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La straordinaria storia del ‘Kiyv Independent’

Libero dalle pressioni di oligarchi e grandi gruppi editoriali e nato appena tre mesi fa, sta guadagnando uno spazio centrale nel racconto della guerra in Ucraina, imponendosi agli occhi del mondo come fonte autorevole: storia di un piccolo miracolo editoriale

La straordinaria storia del ‘Kiyv Independent’

Foto dalla pagina Twitter del Kiyv Independent

Riuscire a capire quello che sta accadendo in Ucraina dopo l’attacco russo è complicato: le notizie sono spesso incerte e frammentate, e non è sempre facile attivare i giusti anticorpi per evitare di inciampare nella propaganda russa. In un contesto così delicato e precario, i contributi fondamentali stanno arrivando soprattutto dagli inviati e dai giornali locali del posto. Fra i media ucraini, chi sta facendo un grande lavoro per la sua presenza sul territorio e affidabilità delle informazioni è il Kyiv Independent.

Il Kyiv Independent ha anche una storia peculiare: nato appena tre mesi fa dopo la controversa chiusura del Kyiv Post, è stato fondato con l’ambizione di trovare uno spiraglio per il giornalismo indipendente in Ucraina, senza ricchi editori o oligarchi alle spalle.

L’impatto del Kyiv Independent è cresciuto moltissimo in questi giorni – su Twitter i follower sono passati da 20 mila a 1,3 milioni – ma soprattutto, in un periodo di profondo caos e incertezza, è riuscito ad affermarsi come una delle fonti più attendibili e consultate in assoluto. Le sue notizie sono state riprese da mezzo mondo: è stato citato, ad esempio, da Guardian, Deutsche Welle e Marca all’estero, ma anche da Repubblica e Corriere della Sera  in Italia, solo per fare alcuni esempi (negli ultimi giorni è una fonte preziosissima anche qui, nella nicchia ristretta di Rolling Stone). Ma quali sono stati i passi che hanno reso possibile questo piccolo miracolo editoriale?

La rinascita dopo la chiusura

La storia del Kiyv Independent, per quanto breve, è stata intricata fin da subito. Tutto inizia l’8 novembre 2021 con la discussa chiusura di un giornale, il Kyiv Post, il più antico quotidiano ucraino in lingua inglese, che dal 1995 era riuscito a sopravvivere a diverse battaglie legali innescate dagli oligarchi, tra tentativi di censura e continue pressioni per licenziare il capo-redattore. Ma il suo editore, Adnan Kivanun – imprenditore ucraino di origini siriane e magnate del mercato immobiliare – opta per la chiusura dopo un conflitto interno con la redazione.

Diversi analisti la giudicano come un’azione preoccupante per la libertà di stampa nel Paese. I giornalisti licenziati, in un post congiunto su Facebook, non esitano a dichiarare che si tratta di «un atto di vendetta» e un tentativo «di violare la nostra indipendenza editoriale» in modo da sbarazzarsi di «giornalisti scomodi, giusti e onesti». Tutti i dipendenti del giornale vengono licenziati immediatamente, e 50 persone perdono il lavoro.

Alcuni giornalisti,  però, non perdono tempo per costituire una nuova alternativa: il Kyiv Independent, appunto. Formano la nuova redazione e annunciano sul finire di novembre che «l’Ucraina ha bisogno di un giornalismo in lingua inglese (utile per raggiungere più persone al di fuori dei confini, ndr) di altissima qualità e la nostra comunità ha bisogno di una fonte di notizie di cui fidarsi […]. Continueremo a dire la verità sull’Ucraina: la verità sulla politica e le riforme, la guerra e la cultura, l’imprenditoria e le scoperte scientifiche».

Alla guida del giornale la nuova redazione sceglie all’unanimità la direttrice editoriale Olga Rudenko, 32enne ex vice-direttrice del Kiyv Post, dove ha lavorato per 10 anni. Rudenko, nei giorni della nascita dell’Independent, dice a Fix Media che il nuovo giornale è «qui per servire la comunità in Ucraina e offrire all’estero articoli di alta qualità sull’Ucraina. Ci impegneremo per un giornalismo watchdog nell’interesse della comunità».

