La piazza piena (e i lavoratori della musica)
Dopo due anni di edizioni in formato ridotto causa pandemia, il concertone torna nella sua dimensione naturale, in una piazza San Giovanni stracolma di persone. Trovarsela di fronte deve aver fatto un certo effetto, considerando i vari «ma quanti siete» detti dagli artisti. Il pubblico ha reagito con entusiasmo anche ai momenti in cui sono stati ricordati i lavoratori dello spettacolo, come hanno fatto ad esempio come Bugo e Coez.
Il maglione di Ambra
Non c’è concertone senza maglione. Di nuovo presentatrice, Ambra ne indossa uno a strisce orizzontali che ricordano la bandiera del’Ucraina. Su Twitter c’è chi le dà della fascista, ma il maglioncino di Alberta Ferretti del 2018 aveva fatto più chiasso. Un’altra polemica viene evocata e allo stesso tempo smorzata quando Ambra legge le stories di Fedez sul mancato invito al Primo Maggio 2022 dopo i fatti del 2021 e lo saluta tanto: «Ciao Federicooo!». Lui replica, ovviamente su Instagram: «Ciao Ambraaaaaaaaaaaaa».
Bugo presentatore
Non è il Bugo di Sanremo, ma quello di Pechino Express (purtroppo senza la maglietta “Io mi Bugo”) a salire sul palco per presentare la sezione del concertone dedicata ai giovani. Impacciato, fa tutto a braccio e incasina qualche nome, ma è stato sincero (cit) e a noi sta bene così.
Le cover che raccontano la guerra…
Il concerto inizia col messaggio di Imagine e per raccontare la guerra, il desiderio di pace, i temi del lavoro vengono tirate in ballo in vari modi Blowin’ in the Wind (la canta Marco Mengoni), Where Have All the Flowers Gone?, Russians, Redemption Song, Construçao. Quando si cercano le parole per dirlo, i classici sono lì, a disposizione.
…e la canzone di Lundini che riesce a fermarla
Uno dei momenti migliori: Valerio Lundini e i Vazzanikki sbeffeggiano la retorica da concertone con La guerra è brutta. È un inno alla musica che ferma i conflitti con la sola forza della retorica. Colpo di scena: a metà canzone telefona in diretta Putin e dice che la canzone l’ha davvero convinto a fermare la guerra.
Il solito audio al minimo sindacale
Il ritorno al format classico del Primo Maggio significa anche il ritorno ai soliti problemi di audio, che purtroppo hanno messo i bastoni tra ruote a diverse esibizioni. Due su tutte: la cover di Redemption Song di Venerus e la voce (praticamente inesistente) di Marina Rei durante il set di Carmen Consoli.
La body positivity di BigMama
I discorsi del Primo Maggio 2022 mettono assieme classicissimi del concertone dei sindacati e temi più recenti. Fra questi ultimi c’è la body positivity incarnata da BigMama. Non tanto nella sua esibizione, ma nel discorso di qualche minuto prima su autostima e body shaming.
I veterani che non mollano
Ornella Vanoni ricorda i morti sul posto di lavoro con «una canzone sulla gente che muore», Construçao di Chico Buarque de Hollanda; Max Pezzali trascina tutti in un viaggio nostalgico; Carmen Consoli fa un quarto d’ora dei suoi con Marina Rei alla batteria. Ci sono anche Enrico Ruggeri e altri. In un’edizione dominata dal cosiddetto indie, un po’ come a Sanremo, i veterani hanno comunque lasciato un segno, marcando in alcuni casi la differenza in termini di professionalità ed esperienza coi più giovani.
La semplicità di Ariete
«Appoggio la chitarra e vi dico una cosa proprio al volo». A metà del set, in modo molto semplice e asciutto, Ariete parla di «amore in tutte le sue forme e in tutti i suoi generi» e conclude col giustissimo «amate chi cazzo vi pare».
Il finale di Mace & friends
Sarà che è salito sul palco a fine serata, sarà per il sound decisamente lontano dal classico mondo del concertone, ma Mace sembrava l’ospite internazionale. Insieme a lui Colapesce, Gemitaiz, Venerus e Joan Thiele, per una tripletta di pezzi (Ayahuasca, Dal tramonto all’alba e Senza fiato) che ci hanno fatto andare a dormire felici e con una gran voglia di festival.