produttore e un vero artista. Come è il tuo processo creativo quando scrivi nuova musica?
Barker: Di solito mi piace lavorare con un chitarrista, oppure suono qualcosa al piano o con la mia chitarrina. Mi piace scrivere di cose che ho provato, ma a volte prendo spunto da una situazione che sto vivendo e invento dei brutti sviluppi, tipo: e se adesso finisse? Ma dipende da caso a caso. A volte guardando un’opera d’arte di quelle che ho in studio mi viene una bella idea per un pezzo.
Willow: Quello è davvero un posto che ispira, lì sei circondato dall’arte.
Barker: Lo adoro, non potrei stare da nessun’altra parte. Quando avevo il mio vecchio studio, tutti mi dicevano che non potevo andarmene via, perché era un luogo magico. Ma si trovava in un quartiere difficile. Ci sono stati degli omicidi nel vicolo appena fuori. Qualcosa mi ha detto che era arrivato il momento di andarmene, anche se tutti mi martellavano: «Non importa, non andartene». Anche il nuovo studio è magico.
Willow: Mhm.
Barker: Comunque sì, sono in grado di iniziare da zero oppure di inserirmi in un progetto in corso, come nel tuo caso, che avevi gran parte di Transparent Soul pronta. Mi piacciono entrambi gli approcci. Mi piace iniziare da zero, ma quando esiste già una struttura di un brano devo solo trovare il meglio in fatto di transizioni, bridge, arrangiamenti. L’altro giorno ero in studio a lavorare a una canzone. All’inizio non sembrava promettere granché, poi si è trasformata in un pezzo folle. È quello che voglio farti sentire.
Willow: Sì! Mi piacerebbe! Mi piacciono le canzoni che in principio ti danno la sensazione di non sapere dove andranno a parare, pezzi che ti sorprendono ed evolvono.
Barker: Un buon pezzo è sempre un buon pezzo. Puoi produrlo come vuoi: può diventare una canzone soft, pop-punk, rap, di qualunque tipo. La produzione è tutto. La parte creativa consiste nel seguire l’istinto e capire che fare. È roba che non ti fa dormire la notte. Magari rientro a casa dallo studio col pensiero di non essere riuscito a mettere insieme i pezzi del puzzle. Altre volte invece ci riesco e allora posso andare a dormire senza star lì rimuginare sugli arrangiamenti.
Willow: Verissimo, perché quando tutti i pezzi sono al loro posto provi una sensazione fortissima. Quando ho iniziato ad appassionarmi davvero alla produzione, il mio rapporto con la musica è cambiato perché ho sentito di avere finalmente il completo controllo su ciò che creavo. Tante volte, se sei solo un cantante o non hai conoscenze in ambito di produzione, anche se sai suonare qualche strumento, ti capita di sentire il bisogno dell’aiuto di qualcuno per fare la tua musica. E arrivare a produrre, per me, è stato un dono meraviglioso. Qual è la cosa che più desideri, nel tuo rapporto con la musica?
Barker: Tirare fuori canzoni che non sapevo di essere in grado di scrivere. Ogni volta che vai in studio, non sai con cosa ne uscirai. Possono uscire sorprese bellissime. Non inizio mai una session pensando: ora proverò a proporre questa cosa a Willow o a un altro. Mi tengo aperto a ogni sviluppo. L’imprevisto mi elettrizza.
Willow: Anche la libertà di lavorare con diversi tipi di artisti che fanno tipi differenti di musica. Credo sia una delle cose che più mi ispirano. A volte ho la sensazione che quando le persone diventano – come te – icone in ciò che fanno, spesso restano imprigionate nel loro ruolo. Tu invece hai trovato un bellissimo modo di fare tutto ciò che desideri.
Barker: Vero. E sono certo che anche tu devi confrontarti con questa situazione. Per tanta gente, tu resti quello che ha fatto quella canzone famosa o che ha suonato in quella grande band. Ma non è così. Io in realtà sono un milione d’altre cose che la gente non sa. Vedono solo quello per cui sono diventato famoso, sai?
Willow: Esatto. C’è qualcosa che vorresti dire al te giovanissimo che iniziava a fare musica?
