Durante l’halftime show del Super Bowl di ieri sera Eminem si è inginocchiato. È stato uno dei gesti più clamorosi e significativi della serata a cui hanno assistito (si stima) oltre 100 milioni di telespettatori americani, a cui va sommato il pubblico internazionale e quello online (l’halftime show è visibile qui).
Il gesto di Eminem cita quello di Colin Kaepernick. A partire dal 2016, in segno di protesta contro razzismo e violenza della polizia il quarterback ha smesso di alzarsi durante l’inno nazionale, per poi fare un gesto entrato nella storia, una delle immagini mediatiche più potenti e controverse del movimento Black Lives Matter: si è inginocchiato durante l’inno.
Oltre a provocare un dibattito, una lunga scia di polemiche e la reazione dell’allora presidente Trump che si è espresso contro i giocatori che si inginocchiavano al posto di alzarsi in piedi con orgoglio durante l’inno, il gesto di Kaepernick è stato seguito da altri sportivi, non solo di football, non solo in America. A Kaepernick non è stato rinnovato il contratto. Lo sportivo ha fatto causa alla National Football League (NFL) e nel 2019 ha raggiunto un accordo economico. La controversia e le accuse di razzismo contro la NFL hanno convinto cantanti afroamericani, ad esempio Rihanna nel 2019, a declinare l’invito ad esbirsi all’halftime show.
Circondato da una band, con Dr. Dre e Anderson .Paak alla batteria, Eminem ha rifatto il gesto di Kaepernick dopo aver cantato Lose Yourself. In un primo momento il gesto è stato letto come un imprevisto momento di ribellione alle regole della NFL. In un’intervista concessa al New York Times, il portavoce della lega Brian McCarthy ha invece spiegato che era previsto: il rapper lo aveva fatto durante le prove. McCarthy ha aggiunto che non vi è alcuna regola che vieti ai giocatori di inginocchiarsi.
Lo spettacolo di ieri sera, il primo della storia con il rap assoluto protagonista (qui i momenti chiave, qui le foto), arriva dopo altri due halftime show curati da Roc Nation. La cura degli show è stata affidata alla società di intrattenimento di Jay-Z per «rafforzare la lotta per la giustizia sociale da parte della lega». Il rapper aveva parlato dell’accordo come di una «opportunità per ispirare il cambiamento nel Paese».
Per alcuni, invece, è solo una mossa di marketing da parte della lega, desiderosa di rifarsi l’immagine. «Abbiamo deciso di fare quel che riteniamo giusto fare, per ispirare il cambiamento», ha detto al Los Angeles Times Desiree Perez, CEO di Roc Nation. «Ipotizziamo pure che si tratti di una mossa cinica da parte di NFL per usarci. Finché saremo in grado di fare cose che loro normalmente non farebbero e finché saremo in grado di parlare a un pubblico che solitamente non raggiungiamo coi nostri messaggi, sarà comunque un successo».
Oltre a quello di quest’anno, Roc Nation ha finora prodotto altri due halftime show: quello di Jennifer Lopez e Shakira del 2020, passato alla storia come un caso clamoroso di Latino pride, e quello di The Weeknd del 2021.