Prima di premere play per ascoltare una nuova canzone, pensare a quante volte la risentirete. Che ci crediate o meno, questa decisione ha un impatto piccolo, ma concreto sul cambiamento climatico, oltre che sull’interprete di quella canzone.
Potrà apparire sorprendente, ma il processo di download di una canzone consuma la stessa quantità di energia di un singolo stream di quella stessa canzone. Con la differenza che, una volta scaricata, tutte le volte che la riascolterete la quantità di gas serra emessa sarà inferiore a quella emessa risentendola in streaming.
L’emissione di gas serra connessi allo streaming deriva da due fonti: l’ascoltatore e il digital service provider, vale a dire Spotify, Apple Music, Amazon, ecc. Per quanto riguarda l’ascoltatore, sui nostri device lo stream di un pezzo consuma il doppio della batteria rispetto all’ascolto della stessa traccia scaricata. Per quanto riguarda il provider, lo stream di una canzone attiva server che lavorano col cloud e che richiedono energia elettrica, grandi sistemi di raffreddamento, connessione Internet, edifici, spazi fisici.
Secondo il rapporto di sostenibilità del 2020 di Spotify, tali attività ad alta emissione producono ogni anno oltre 70 mila tonnellate di biossido di carbonio, il principale gas serra. Si legge nel report che «la seconda fonte di emissioni è l’utente», ovvero tu, ascoltatore, che sei «responsabile del 42% delle nostre emissioni». Sono più o meno altre 70 mila tonnellate di CO2.
Le emissioni lato utente derivano in buona parte dallo streaming e non dal downloading. Se tutte le canzoni venissero scaricate e non sentite tutte le volte in streaming, dal secondo ascolto in poi si registrerebbe una riduzione dell’80% delle emissioni di CO2. In altre parole l’impatto ambientale verrebbe mitigato dopo il primo ascolto (all’incirca 70 mila tonnellate in meno). C’è dell’altro: avendo un minore impatto sulla durata delle batterie, l’ascolto in download e non in streaming porta all’eliminazione di altre 47 mila tonnellate. Sono cifre approssimative che non tengono conto delle emissioni dei server associate ai download separatamente dagli stream, ma anche tenendone conto la differenza persiste.
Facciamo un esempio. Bang! della mia band AJR ha oltre 265 milioni di stream su Spotify. Se tutti gli ascolti fossero associati al cloud, Bang! avrebbe generato almeno tre tonnellate e mezzo di gas serra. Equivale alle emissioni di un’auto che fa avanti e indietro per tre volte tra New York e Los Angeles. Se lo stesso numero di ascolti fosse relativo alla traccia scaricata, avrebbe generato meno di 666 chili di gas serra.
È perciò evidente che scaricare una canzone è la scelta migliore per ridurre le emissioni. Ma anche quando non è possibile (come nella versione gratuita di Spotify), ci sono altri metodi per contribuire. Secondo alcuni ricercatori, se si ascolta un disco in streaming più di 27 volte è più sostenibile acquistarlo in CD, dando per scontato che in casa si abbia un lettore e non ci sia bisogno di andare in negozio a comprarlo.
D’accordo, un singolo stream non ha conseguenze significative sull’ambiente. Ma gli utenti di Spotify, Apple Music e Amazon sono un’infinità e se tutti scaricassero invece di ascoltare in streaming l’effetto sarebbe diverso. E visto che ci siamo, perché non cerchiamo di convincere i provider ad alimentare il cloud con energie rinnovabili?
I download aiutano anche gli artisti. Scaricare un brano invia un segnale all’algoritmo di Spotify, gli dice che i fan amano un particolare pezzo. Se accade un certo numero di volte, il brano potrebbe finire in playlist come Today’s Top Hits che danno una spinta decisiva agli artisti sulla piattaforma.
Quindi, se davvero volete fare la differenza, scaricate o pre-salvate le canzoni per aiutare tutti noi e il pianeta. Sì, questo articolo è un tentativo lungo e assurdamente approfondito per lanciare il nostro nuovo singolo. Elon Musk ha reso sexy le auto elettriche. Io vi ho fatto sentire in colpa per non aver scaricato la nostra nuova canzone. L’importante è che funzioni.
Adam Met è il bassista della band AJR, ha un dottorato di ricerca in Diritti umani e Ricerca sostenibile, è executive director di Planet Reimagined. Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.