La redazione del Kiyv Independent

Il giornale è formato da una redazione fatta d 30 persone tra giornalisti, editor, fotografi, videomaker, dirigenti e addetti al marketing. Si tratta di dipendenti che, come la direttrice confessava il 4 febbraio in un’intervista al CPJ, hanno scelto di prendere parte alla nuova avventura editoriale pur guadagnando tra il 30% e il 50% in meno di quello che prendevano al Kyiv Post.

Ma quella economica è solo una delle tante difficoltà che hanno superato, seguendo principi enunciati sulla pagina del sito: «la redazione dell’indipendente Kyiv Post ha rifiutato di essere messa a tacere. Se non potevamo salvare il marchio del Kyiv Post, potevamo salvare i suoi valori». Un’etica  che è stata poi dimostrata molto presto, sul campo.

Il modello di business

Intanto il Kyiv Independent sta anche vincendo la sfida della sostenibilità economica. Sin dalla sua fondazione il giornale non aveva in mente di essere posseduto e finanziato da un editore: è stato fondato grazie a una sovvenzione di emergenza europea e, allo stato attuale, si sostiene solo grazie al contributo dei lettori. Per farlo ha aperto due campagne per la raccolta fondi, su Patreon e GoFundMe*. Al 23 novembre il loro Patreon contava 347 sostenitori per un totale di 3.526 euro di donazioni mensili. Oggi sono circa 4.000 sostenitori per un totale di circa 40.000 euro di donazioni ricorrenti ogni mese – per fare un raffronto, il vecchio Kyiv Post, che aveva il paywall e la possibilità di abbonarsi, poteva contare sull’apporto di circa 3.000 lettori paganti, secondo i dati emersi nelle scorse settimane.

Mentre su GoFundMe, una piattaforma di raccolta fondi, sono già arrivati circa 500 mila sterline di donazioni da 12 mila persone. L’obiettivo iniziale della campagna era di 56 mila sterline, quasi decuplicato al momento.

Dopo l’attacco russo

Questi soldi servono per provare ad alleggerire i pensieri di amministrazione del giornale, perché il lavoro che sta facendo la redazione in questi giorni è complicatissimo. Come ha ricordato il 24 febbraio la direttrice Olga Rudenko, «La maggior parte di noi è sul posto a Kyiv a lavorare per fornirvi le ultime notizie. È estremamente stressante. Nessuno sa dove sia sicuro stare o se e dove ci saranno altri attacchi».

In questi giorni il Kyiv Independent sta coprendo in maniera ininterrotta quello che avviene, raccogliendo informazioni, consultando fonti, diffondendo notizie sui suoi account social. A questo si aggiunge un fattore psicologico di non poco conto, dato che i giornalisti stanno raccontando la storia più complessa della loro intera vita lavorativa, a cui va ad aggiungersi tutto il carico emotivo che queste notizie portano con loro, minando ievitabilmente gli equilibri di giornalisti che sono nati e cresciuti in quelle città. «È stato il giorno che ci ha cambiato tutti», ha twittato il 25 febbraio sempre Rudenko, riferendosi all’attacco russo nella notte tra il 23 e il 24 febbraio, mentre stava cercando di lavorare accovacciata con il cellulare in mano nella stazione della metropolitana, che in questi giorni sta fungendo da rifugio antiaereo.

Anche le sfide logistiche e operative non sono semplici: è fondamentale cercare di capire quali giornalisti lasciare nelle città in cui si stanno svolgendo gli scontri, capire chi spostare e in quali edifici; sotto il secondo profilo, invece, il giornale deve combattere quotidianamente con la necessità di mantenere online un sito cresciuto esponenzialmente e visitato da centinaia di diverse migliaia di persone in più del solito, ma anche affrontare gli attacchi alle infrastrutture fisiche e tecnologiche. Quel che è certo è che, in un momento così difficile, l’impresa eccezionale di 30 giornalisti rimasti all’improvviso senza lavoro ci sta regalando un punto di vista imprescindibile sulla crisi europea più grave del XXI secolo. 

* Chiunque volesse sostenere il giornalismo indipendente del Kiyv Independent può farlo su Patreon, sottoscrivendo uno dei tre livelli di abbonamento mensili, o attraverso la campagna su GoFundMe.

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