Barker: Fin da giovanissimo avevo ben chiaro il fatto che non volevo conformarmi. Sono cresciuto facendo skate, guardando i video di skate, dove si sentiva la musica migliore: punk rock, thrash, rap…
Willow: Ed è così che hai capito che volevi suonare?
Barker: Sì. Lo skate ha creato la colonna sonora della mia vita. Non sono cresciuto limitandomi ad ascoltare un solo genere. Sentivamo musica diversa, facevamo skate tutto il giorno e stavamo alla grande.
Willow: Perché era una cultura. E lo è ancora, lo skateboarding è una vera e propria cultura.
Barker: Chiaro, sì. Mi ha insegnato come vestirmi e quale musica ascoltare. Fin dal principio, evitare di chiudermi in ruolo predefinito è stato importante, tipo suonare con Lil Wayne mentre ero in una band punk-rock. Un anno credo di avere suonato con qualcuno ai Country Music Awards, o forse erano i Grammy. Alla fine della fiera, siamo tutti musicisti. Il punk-rock rappresenta le mie radici e mai lo abbandonerò, ma non vuol dire che non possa mettermi lì, leggere uno spartito jazz e stare bene. Mi piacciono entrambe le cose.
Willow: Non c’entra nulla, ma pensavo all’interludio che c’è in Lately I Feel Everything. Due amici una sera sono venuti in studio e hanno buttato giù questa traccia un po’ a caso. Io ho suonato la batteria e urlato nel microfono, facendo questo interludo, ogni sera per tutto il tour. È stato pazzesco. E pensavo a te perché, cavolo, non è per niente facil suonare la batteria non è per niente facile, e mettici che io faccio il ritmo più semplice della storia.
Barker: Nel senso che ti stanchi? Oppure perché devi pensare a ciò che stai facendo?
Willow: Urlare e suonare la batteria al contempo – non canto neppure – è difficile. Mettici anche che ero nervosa perché non avevo mai suonato la batteria su un palco prima di allora. Non so. Tutto questo mi faceva pensare a te. È stato un momento storico per me. Tu hai in programma dei concerti o un tour?
Barker: Allora, ho partecipato ai VMA con Kelly, poi ho fatto lo show a Central Park. Poi terrò dei concerti a L.A., queste sono le cose a breve. Non c’è molto altro in ballo. Ora come ora vivo in studio.
Willow: È il posto dove mi sento più a mio agio.
Barker: È divertente andare in giro a suonare le cose che hai registrato. Ma la cosa che amo di più è il processo creativo. Perché esibirsi, a meno che ogni sera non trovi il modo di ravvivare il tutto, non so…
Willow: È un po’ ripetitivo.
Barker: Sì. E quando sono in tour da un pezzo, inizio sperimentare con la batteria, a improvvisare un po’ di più. Giusto per rendere la cosa più divertente, perché in certe sere mi pare di stare dentro a Ricomincio da capo. Tu ogni sera suoni la chitarra e sei bravissima. È una cosa che ti rende speciale. Non ci sono molte persone così… Te lo dico ogni volta. Sei unica. Non c’è nessun altro come te.
Willow: Ho faticato molto, ma adesso – con questo album e questo tour – sento che sto cominciando a capire come voglio fare le cose. Non dico solo dal punto di vista creativo, ma anche dell’aspetto legato al business e a come voglio muovermi nell’industria e nel mondo.
Barker: Mi piace che ti sia rasata la testa.
Willow: In tutta onestà, esibirmi con la testa rasata a zero dà una sensazione di libertà mai sentita.
Barker: Sono d’accordo.
Willow: Sai, negli ultimi due anni c’è stato un tale caos nel mondo: la pandemia, i casini politici, il movimento Black Lives Matter e tutto il resto. In tempi così il pop-punk e il rock sono molto importanti. Ma mi piacerebbe sapere cosa ne pensi tu. Come credi che il pop-punk e il rock possano ispirare le nuove generazioni in un momento tanto difficile?
