Capodanno 2021: c’è chi l’ha passato a casa col Covid. Chi s’è limitato a una cena tra amici. Chi l’ha pacatamente festeggiato tamponando gli invitati. Chi se n’è fregato, chi ha rimpianto un volo per il Sudafrica, chi ha compilato la lista dei buoni propositi. Poi c’è chi è andato a una festa a Miami, ha incontrato Ye (The Artist Formerly Known as Kanye West), ha avuto «una sintonia immediata» e ha deciso di dare il via a una storia d’amore (o di marketing, chissà).
Lei si chiama Julia Fox, classe 1990, nata a Milano da madre italiana e padre statunitense, donna dalle mille vite e dai mille talenti che proverò a riassumere in ordine temporale. A sei anni si trasferisce con la famiglia a Yorkville, elegante quartiere nell’Upper East Side di Manhattan; a scuola è svogliata: si droga, beve e balla; a diciassette anni sopravvive a un’overdose; il padre non le sgancia manco un dollaro, per cui si tira su le maniche e prende a lavorare: in un negozio di scarpe, in una gelateria, in una pasticceria.
«Dopodiché sono entrata nell’industria del sesso, facendo robe sadomaso»: ufficialmente, il suo job title era “dominatrice”, e – dato che «era tutto riducibile a un gioco di ruolo, non erano coinvolti né sesso, né nudità» – si applica con tanto entusiasmo da riuscire in poco tempo a permettersi un appartamento per conto proprio. Si fidanza, abbandona latex e frustini, e nel 2013 – insieme all’amica Briana Andalore – lancia il brand di abbigliamento femminile Franziska Fox. L’avventura nella moda dura un paio d’anni, al che (cito testualmente l’Hollywood Reporter) «Julia cura una serie di progetti artistici provocatori che utilizzano il trauma come ispirazione».
Auto-pubblica due libri, Symptomatic of a Relationship Gone Sour: Heartburn/Nausea nel 2015 e PTSD nel 2016, e nel 2017 ospita la mostra RIP Julia Fox, composta da bizzarri dipinti colorati con il suo stesso sangue: «I progetti hanno fornito sguardi intimi e risoluti sull’uso di droghe, sulla violenza domestica, sul sesso, sulle malattie mentali e sul lavoro di dominatrice» (sempre l’Hollywood Reporter). Lei dichiara di aver utilizzato il suo dolore come un dono, d’aver preso qualcosa di veramente negativo trasformandolo in qualcosa di positivo, d’aver vissuto la sua verità.
Josh Safdie la nota sull’ormai defunto Vine, e quando la vede passare dal ristorante del West Village Jack’s Wife Freda, dov’era seduto con il produttore Sebastian Bear-McClard, scatta il colpo di fulmine. Safdie, che stava sviluppando Diamanti grezzi da cinque anni, aveva già visionato più di duecento attrici per il ruolo di Julia De Fiore: fa fare un provino a Fox con Adam Sandler, la chimica è pazzesca e lei viene presa per la parte. Nel 2019 esce il film, arriva il successo, la nostra si sposa (con l’aviatore Peter Artemiev) e nel 2021 nasce il figlio Valentino.
Avanti veloce fino a Capodanno: a Miami incontra Ye, pare si divertano come matti e a una certa volano a New York, intenzionati a «mantenere il flusso di energia» (scrive Fox su Interview Magazine, recensendo l’appuntamento). Vanno a vedere uno spettacolo teatrale, Slave Party, lui la porta nel suo ristorante preferito, Carbone (Slave Party e Carbone nella stessa frase, perché la vita è sceneggiatrice), e lì Ye improvvisa (vabbè) un servizio fotografico del loro date. «L’intero ristorante l’ha adorato e tutti ci salutavano. Dopo cena Ye mi ha sorpresa di nuovo. Voglio dire, sono ancora sotto shock. Aveva prenotato un’intera suite d’albergo e l’aveva riempita di vestiti per me, praticamente il sogno di ogni ragazza. Sembrava un vero momento-Cenerentola! (…) Non so come andranno le cose, ma se questa è un’indicazione del futuro, il viaggio mi sta piacendo parecchio».
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Il sospetto che Julia Fox sia una specie di “nuovo progetto” di Ye è stato confermato alla sfilata di Kenzo durante la Paris Fashion Week: la neo-coppia s’è presentata in look matchy-matchy total denim, lui con occhiali da sole neri e stivali da motociclista, lei con orecchini XXL d’oro di Schiaparelli e stivali (ovviamente in jeans). Ora, è più che legittimo fare un parallelismo con l’ex musa ed ex moglie Kim Kardashian, il cui stile e la cui carriera sono direttamente proporzionali all’impatto del rapporto (estetico) con Ye: così come, in principio, il guardaroba di Kim veniva riempito di Balmain e Balenciaga, Julia non ha fatto una piega e ha lasciato che il rapper costruisse ad hoc i suoi outfit (dopo il denim è stato il turno del vinile nero con occhio bistrato per la couture Schiaparelli, per poi passare a un Rick Owens con accessori argentati).
Se Kim era ispiratrice, nonché icona dello street style, Julia non deve certo essere da meno: Ye la veste, la trucca, coordina i propri abiti con quelli di lei. La loro è una performance a tutti gli effetti, che si è ripetuta in occasione del trentunesimo compleanno dell’attrice (festeggiato da Lucien, a New York, la scorsa settimana). Ye s’è presentato con un carico di regali sia per la morosa, sia per le amiche di lei, e per regali intendo una vagonata di borse Birkin di Hermès (da qui l’adagio: trovatevi un amico che vi tratti come Ye tratta i suoi amici, e gli amici delle sue fidanzate): «Tutti si sono divertiti molto. Kanye era felice. Julia era estasiata». Beh, grazie, vorrei vedere il contrario. Fonti vicine alla coppia sostengono che «Julia ha un’influenza positiva su di lui, che finalmente riesce a rilassarsi un po’». O forse no.
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Domenica s’è aperto l’ennesimo capitolo della guerra social tra Ye e Kim Kardashian: il rapper – che probabilmente non era in compagnia di Julia o del suo publicist – ha pubblicato una serie di post su Instagram (poi rimossi grazie all’intervento di una delle suddette persone, o di una dose da cavallo si Xanax), accusando l’ex moglie delle cose più disparate, in un processo di divorzio più appassionante di qualsiasi serie tv. Nel frattempo, Fox per la prima volta replicava a chi continua a paragonarla alla “prima moglie”, definendo il confronto «infelice». E aggiungendo: «Se mai, bisognerebbe parlare di quanto Kim sia stata influenzata da Kanye».
Julia o non Julia, insomma, sembra non esserci pace tra gli ulivi, e a questo punto sento di dover aprire una parentesi personale. Domenica pomeriggio riposavo beatamente dopo le fatiche sanremesi quando un’amica s’è sentita in dovere di riportare la mia attenzione sull’ultimo sclero social di Ye. «Che è successo?», le domando. «Lui è nero perché non è d’accordo che la figlia sia su TikTok». Lo so che non si dovrebbe, lo so che qualcuno s’incazzerà, lo so che bla bla bla, ma ho riso talmente tanto da trovare la forza per alzarmi dal divano.