Nel consiglio federale di ieri, la FIGC ha votato delle modifiche alle norme che definiscono il perimetro del calcio professionistico femminile. A partire dal prossimo primo luglio la Serie A completerà, quindi, la tanto attesa transizione al professionismo e, dopo anni di dibattiti relativi al gender gap nel mondo dello sport, fare la calciatrice diventerà una professione a tutti gli effetti.
✅ Adottate le ultime modifiche normative per il passaggio al 𝒑𝒓𝒐𝒇𝒆𝒔𝒔𝒊𝒐𝒏𝒊𝒔𝒎𝒐. Il calcio femminile italiano fa un altro significativo passo in avanti! #Mantovani: "Prosegue il nostro percorso di crescita"
🔗 La NEWS: https://t.co/g4k55otpAn pic.twitter.com/jWrk4NTjph— FIGC Calcio Femminile (@FIGCfemminile) April 26, 2022
Si tratta di una svolta storica dato che, prima del vertice di ieri, lo sport femminile (globalmente inteso, non soltanto il calcio) era inquadrato nel dilettantismo e, di conseguenza, le retribuzioni delle atlete venivano elargite sotto forma di rimborso spese. Un quadro aggravato dalla precarietà con cui le calciatrici hanno dovuto imparare a convivere, sostanzialmente prive di tutele e impossibilitate a progettare un futuro a partire dal proprio lavoro.
Da luglio, finalmente, le calciatrici delle squadre di Serie A avranno contratti professionistici. Vuol dire che i club dovranno riconoscere loro contributi previdenziali, versare l’Irpef e i contributi per il fondo di fine carriera. Già dalla scorsa estate le società di Serie A potevano far sottoscrivere alle calciatrici accordi che prevedessero la trasformazione in contratti professionistici dal 1° luglio 2022. Molti club li hanno fatti sottoscrivere, soprattutto alle calciatrici più pagate. Anche perché, a oggi, in assenza di nuove norme che potrebbero essere introdotte, i contratti di tipo dilettantistico smetteranno di avere validità dopo il 30 giugno e le calciatrici potranno liberarsi.
Naturalmente, allo stadio attuale gli stipendi non saranno neppure lontanamente paragonabili a quelli percepiti dalle controparti maschili, ma è stata comunque stabilita una soglia di dignità: l’Assocalciatori e la FIGC hanno infatti fissato il salario minimo sulle cifre già previste per la Serie C maschile: 26mila euro lordi all’anno. Non è abbastanza, ma finalmente siamo usciti (e uscite) dal Medievo.