Barker: Esiste del pop molto buono. Idem il rap. Ma il rock, e il pop-punk in particolare, ha più feeling. È emozionante. È super onesto. Uno degli artisti con cui lavoro, Jxdn, ascoltava solo rap. Quando ho cominciato a farci musica assieme mi ha spiegato che nella musica ha sempre cercato non uno stile, ma qualcosa con cui identificarsi. Credo sia così che il pop-punk è entrato nella sua vita.
Willow: Sicuro. Nei momenti peggiori la musica – e in particolare il rock e il pop-punk – mi permette di esprimermi pienamente, senza filtri. A volte devi lasciare sfogare la rabbia e la tristezza che provi per il mondo, per te stessa e per quello che succede. Per buttare fuori tutto e cercare di cambiare le cose. Ti dici: tenterò di fare qualcosa nella mia vita di tutti i giorni per rendere migliore questo mondo. La musica è un mezzo grandioso e tu sei una fortissima fonte d’ispirazione per i ragazzi che vogliono esprimersi e infondere un po’ di amore e creatività nel mondo, attraverso l’arte.
Barker: Grazie davvero, molto gentile. E la penso anch’io allo stesso modo. Non credo ci siano molti generi musicali in grado di farlo. Ma in un momento come quello che stiamo vivendo, cosa ti elettrizza del fare musica o dello stato generale della musica? E, al contempo, cosa ti stressa di più? Voglio dire, è bellissimo che il rock sia tornato. E, a mio parere, a parte te non c’è nessun’altra chitarrista donna di talento a cui piaccia questo genere musicale o qualcosa di simile.
Willow: Sento che stiamo entrando in una nuova era. Questa generazione sta abbattendo un sacco di barriere, si sta liberando dalle costrizioni. È bellissimo. Perché l’industria musicale si evolva, devono farlo gli esseri umani. Hai appena detto che il rock è tornato. Molte più persone stanno iniziando a gravitare attorno ad artisti che scrivono e suonano la propria musica, che sanno suonare degli strumenti e lavorano sodo alla propria arte. È elettrizzante. A essere spaventoso o avvilente è che ci sia ancora questa forte spinta a seguire la massa e a essere cool, senza curarsi della morale e di qualunque senso di compassione o considerazione per gli altri esseri umani. Non solo nelle azioni, ma anche nei contenuti di una parte di questa musica. Io, personalmente, credo che se ascolti musica con contenuti di odio o negativi, quell’energia vivrà nella tua mente e nel tuo cuore. È una cosa di cui ci si deve preoccupare anche per le nuove generazioni, ma penso anche che tutto avvenga secondo un piano divino. Sono così grata che ci siano persone come te. E lo sono anche per la tua telefonata in cui mi hai detto: «Ehi, penso davvero che faresti cose ottime in questo disco di MGK». Essere una donna di colore e avere avuto la possibilità di partecipare a quella canzone, scrivendo i miei versi con il mio punto di vista sulla vita – potendo essere davvero me stessa nel brano – sono cose che di sicuro aiuteranno più persone a non sentirsi invisibili. E questa è la cosa più bella della musica.
Barker: In Emo Prom sei meravigliosa. Ricorderai certamente che appena ti mandammo il pezzo tu avevi detto: «Sì, ho anche una strofa già scritta». E la strofa era pazzesca in confronto al nostro testo. Quello che fai implica un altissimo rischio, ma anche una grandissima ricompensa – come quello che stavamo facendo noi. Quando abbiamo portato Tickets to My Downfall alla Interscope, hanno pensato che fossimo impazziti. Ci hanno detto: «Questa è musica live. Ci sono le chitarre. La batteria. Questa musica non è popolare». E noi: «No, questo è il lavoro che abbiamo fatto e ne siamo molto fieri. Questo è ciò che facciamo e non cambieremo». Tu fai la tua musica e sei una donna forte con un cazzo di gran talento, scrivi i tuoi pezzi e produci le tue cose: è importante in questo momento di passaggio, in cui ci stiamo lasciando alle spalle un’epoca, quella della musica che non aveva molti significati o non veicolava alcun messaggio. Quello che fai è meraviglioso, Willow. Giuro che non c’è nulla che io abbia fatto o a cui abbia collaborato prima di Transparent Soul che ti somigli. Era destino.
Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.